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Avola, omicidio Pace: uno dei fratelli confidò tutto a un’amica

Dopo l’agguato ai danni del 25enne avolese Andrea Pace, avvenuto la notte del 12 giugno 2019, uno dei due fratelli, ritenuti responsabili di quel fatto di sangue, avrebbe confidato a una sua amica la sua responsabilità. E ieri, è proprio la donna a essere salita sul banco dei testimoni all’udienza del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise e che vede imputati i fratelli Salvatore e Corrado Caruso.   

In aula è comparsa la teste che si è sottoposta, per quasi cinque ore, all’esame del pm Enea Parodi e dei legali della parte civile costituita oltre che al controesame della difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Ruaro. Vinci, che soltanto in un primo momento era stata sfiorata dall’accusa di favoreggiamento personale, ha riferito di avere fatto parte del gruppo di amici tra cui vi era Salvatore Caruso. Questi, poco dopo l’agguato in cui è rimasto ucciso Andrea Pace, le avrebbe confidato di essere coinvolto in quell’omicidio. Le avrebbe anche rivelato la dinamica dell’agguato. Il racconto della teste, se da un lato ha rafforzato la tesi dell’accusa, dall’altro non ha convinto la difesa ritenendolo disseminato di una serie d’incongruenze. 

All’udienza di ieri avrebbe dovuto comparire come teste anche l’avolese Corrado Di Pietro, che nel frattempo si è trasferito in Germania per lavoro. Le autorità tedesche, però, non hanno risposto in tempo alla notifica trasmessa da Siracusa e così Di Pietro è stato riconvocato per l’udienza di martedì della prossima settimana. Il teste è chiamato a ricostruire le ultime ore di vita della vittima con cui avrebbe trascorso l’intera serata prima che Pace si recasse a casa, in via Neghelli, dove lo attendevano i killer che gli hanno teso l’agguato. 

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