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Caso Rizzuto, in attesa della chiusura delle indagini

Dopo l’ultima proroga, la Procura di Siracusa pronta a chiudere le indagini sul caso del direttore del parco archeologico della Neapolis, Calogero Rizzuto, scomparso due anni fa a causa del covid.

E’ scaduta l’ultima proroga ottenuta dalla Procura per completare le indagini relative alla vicenda di Calogero Rizzuto, il direttore del parco archeologico della Neapolis, scomparso il 24 marzo del 2020 a causa del covid dopo un complesso rimpallo di responsabilità in via di accertamento. Il pubblico ministero Carlo Enea Parodi dalla fine del mese di maggio dello scorso anno è in possesso della relazione medico legale, depositata dai consulenti. Rispetto alla posizione degli indagati. I legali che difendono i familiari della vittima attendono solo le conclusioni del rappresentate della pubblica accusa, confidando che l’indagine possa confluire in un processo penale a carico delle persone fino ad oggi iscritte al registro degli indagati. I congiunti della vittima depositeranno a breve delle note contenenti le conclusioni a cui sono giunti i consulenti di parte, il medico legale Giuseppe Bulla e un infettivologo catanese. I due esperti, dopo avere esaminato gli atti confluiti nel fascicolo e la consulenza dei due periti nominati dal pubblico ministero, sono convinti ci possano essere i margini, quanto meno, per avviare l’azione civile nei confronti dell’Asp e dei medici a vario titolo coinvolti in questa vicenda.

Come si ricorderà, nelle ottantotto pagine di cui si compone la relazione emerge che Rizzuto non avrebbe ricevuto “valutazioni cliniche adeguate al trattamento sanitario adeguato al variare delle condizioni cliniche”.   
Saverio Faella, specialista in malattie infettive, Giuseppe Ragazzi, specialista in Medicina legale, e Fortunato Stimoli, specialista in Anestesia e Rianimazione, avevano completato, nel mese di gennaio, tutti gli accertamenti disposti dal titolare dell’inchiesta per stabilire le cause della morte e gli eventuali profili di responsabilità per i sanitari che hanno avuto in cura Rizzuto. I periti hanno acquisito cartelle cliniche, schede, circolari ministeriali, direttive della Regione siciliana, relazioni fornite dai sanitari dell’ospedale Umberto primo e dalla direzione dell’Asp. Per i consulenti del pubblico ministero, “indipendentemente dalla definizione di caso sospetto, secondo i suggerimenti normativi nazionali e regionali, era rappresentato un paziente sintomatico (…) che necessitava di valutazione clinica (…) appropriata”. I periti hanno rilevato “comportamenti censurabili” in capo ad alcuni sanitari che, con ulteriori valutazioni cliniche, avrebbero potuto diagnosticare la positività del paziente al Covid.  

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