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La Fiom: “Immaginare un nuovo modello industriale per il petrolchimico”

In Italia il settore della raffinazione, caratterizzato da un sistema industriale che da decenni fa profitti puntando sullo sfruttamento del lavoro e non sull’innovazione dei processi e dei prodotti, è inserito in un processo irreversibile che ha decretato per il 2035, al netto di eventuali deroghe per l’utilizzo di e-fuels o biodiesel, la fine dei motori endotermici puntando alla loro sostituzione con quelli elettrici.
Nel Petrolchimico di Priolo questo processo declina tra l’incapacità sistemica delle imprese, la mancanza di politiche industriali capaci di indicare in modo chiaro i settori strategici, i tempi e le risorse finanziare necessarie a conseguire gli obiettivi per realizzare questa nuova rivoluzione industriale. Un combinato disposto che rischia di far sparire un intero distretto industriale, con sviluppi economici e sociali gravissimi
che comprometterebbero alla base la stessa coesione sociale.
Mentre negli altri paesi sono partiti progetti, si è definito dove e come spendere i soldi, sono chiare le priorità e gli obbiettivi, l’Italia non si è dotata ancora di un piano energetico adeguato intestandosi a favore di camera false soluzioni che sul nostro territorio sono rappresentate dai successivi decreti che hanno salvato Lukoil e Ias.
Per salvaguardare industria, occupazione e ambiente occorre immaginare un nuovo modello industriale che valorizzi le potenzialità che il polo petrolchimico ha per intercettare le opportunità offerte dal PNRR e affermare una diversa, moderna e competitiva visione di sviluppo. Una visione che punti alla qualità dei prodotti, alla sostenibilità ambientale e a quella sociale preservando i livelli occupazionali. Occorre
partendo dalla sostenibilità ambientale costruire un progetto condiviso con il territorio, le comunità e le istituzioni locali per pretendere dal Governo e dalle imprese certezze sul futuro del Petrolchimico. Futuro che passa anche attraverso la costruzione di un polo metalmeccanico moderno, avanzato e indipendente dal polo petrolchimico, proiettato in una giusta visione di industria green e di economia circolare. Un distretto metalmeccanico che potrebbe avere a disposizione officine attrezzate, imprese e maestranze specializzate, fondali marini adeguati e infrastrutture moderne.

Le aree di Punta Cugno e Marina di Melilli mostrano condizioni e caratteristiche difficilmente riscontrabili altrove, che se valorizzate potrebbero intercettare gli investimenti previsti dal PNRR e traghettare il nostro territorio verso un nuovo modello industriale in linea con il processo di transizione energetica che sta interessando il mondo intero.
C’è quindi bisogno di un ambizioso progetto industriale capace di ridare al lavoro metalmeccanico la valenza che merita, pretendendo che ogni euro di risorse pubbliche investite sia vincolato alla sostenibilità ambientale; alla certezza occupazionale; alla qualificazione e riqualificazione dei lavoratori coinvolti nei processi industriali; alla garanzie di continuità occupazionale e contrattuale negli appalti; al consolidamento delle tutele a partire dalla sicurezza e dalla salute, perché legalità, sostenibilità sociale,
sicurezza e rispetto per l’ambiente devono essere principi vincolanti per le aziende e
per nuove e corrette politiche industriali.
L’industria petrolchimica è chiaro non scomparirà immediatamente, ma la vera sfida, per Siracusa, è sviluppare un progetto per costruire un innovativo polo energetico affermando una diversa, e competitiva visione industriale.
In quest’ottica, partendo dalla visione metalmeccanica, la Fiom vorrebbe contribuire alla pianificazione complessiva di una piattaforma siracusana e più in generale siciliana per la legalità, lo sviluppo e il lavoro partendo da quello che si ritiene possibile realizzare da subito utilizzando i fondi previsti dall’Europa per il PNRR e il Green Deal.
Segretario Fiom Siracusa
Antonio Recano

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