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Le mire sull’Ias di Priolo, tra suicidio assistito e strumentalizzazione politica  

Ancora una volta l’Ias e la sua storia infinita al centro dell’attenzione politica siracusana. Sul destino del depuratore consortile di Priolo e i mille interessi dei dintorni tra sussurra e grida sarebbero venuti fuori gli altarini; alla fine, per dipanare la matassa chi di dovere avrebbe deciso per il suicidio assistito dell’Ias. Infatti, le indiscrezioni e il comportamento della Regione Siciliana confermerebbero di volerla eliminare dai propri cespiti. L’Ias senza bilancio rischia la liquidazione; l’assemblea dei soci riunita per l’approvazione del bilancio della società, non ha raggiunto la maggioranza necessaria. L’Irsap non si è presentata e di conseguenza l’Assemblea per approvare il bilancio è stata rinviata al 31 agosto; ma nella malaugurata ipotesi che il 31 non verrà approvato il bilancio, verranno poste tutte le condizioni giuridiche per la messa in liquidazione della società, o da parte del Cda, o con la nomina di un liquidatore da parte dell’Irsap, quindi, della Regione.

L’onorevole Enzo Vinciullo in una nota si chiede, tra le altre cose, “dove sia la politica? Dove siano i sindacati? È evidente che quel progetto, per anni messo in cantiere, per la svendita e la privatizzazione dell’Ias che gestisce il depuratore è una società mista, con capitale a maggioranza pubblico, per la maggior parte della Regione Siciliana e poi, in minima parte, dei Comuni di Melilli e Priolo, ma la struttura, i beni materiali, il sito e il depuratore sono di proprietà della Regione e per cui sia chiaro che, ammesso che si decida di svendere l’Ias, può essere svenduto il nome, ma non i beni, il sito e i luoghi perché, ripeto, questi sono di proprietà della Regione”.

E se i riferimenti sono di natura speciosa sull’Ias sono da sempre alle tragedie siciliane poco chiare e le mire degli industriali di raggiungere il “regalo” degli impianti, anche se ridotti dalla gestione “allegra” ad un ammasso di ferraglia, allora occorre ricordare cosa scrive Pirandello: Se il paradosso e la contraddizione, l’essere tutto e niente, uno e centomila, significa avere più chiaro il senso della vita e della storia, forse la Sicilia, pazza e anomala per antonomasia, assorbe in sé la ricchezza delle più impensabili e sconcertanti verità”.

La relazione è di certo un buon proposito destinato a scomporre le sorti dell’Ias, diretto a non sortire gli esiti sperati, in una terra piena di contraddizioni come Siracusa e i tanti interessi nella zona industriale, che non sfugge a questa logica e cavalca sempre con la volpe sotto l’ascella. Una società nata quando serviva per far da polmone di compensazione alla politica, una sorta di rifugio dei peccatori, dove poter “impastare” accordi politici e similari, ma che anche negli ultimi giorni c’è chi sfrutta finanche l’inquinamento dell’ambiente in difesa della gente perché vuole un posto nella “spiaggia dorata” del Cda dell’Ias, indirizzando strali e minacce a ventaglio, giocando con il classico doppio gioco verso l’unico interlocutore rimasto disponibile: il presidente dell’Ias, Mariagrazia Brandara, l’ultimo agnello sacrificale delle vicenda che rischia d’intonare ancora una volta l’ennesimo fascicolo giudiziario e scoprire così una volta per tutte chi vuole impadronirsi degli impianti del depuratore consortile gestito dall’Ias e chi fa il doppio gioco delle parti in causa.

Torna così a spirare ancora una volta il vento di quello che appare come l’ultima battaglia campale di una guerra infinita sul fronte della depurazione delle acque nel polo petrolchimico e della parte civile. L’assemblea dei soci del depuratore consortile gestito dall’Ias che si doveva riunire la volta scorsa salta, secondo logica deduzione, per l’assenza tattica politica dell’Irsap, ma Vincenzo Vinciullo insiste che la proprietà è dell’ex consorzio Asi e non dell’Irsap. Ma questo perché è stato tirato fuori solo adesso dopo tanti anni? L’ordine del giorno è di natura vitale per il proseguimento del programma e per fa ritornare alla normalità l’attività dell’Ias, che ormai da anni è rimasta impantanata nella palude delle polemiche interne e agli interessi delle parti in causa.

Ma già nel passato le schermaglie al vetriolo locali tra le industrie e la parte pubblica, riferivano le notizie che giungevano da Palermo non erano, allora come ora, per niente ottimistiche. Il direttore dell’Irsap, la parte pubblica dell’Ias, non era d’accordo di rinnovare al consorzio misto pubblico privato la convenzione in scadenza naturale per continuare a gestire il depuratore di Priolo Gargallo. E se l’assessore regionale competente, Mariella Lo Bello, era d’accordo col presidente dell’Ias, onorevole Maria Grazia Brandara, con i sindacati dei lavoratori e buona parte della politica locale e regionale, per non dire tutta, di proseguire l’avventura intrapresa fin dalla realizzazione dell’impianto, il direttore dell’Irsap in carica sosteneva invece che ci potrebbero essere delle criticità d’ordine giudiziario nel rinnovo della convenzione senza procedere a un bando pubblico per l’appalto del servizio in concessione del depuratore, con clausole chiare e non con l’attuale pasticciaccio di competenze e oneri finanziari che non si capisce a carico di chi sono.

È noto che la parte privata (le industrie) ha da sempre disapprovato le spese allegre in generale dell’Ias. Le accuse, per la verità non tante velate, si riferiscono alle spese senza controllo in generale nella gestione politica della società. E qualcuno in tal senso ha già annunciato da qualche tempo di voler portare a conoscenza dei tanti fatti e misfatti di un passato carico di contraddizioni, l’autorità giudiziaria competente, compreso delle falle nel sistema antinquinamento e delle condizioni degli impianti. È questo un grosso problema a causa degli impianti rimasti senza la manutenzione straordinaria e ammodernati necessari a dovere, al fine di eliminare puzza, miasmi, la sicurezza degli impianti e altro. Così come a chi tocca pagare le manutenzioni e gli investimenti necessari per rimettere a norma gli impianti. È questa la considerazione che i sindacati dei lavoratori hanno sempre denunciato forte e chiaro per le cattive condizioni in cui versano gli impianti, arrivati, a loro dire, al capo linea e che hanno bisogno di urgenti e costosi investimenti, mentre monta la protesta dei dipendenti per i ritardi per la firma della convenzione del depuratore Ias di Priolo. A vincere è stata sempre la collaudata tattica assenteista e di convenienza.

Ma stavolta la risposta non è bastata. Chiarite le rispettive idee sul da farsi per riportare alla normalità un servizio primario per l’ambiente e garantire il posto di lavoro agli addetti sono fortemente preoccupati per questa lotta di potere tra le fazioni in causa; ma gli ambienti della Regione, riportano che, la parte pubblica della componente dell’Ias, ha in serbo per risolvere la delicata questione insorta, nella logica gattopardi-ana di cambiare tutto per non cambiare niente, il classico uovo di Colombo. Un vero colpo da maestri della politica. Ma quello che non si capisce è il silenzio di certa politica che prima ha gestito in maniera garibaldina miliardi di euro, come l’impianto di deodorizzazione costato milioni di euro inaugurato in pompa magna e mai andato in funzione perché i progetto era sbagliato; un scusate se abbiamo sperperato i vostri soldi pubblici; politici camaleonti che ora rimangono inerme, zitti, sordi e ciechi di fronte a tanta arroganza, prevaricazione e mala politica contro gli interessi del territorio siracusano. Stride la facile accusa senza testimoniare le prove di calunnie e infamie che attengono a fatti che nessuno conosce bene per l’effetto della convenienza; strumentalizzare la vicenda porta certamente consensi, ma nuoce alla verità dei fatti. Purtuttavia, rimangono angoli oscuri da parte di chi si vuole impadronire degli impianti dell’Ias, e non della sola gestione si badi bene, a costo zero e magari con un lauto regalo di subentro. Le indiscrezioni riportano gli interessi dei vecchi pretendenti al trono della depurazione industriale e civile che in atto gestisce l’Ias; ma nello stesso tempo i conti di una speculazione in tal senso sono davvero milionari. Insomma, la Regione si vorrebbe liberare di questo “peso morto” da punto di vista economico-politico, ma occorre necessariamente capirne il perché.

Concetto Alota

 

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