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Libero consorzio, il Csa tuiona: “No a un commissario liquidatore”

Sulla questione dei dipendenti del Libero consorzio comunale si registra un intervento di Francesco Failla del Coordinamento Sindacale Autonomo.

No ad un commissario liquidatore che, disattendendo le intese raggiunte con le rappresentanze sindacali, sta andando ben oltre i compiti per i quali è stato nominato e sta, praticamente, smantellando l’Ente.  I lavoratori dell’Ente disapprovano l’operato del dott. Giovanni Arnone, accusandolo di fare tutto l’opposto di ciò che, invece, si era impegnato a fare. “Avevamo accettato, sia pur a denti stretti la politica del sacrificio, condividendo il piano di riordino e razionalizzazione della spesa, proposto dal commissario, ma non si può non manifestare forte disapprovazione ai provvedimenti  adottati negli ultimi mesi, che vanno nella direzione opposta”.

Il riferimento è alla creazione di un nuovo settore  “polizia provinciale”, che  “non esiste in nessun’altra Provincia italiana”, ed alla istituzione di nuovi servizi che, di fatto, comporteranno un aumento dei costi per il personale. Il CSA  punta l’indice contro il piano di vendita, di parte del patrimonio immobiliare dell’Ente che dovrebbe coinvolgere alcuni edifici di pregio e di rilevanza storico-artistico. Infatti, con sempre più insistenza, corre voce di una possibile messa in vendita anche del Palazzo del Governo di Via delle Maestranze, che ospitava gli uffici della ex Prefettura di Siracusa. Il dubbio, insomma, è, se questo commissario lavori per amministrare l’Ente fino all’arrivo della nuova “governance” o se, invece, stia facendo di tutto per affossarlo. Un commissario che, in occasione della venuta di Matteo Renzi a Siracusa per il referendum di riforma costituzionale, si fa fotografare da giornali e televisioni con lo striscione per il ‘si’, quindi, dichiarandosi apertamente a favore della chiusura delle Province; il che è incompatibile col ruolo che ricopre e, per questo aveva il dovere di dimettersi già all’indomani di quelle foto e, comunque, dopo la sonora bocciatura del referendum. Dimissioni che, adesso, invece, i rappresentanti dei lavoratori  invocano a gran voce, e stanno valutando di inoltrare gli atti ai quali si fa riferimento alla Procura della Corte dei Conti, alla Ragioneria Generale dello Stato e, comunque, preannunciando ricorso agli ultimi  provvedimenti commissariali. Giova qui ricordare ed evidenziare che da gennaio del corrente anno i dipendenti non ricevono lo stipendio ma, nonostante ciò, con profondo senso del dovere e malgrado gli esigui mezzi a disposizione, continuano a garantire i servizi d’istituto e il funzionamento di tutti gli uffici.

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