Morte di Rizzuto, i consulenti: “Emerse criticità sanitarie”
Nelle ottantotto pagine di cui si compone la relazione dei consulenti, nominati dal pubblico ministero Carlo Parodi, emerge che Calogero Rizzuto, il direttore del parco archeologico della Neapolis, scomparso il 24 marzo dello scorso anno a causa del Covid, non avrebbe ricevuto “valutazioni cliniche adeguate al trattamento sanitario adeguato al variare delle condizioni cliniche”.
Saverio Faella, specialista in malattie infettive, Giuseppe Ragazzi, specialista in Medicina legale, e Fortunato Stimoli, specialista in Anestesia e Rianimazione, hanno completato gli accertamenti disposti dal titolare dell’inchiesta. I periti hanno acquisito cartelle cliniche, schede, circolari ministeriali, direttive della Regione siciliana, relazioni fornite dai sanitari dell’ospedale Umberto primo e dalla direzione dell’Asp 8. Attraverso questa documentazione e all’esposizione dei fatti da parte dei familiari della vittima e degli altri protagonisti della vicenda, i consulenti hanno ricostruito le tappe del calvario di Rizzuto, iniziato il 23 febbraio con il viaggio a Firenze con una delegazione siciliana. Il 28 febbraio ha incontrato, invece, al museo Paolo Orsi, una delegazione di Sud Coreani. I primi sintomi sono sopraggiunti domenica primo marzo e febbre fino al 6 marzo quando il medico di famiglia ha contattato l’Asp per sottoporre Rizzuto al tampone, eseguito il 9 marzo all’ospedale Umberto primo di Siracusa, dove il paziente non sarebbe stato ricoverato proprio in attesa dell’esito del tampone. Nonostante la febbre alta e persistente ormai da giorni, Rizzuto non sarebbe stato ricoverato l’11 marzo a causa del mancato allestimento del reparto Covid (siamo nella primissima fase della pandemia) o, come sostengono alcuni operatori sanitari, perché avrebbe rifiutato il ricovero, previa sottoscrizione della liberatoria, optando per l’isolamento domiciliare, in attesa dell’esito del tampone.
Il ricovero, però, è stato eseguito il giorno successivo, dopo che il quadro clinico di Rizzuto è notevolmente peggiorato. All’Umberto primo hanno riscontrato una polmonite interstiziale, dovuta al Covid, come rilevato dall’esito del tampone, che nel frattempo, è pervenuto dal laboratorio di analisi del Policlinico di Catania. Il 13 marzo, Rizzuto è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dove, però, le terapie somministrate non saranno sufficienti a guarirlo.
Per i consulenti del pubblico ministero, “indipendentemente dalla definizione di caso sospetto, secondo i suggerimenti normativi nazionali e regionali, era rappresentato un paziente sintomatico (…) che necessitava di valutazione clinica (…) appropriata”. I periti hanno rilevato “comportamenti censurabili” in capo ad alcuni sanitari che, con ulteriori valutazioni cliniche, avrebbero potuto diagnosticare la positività del paziente al Covid anche se, precisano, “non è possibile affermare che una maggiore tempestività nella formulazione diagnostica o un migliore coordinamento delle informazioni e dell’esito della positività dei tamponi avrebbe, con alta probabilità logica, prossimo alla certezza, evitato il decesso del paziente”.
Tocca adesso al pm Parodi, trarre le conclusioni e, sulla scorta della relazione dei consulenti, avviare o meno un procedimento penale prospettando delle precise responsabilità a carico di terze persone.