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Morti sul lavoro, la Fiom: “Serve una nuova battaglia sociale”

La provincia di Siracusa conta dall’inizio del 2023 già quattro morti sul lavoro. La strage continua, si continua a morire nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri edili, nei magazzini.

“La questione non può essere ridotta solo al mancato rispetto delle norme – afferma Antonio Recano segretario della Fiom – il ricatto della precarietà, ritmi sempre più serrati, orari sempre più dilatati sono fattori di rischio aggiuntivi che possono spingere anche i lavoratori più esperti a commettere errori o leggerezze”.

Da uno studio Eures emerge una correlazione tra gli infortuni, l’alto numero di precari e irregolari,
l’età avanzata dei lavoratori e il basso numero di controlli. Dai dati presenti sulla piattaforma
viene rilevato che nel 2022 il rischio di un evento mortale su un campione di 100
mila occupati si attesta al 10% per i lavoratori precari al 5,7% per lavoratori autonomi ma
scende al 3,3% tra i lavoratori stabili quelli a tempo indeterminato, con un’incidenza generale
quattro volte superiore tra gli over 65.
I dati resi noti dall’Inail sulla sua attività di vigilanza per il 2022, sono allarmanti circa il 72%
delle aziende ispezionate risulta irregolare e parliamo di appena il 6% di aziende ispezionate
sul totale di aziende dichiarate, il che fa giustamente pensare che la situazione sia
potenzialmente ancora più drammatica.
“La realtà – dice Recano – è che le verifiche oggi sono poche, anche perché mancano gli ispettori, parliamo di solo 3.983 unità attualmente impiegate dall’ispettorato nazionale del lavoro (INL), un
potenziale ispettore ogni 1.511 imprese registrate in Italia, (Siracusa territorio dove insiste
uno dei Petrolchimici più grandi d’Europa ne conta 3 solamente). Per contrastare la situazione “servono più ispettori, controlli più capillari ed efficienti, più rispetto per i lavoratori, più legalità. Il sistema sanzionatorio che colpisce i responsabili di violazione, non basta per ridurre il numero di morti sul lavoro è indispensabile porre in essere un’attenta attività di monitoraggio sul territorio ed interventi adeguati prima che l’evento avvenga”.
“Occorre agire concretamente – cnclude Recano – per non far cadere nell’oblio della rappresentazione numerica queste vite, nel nostro paese nei primi mesi del 2023 sono già 8 i lavoratori che non hanno fatto ritorno a casa, Nunzio, Michele, Salvatore, Giuseppe, Tounami, Nunzio, Mohamed, Luca, tutti morti di lavoro, uccisi dalla carenza di sicurezza nelle aziende siciliane in una regione dove i controlli sono insufficienti e il profitto è l’unica legge che i datori di lavoro rispettano. Serve una nuova battaglia sociale per riaffermare legalità, tutele e diritti”.

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