Cultura

Noto, la Cooperativa Oqdany macina importanti traguardi

Il turismo religioso è  fondamentale per una città come Noto, ricchissima di testimonianze di fede, legate principalmente al suo Santo Patrono, San Corrado, di cui custodisce le spoglie, e di innumerevoli edifici religiosi dal pregio artistico inestimabile. Una strada da percorrere con passo sicuro e con investimenti concreti. Questo è  quello che dal 2 aprile del 2010 la Cooperativa Etica Oqdany sta facendo a Noto e i risultati sono già importanti. Il suo nome, Oqdany, è il termine ebraico di “lègami”, deriva dalla Genesi 22,9 del sacrificio di Isacco “Abramo legò Isacco”, che indica l’assoluta consegna di Isacco a Dio, aderendo al gesto che su di lui il padre stava per compiere.
Il suo logo simbolizza una colonna barocca le cui scanalature rappresentano una Scala, simbolo Mariano della Diocesi di Noto che ha per protettrice la Madonna della Scala del Paradiso; il capitello della colonna è arricchito da volute, ovoli e occhio, rappresenta, una farfalla stilizzata che si erge in volo, simbolo della libertà, una libertà che può essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai lacci del conformismo della società d’oggi, quella libertà di crescere senza compromessi, senza paure sul futuro. I colori sono anch’essi fortemente simbolici: l’accostamento del rosso e dell’azzurro rappresentano il mare e il cielo che assumono quelle meravigliose sfumature del paesaggio ibleo durante l’imbrunire, assumendo una policromia scenografica rendendolo un vero e proprio teatro all’aperto.
Sin dalle primissime scelte appare chiara la volontà di essere veicolo di un progetto importante, di un progetto che valorizzi non solo la città ma soprattutto i giovani e la loro professionalità. Fondata dal dottor Salvatore Celeste e dal dottor Corrado Crispino, la cooperativa nasce grazie al progetto “Policoro” della Diocesi di Noto che pone l’attenzione nei confronti della disoccupazione giovanile e si colloca nell’ambito della rivalutazione del lavoro come importante dimensione personale e sociale, da cui far scaturire un autentico sviluppo del territorio diocesano. Il tutto si sviluppa all’interno di un’azione evangelizzatrice che colloca al centro il lavoro, pensandolo come “elemento fondamentale dell’esistenza dell’uomo sulla terra” e prendendo coscienza che attraverso di esso si giocano le scelte di fondo delle persone e della società e le possibilità di sviluppo di ogni territorio. Insomma una di quelle scommesse che i fondatori di Oqdany hanno saputo cogliere e trasformare in realtà con alcuni passaggi oculati è necessari. “Nel 2007 dopo gli studi universitari sui beni culturali ed il master in economia e gestione dei beni culturali decisi di aprire un ufficio si promozione culturale – ci spiega il Presidente Celeste-. Venuto poi a conoscenza del progetto Policoro, condividendone lo spirito e le finalità, decisi di iniziare questa avventura con altri soci partendo da un fase in cui effettuammo studi di settore e creammo le prime iniziative di gestione, con la chiesa del Santissimo Salvatore, la Vie del Sacro e Venite Adoremus. Oggi abbiamo tre chiese, Ss. Salvatore, Monte Vergini e San Domenico, e il Museo Diocesano sezione Cattedrale e organizziamo durante tutto l’anno appuntamenti tematici oltre alle visite dei siti”. Realmente soddisfatto il Presidente che punta ad una maggiore destagionalizzazione del turismo puntando proprio sulle peculiarità di una città che dovrebbe vivere per 12 mesi l’anno solo di questo. “Abbiamo dei capisaldi inamovibili: necessità di fare rete, sinergia tra chi possiede il bene e chi lo gestisce, elevare l’offerta in termini qualitativi e quantitativi. Perché consumare cultura significa creare altra cultura e ciò è impossibile senza un reale coinvolgimento di tutto il tessuto economico della nostra città”. Guarda già ai prossimi obiettivi il Presidente (ricordiamo che nel Cda della cooperativa ci sono anche rappresentanti della Curia) che di certo non vuole fermarsi ai risultati, peraltro ottimi, raggiunti sin qui. Quasi 51 mila i visitatori da marzo ad ottobre 2015 a San Domenico, 25 mila nello stesso periodo al Santissimo Salvatore, 16 mila Monte Vergini. “In effetti abbiamo subito una flessione rispetto all’anno precedente, 2014, e questo deve spronare non solo noi ma tutto quanto ruota alla promozione turistica dell’intera città di Noto.
Obiettivo della terza fase della nostra cooperativa è appunto quello di coinvolgere più attori, essere da traino, ad esempio, di piccole realtà commerciali che devono farsi conoscere accostando all’itinerario religioso un percorso di vera conoscenza di tutto quanto il nostro territorio possa offrire. La scommessa è quella di far diventare il turista un visitatore ospite che possa riscoprirsi pellegrino del territorio, stimolando la voglia di conoscere in profondità la nostra Noto”. E questo modello è molto apprezzato anche da altre città dove spesso i soci della Cooperativa sono chiamati ad “esportarlo” facendo crescere anche quello scambio di competenze per potersi migliorare vicendevolmente. “In questi sei anni di esperienza abbiamo ridotto sensibilmente la forbice tra il periodo di forte presenza turistica e quello cosiddetto “morto” rimasto tra gennaio e febbraio che ci serve per “ricaricare le batterie” e programmare i mesi successivi. Inoltre vogliamo creare un “front office” dove promuovere tutte le nostre attività e vogliamo che chi lavora con noi, al momento sono in 16, possano percepire lo stipendio tutto l’anno (quindi avere turismo davvero per 12 mesi). Noi facciamo comunicazione, facciamo salvaguardia con obiettivo: la conoscenza”. Un’attività, e non lo abbiamo dimenticato, dove prima di tutto deve esserci passione e competenza che si traducono in professionalità ed opportunità per chi lavora e per chi ne usufruisce, il turista consapevole è, come ben definito dal presidente Salvatore Celeste, un visitatore ospite con l’insaziabile voglia di scoprire.
Emanuela Volcan

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