Cultura

Noto, Passione Civile: spazi destinati all’arte anche tra i privati

La cancellazione dell’evento “Gli arredi di Palazzo Rau secondo Claudio Fayer”, mostra di alto antiquariato con mobili del settecento siciliano, a cura dello Studio Barnum di Noto e in programma dal 30 luglio al 30 settembre, ha suscitato un ampio dibattito in Città. Ricordiamo brevemente i termini della questione partendo dalla location, che è proprio il nocciolo di tutta la vicenda. Palazzo Rau ha visto la suddivisione dei propri spazi in più unità abitative e quindi con più proprietari, uno di questi è l’imprenditore milanese Giuseppe Zen, a cui appartiene tutta l’ala destra del Palazzo. Persona lungimirante e sensibile che in occasione della primavera 2015 grazie alla fattiva collaborazione con l’Amministrazione Bonfanti (nella foto vediamo uno dei primi incontri fra le parti, da sinistra a destra Vincenzo Medica, titolare dello Studio Barnum, Giuseppe Zen, Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto, e Cettina Raudino, Assessora alla Cultura del tempo) e con Vincenzo Medica, che avrebbe curato l’ideazione e l’organizzazione di mostre, decise di aprire le proprie porte ed ospitare esposizioni d’arte. Nel corso di questi mesi, la prima fu proprio in occasione dell’Infiorata 2015, sono stati ospitati, in momenti ed eventi diversi tra loro, circa cinquanta artisti con un riscontro altamente positivo in termini numerici e di consensi da parte dei visitatori. Ma ciò non è stato molto gradito dagli altri abitanti del Palazzo con cui più volte si è cercato il dialogo, la collaborazione per evitare qualsiasi tipo di disturbo ed inconveniente. Tentativi che in occasione dell’ultimo evento non sono serviti ad evitare l’esposto presentato al Comune da parte dei due residenti dell’ala sinistra di Palazzo Rau, con conseguente stop alla manifestazione, che non pochi danni ha creato, d’immagine e materiali per gli organizzatori e quanti avrebbero dovuto lavorarci.
Ed oggi registriamo il comunicato del movimento politico Passione Civile, che ha proprio in Cettina Raudino la propria leader, ve lo proponiamo integralmente; “Apprendiamo con grande stupore ed altrettanto dispiacere, tramite la stampa locale, del triste episodio che riguarda palazzo Rau e la prestigiosa esposizione di mobilia del ‘700 siciliano che qui avrebbe dovuto tenersi. Anche se comprendiamo le ragioni di tutela della privacy della proprietà, solidarietà nei confronti dell’organizzazione, nelle persone di Vincenzo Medica e Claudio Fayer e del proprietario dello spazio utilizzato a fini espositivi, Giuseppe Zen. Noto, perla del Barocco riconosciuta universalmente, non gode di parecchi spazi pubblici, utilizzabili per esposizioni d’arte. Se si escludono l’ex Convitto Ragusa, sede del Museo d’Arte Contemporanea, i bassi dello stesso ex Convitto, i bassi di Palazzo Ducezio (il palazzo di Città), ed i sporadicamente concessi spazi del prestigioso Palazzo Nicolaci, non esiste alcuna alternativa pubblica. Sensibile alla tematica, Vincenzo Medica, si è da sempre prodigato alla ricerca ed all’adattamento di spazi non nati per esposizioni artistiche ma prontamente adattati allo scopo.
Il sodalizio con Giuseppe Zen porta la Città a scoprire dunque un nuovo spazio, nascosto prima agli occhi dei più, in cui godere oltre che delle bellezze Artistiche, anche di quelle Architettoniche. Palazzo Rau della Ferla. Grazie a questo sodalizio ed alle diverse esposizioni di affermati artisti Siciliani, Palazzo Rau è stato inserito di diritto, nell’elenco dei più prestigiosi siti museali siciliani. Ora, possibile che per dei “vizi di forma di natura organizzativa” si debba annullare un evento di tale importanza e si perda l’opportunità di poter fruire gratuitamente di uno spazio privato, grazie alla volontà di un filantropo, per la cittadinanza e per il turista? Sappiamo che l’Amministrazione Comunale è intervenuta con un tentativo di mediazione tra le parti ma, non essendo a conoscenza dei dettagli, non sappiamo se questa non sia stata abbastanza incisiva. E perché, ci si chiede, non è stata trovata, o proposta, una sede alternativa, tra le sparute sopra menzionate? Questo episodio, riflettendo attentamente, è un ulteriore spunto per promuovere la regolamentazione degli spazi espositivi. A quelli comunali infatti, potrebbero aggiungersi degli spazi privati, messi a disposizione da quella cittadinanza che con grande senso di filantropia, volesse promuovere attività culturali. Una sorta di musealità condivisa. Come promuovere l’iniziativa? Magari con lo strumento dello sgravio d’imposta. Ad esempio, chi concede in uso un locale di proprietà, per l’allestimento di eventi culturali, ottiene, per un periodo di tempo, la riduzione di una imposta comunale, legata all’immobile stesso. Ad esempio legata all’installazione di una potenziale insegna che serva ad individuare lo spazio espositivo. Spazio che, non essendo mai esistito, non pagava alcuna accisa di questo tipo. È universalmente riconosciuto ormai che Arte e Cultura sono asset strategici di attrazione turistica sul territorio e spinte di sviluppo economico. Sappiamo bene che l’Amministrazione comunale intende usare questi asset per lo sviluppo della Città. È tempo quindi di dare sostanza alle parole con azioni concrete ed efficaci. È giunto il momento di istituire un “Regolamento per i criteri di assegnazione e gestione degli spazi espositivi”.

Emanuela Volcan

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