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Operazione Algeri, il pm della Dda chiede condanne per 27 imputati

Il pubblico ministero della Dda di Catania, Alessandro Sorrentino ha chiesto la condanna per ventisei siracusani imputati nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Algeri”. Il rappresentante della pubblica accusa ha sollecitato al gup del tribunale etneo, Marina Rizzo, la pena a 20 anni di reclusione a carico di Alessio Visicale (già condannato nell’ambito dell’operazione Demetra alla pena di 18 anni in continuazione), e per Erminia Puglisi.  

Nei confronti di Ernesto Fortezza ha chiesto la condanna a 18 anni mentre ha sollecitato 16 anni di reclusione ha chiesto per Gabriele e Giovanni Cacciatore, Sara Cossu, Giovanni e Massimo Linares, Massimiliano Decio Notturno, Dario Piazzese, Concetta Puglisi, Gaetano Scariolo, Umberto Torricellini. 14 anni di reclusione ha chiesto per Francesca Alì, Carmelo e Danilo Fortezza; 12 anni ciascuno ad Antonio Aggraziato, Davide Cassia; 10 anni per Alessio Cappuccio; 8 anni ciascuno per Domenico Agati, Alfredo Gugliotta e Jennifer Fava: 6 anni per Lorenzo Cortese, Gaetano Gisana e Damiano Mollica e Lele Soria; 4 anni di reclusione per Paride Quattrocchi. 

E’ stata stralciata, invece, la posizione di Maximiliano Genova, Mario Cacciatore e Corrado Greco che sarà discussa dal pubblico ministero in occasione della prossima udienza, fissata per il 14 aprile quando sono previsti gli interventi dei legali della difesa degli imputati che hanno optato per il giudizio abbreviato. 

L’inchiesta è stata portata a termine dai carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale nel mese di marzo dello scorso anno. Le indagini sono state avviate nel novembre 2018 e si sono protratte fino al luglio del 2019. In quest’arco di tempo, gli investigatori sono riusciti a filmare e documentare la fiorente attività di spaccio di cocaina, hashish, marijuana, crack e metanfetamine.  Secondo la Procura distrettuale antimafia, il gruppo di via Algeri aveva preso in mano le redini del traffico illecito degli stupefacenti. Gli inquirenti calcolano un giro di affari da 25mila euro a settimana. I guadagni erano cospicui al punto che aveva aperto delle vere e proprie trattative per la vendita della piazza di spaccio ad altri gruppi criminali della città. Introiti che costituivano il frutto di un’attività manageriale che coinvolgeva tre famiglie ma che si dipanava in una rete di piccoli spacciatori, vedette, confezionatori di droga senza crearsi il minimo scrupolo a coinvolgere anche minorenni.  

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