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Operazione “Piazza pulita”: Monaco l’unico regista della tentata estorsione

Il tribunale del riesame di Catania ha confermato nei confronti di Angelo Monaco, storico esponente del clan Trigila, i capi d’imputazione di tentata estorsione aggravata e di danneggiamento col fuoco ai danni della ditta che si è aggiudicata il servizio di raccolta e smaltimento dei rifuiti nella città di Noto. I giudici hanno rigettato il ricorso dei legali di Monaco, confermando per intero l’ordinanza del gip di Catania, Vincenzo Cascino, nell’ambito dell’operazione “Piazza Pulita”.

Lo stesso tribunale della libertà ha, invece, riformato l’ordinanza nei confronti di altri due indagati, Pietro Crescimone e Giuseppe Casto. Ai due è stato di fatto annullato il capo d’imputazione relativo alla tentata estorsione. Ma rimane in piedi l’accusa di incendio aggravato dal metodo mafioso.

L’operazione, portata a compimento da polizia e guardia di finanza, ruota attorno al tentativo di estorcere denaro o assunzioni ai danni della ditta Roma Costruzioni srl. Secondo la Dda di Catania, all’insediamento della società il primo marzo, l’imprenditore catanese Guglielmino (anch’egli indagato) si sarebbe presentato al titolare dell’impresa, chiedendo l’assunzione di due operai, indicati da Monaco in sostituzione della corresponsione di somme di denaro. Al diniego sono scattate le ritorsioni, una delle quali, l’incendio di un autocompattatore nell’autoparco dell’impresa.

C. A.

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