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Palermo. Relazione Commissione Antimafia, politica, mafia e rifiuti: dal caso Cisma allo scioglimento dei comuni

Viaggio tra mafia, rifiuti, politica e affari – stralci della relazione della Commissione Antimafia all’Ars presieduta dal”on. Claudio Fava

a cura di Concetto Alota

La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e pubblica amministrazione. È la sintesi della relazione della Commissione parlamentare Antimafia della Sicilia presieduta da Claudio fava. Il legame eterno tra rifiuti mafia e politica.

Un passo indietro. Nei reati che si commettono nella gestione dell’ambiente “si alimenta costantemente grazie all’azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso, nonché di broker, anche a vocazione internazionale, in grado di interloquire ad ogni livello”.  Lo scrive la “Direzione investigativa antimafia” nel lungo capitolo su “Mafia & rifiuti” della sua ultima relazione, riferita al primo semestre 2019. “Il crimine ambientale – si legge – è un fenomeno in preoccupante estensione” proprio «perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati». Le sue conseguenze «interferiscono sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita, con conseguenti rilevanti costi sociali». Insomma, «la partita in gioco è molto seria” e “riguarda il futuro delle prossime generazioni”.

Nella sua relazione, di ben 172 pagine, la Commissione Antimafia siciliana ha osservato nel monopolio delle discariche private si trova il germe della corruzione. Scrive tra le tante altre cose nella 172 pagine: “Ma ci fu realmente contrapposizione fra le due stagioni – termovalorizzatori e discariche – o ci furono segni di continuità, almeno dal punto degli interessi privati rappresentati in entrambe le soluzioni??

Riporta la relazione: “Tra il 2008 ed il 2009 sono stati adottati, tra i vari, cinque grandi provvedimenti autorizzativi a favore di gestori privati: – D.R.S. n. 662 del 10 luglio 2008, con il quale veniva rilasciata alla Sicula Trasporti S.r.l. l’A.I.A. per il prolungamento gestionale in località Grotte San Giorgio nel Comune di Catania, per una capacità complessiva di 1.893.000 mc, a fronte del quale veniva poi concessa, in data 23 dicembre 2009, con D.R.S. n. 1350, l’A.I.A. “per l’ampliamento IPPC discarica RSU Grotte San Giorgio – rimodulazione con incremento volumetrico e trattamento RSU sito nel territorio del Comune di Catania”. Con il D.R.S. n. 209 del 12 marzo 2009, inoltre, la Sicula Trasporti aveva ottenuto l’A.I.A. per la realizzazione della discarica di Grotte San Giorgio Ovest (distaccata rispetto al sito autorizzato con D.R.S. n. 662/2008) [4].

“E ancora… – D.R.S. n. 996 del 30 settembre 2008, con il quale veniva rilasciata alla Cisma Ambiente S.p.A., l’A.I.A. per la “realizzazione ed esercizio di un impianto per il trattamento, il ricondizionamento, il recupero ed il deposito sul suolo di rifiuti, ubicato in Contrada Bagali nel territorio del Comune di Melilli (SR)”, a firma dell’architetto Cannova e dell’ingegnere Sansone (provvedimento poi sostituito con D.R.S. n. 1457 del 16 dicembre 2008, sempre a firma dei medesimi soggetti).

D.R.S. n. 221 del 19 marzo 2009 per la realizzazione del progetto di “ampliamento discarica per rifiuti non pericolosi” da realizzarsi in c.da Valanghe d’Inverno nel territorio del Comune di Motta Sant’Anastasia (CT), gestore Oikos S.p.A.[5], per una capacità di 2.538.575,20 mc, a firma del Dirigente Responsabile del Servizio VIA/VAS ing. Natale Zuccarello.

D.R.S. n. 1362 del 23 dicembre 2009 per la costituzione della Vasca denominata “V4” della discarica di Siculiana (AG) gestita dalla Catanzaro Costruzioni s.r.l., a firma del Dirigente Responsabile del Servizio VIA/VAS ing. Natale Zuccarello, per una capacità iniziale di mc 2.937.379[6].

D.R.S. n. 393 del 22 maggio 2009 per l’ampliamento della discarica sita in c.da Zuppà Mazzarrà Sant’Andrea (ME) gestita dal Comune – TirrenoAmbiente S.p.A., a firma del Dirigente Responsabile del Servizio VIA/VAS ing. Natale Zuccarello, per ulteriori 1.720.000 mc.

Continua la relazione della Commissione: “Parliamo di autorizzazioni – per ampliamenti e per nuovi impianti – per quasi sette milioni di metri cubi. Che valevano oro, se si pensa al costo medio per tonnellata pagato dal pubblico per abbancare nelle discariche private, così come ricordato dal giornalista Fraschilla nel corso della sua audizione.

FRASCHILLA, giornalista. “Vengono ampliate per una capacità, comunque di milioni di metri cubi che valgono in termini di fatturato potenziale, se il rifiuto va in quelle discariche, circa 700 milioni di euro!Autorizzazioni che spesso furono rilasciate, a quanto risulta dagli atti di questa inchiesta e come vedremo nei prossimi capitoli, in assenza di particolari misure di rigore e di prudenza. In altri termini, un lavoro affidato agli uffici preposti, sottratto a qualsivoglia pianificazione, affrancato di fatto dal controllo da parte del vertice politico e amministrativo. “Una modalità di lavoro che genera oggi non pochi interrogativi, soprattutto se letta alla luce delle numerose irregolarità successivamente riscontrate dalla commissione ispettiva voluta dall’assessore Nicolò Marino (con specifico riferimento alle autorizzazioni rilasciate in favore di Oikos, Catanzaro Costruzioni e TirrenoAmbiente) e delle note e gravi vicende giudiziarie che hanno riguardato, a vario titolo, funzionari regionali ed operatori economici privati (dal cosiddetto “caso Cannova” alla vicenda legata all’impianto gestito dalla Cisma).

E ancora…. “Non può che destare perplessità – anche alla luce del principio di separazione tra politica e amministrazione che affida pur sempre all’organo politico-amministrativo la funzione di indirizzare e vigilare sull’andamento dell’attività amministrativa – che i provvedimenti di AIA siano stati adottati da dirigenti o semplici funzionari, sia pure muniti di delega di firma, senza che, contestualmente, nelle direttive del Presidente della Regione e dell’Assessore competente siano stati individuati gli obiettivi strategici in termini di sostenibilità ambientale ed efficienza del ciclo dei rifiuti, o nella prassi amministrativa sia stato esercitato il compito di coordinamento e controllo dell’attività dei dirigenti che, in base alla legge regionale n. 10 del 2000, è riservato al direttore del dipartimento o al dirigente generale.

“Eppure, ci dicono, spesso bastava “una firmetta”: solo quella. Nel frattempo la Sicilia affogava nei rifiuti ed i conti correnti dei gestori lievitavano.

“Prima ancora che l’ambiente, ad essere inquinato è l’intero sistema di gestione dei rifiuti nella Regione, come confermato anche da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo. I fatti di corruzione che si sono consumati in un ufficio cardine nel settore dei rifiuti, ovverosia quello competente al rilascio delle autorizzazioni, sono di tal gravità che da essi si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore dei rifiuti.

“Il quadro di corruttela venuto alla luce è senza ombra di dubbio caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private.

“Le indagini segnalate alla Commissione hanno consentito di mettere in luce come in questo settore, connotato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico, le diverse fasi della procedura amministrativa permettono al funzionario infedele di avere gioco facile sia nel rilascio dei provvedimenti che nell’agevolare gli imprenditori anche nell’ordinaria attività di controllo e monitoraggio, da parte della pubblica amministrazione, sulle concrete modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti.”[7]

Continua ancora la relazione della Commissione… “Nell’autunno 2017 si insedia il governo di Nello Musumeci. Nel gennaio 2018 viene autorizzato uno degli ampliamenti più grandi di discariche in Italia ossia quello relativo all’impianto di contrada San Giorgio, a Lentini (SR), gestito dalla Sicula Trasporti.  Due mesi più tardi, l’8 febbraio 2018, il Consiglio dei Ministri dichiara l’ennesimo stato di emergenza in Sicilia per un periodo di 12 mesi, nominando Musumeci commissario delegato. La causa è sempre la stessa: la maggior parte dei comuni siciliani continua a conferire rifiuti indifferenziati in discarica, con la conseguenza della saturazione delle stesse. Ritorna – meglio, resta – attuale l’esigenza di un piano rifiuti in Sicilia che guardi oltre il dato emergenziale e sappia disciplinare l’intera filiera del rifiuto. La soluzione ad oggi sembra ancora lontana.

“Lapidario ma efficace – in tal senso – il giudizio con cui la Commissione Bratti, già nel 2016, aveva fotografato la situazione in Sicilia.

“Invero tutti i più importanti atti emanati dal 2010 in poi non sono collegati a nessun Piano ma seguono la logica della continua e perdurante emergenza.  In sintesi si può affermare che tutto ciò che riguarda la capacità di smaltimento delle discariche, il trattamento dei rifiuti, la costituzione delle SRR, la raccolta differenziata dei comuni, l’impiantistica a supporto del riciclo e molto altro ancora è regolamentato attraverso provvedimenti di somma urgenza che, di volta in volta, contengono deroghe a diverse norme regionali, leggi nazionali e soprattutto direttive europee. Nella sostanza, negli ultimi anni, si è passati dalle ordinanze del commissario di Governo a quelle del presidente della Regione. Strumenti diversi che hanno portato ad identici risultati[1].


[1] Cfr. Relazione “Commissione Bratti”, p. 12.

  • La discarica di contrada Grotte San Giorgio

Scrive la Commissione: “La discarica privata di contrada Grotte San Giorgio, a metà tra il Comune di Catania e quello di Lentini (SR), è una delle più grandi e redditizie del Mezzogiorno: lo scrive la stampa, lo confermano i numeri. La società che la gestisce è la Sicula Trasporti Srl della famiglia Leonardi. L’impianto[1], così come abbiamo avuto modo di anticipare nelle pagine precedenti, ha ottenuto negli anni varie autorizzazioni all’ampliamento, sia per quanto concerne la parte insistente sul territorio catanese[2] che per quello lentinese[3], superando nel frattempo – sebbene in sede di procedura di secondo grado – il vaglio della commissione ispettiva voluta dall’ex assessore Nicolò Marino[4]

“Attualmente la discarica di contrada Grotte San Giorgio ha una capacità di abbancamento pari a mc 4.291.511 per un fatturato di circa 90 milioni di euro l’anno. Una condizione alla quale in gran parte ha contribuito la Regione Sicilia, da ultimo con l’A.I.A. n. 37 dello scorso 31 gennaio 2018, provvedimento che – nonostante la eco mediatica suscitata e le cifre in ballo – è stato rapidamente esitato da parte del Dipartimento Acqua e Rifiuti. L’episodio in questione è ben spiegato dal giornalista Antonio Fraschilla in un suo articolo del 19 aprile 2018[5].

“Il provvedimento porta la firma del dirigente generale del Rifiuti, Salvo Cocina. Lo scorso 31 gennaio, senza clamore, la Regione ha autorizzato uno dei più grandi ampliamenti di discariche in Italia. A chi? Al sito della Sicula Trasporti, tra Lentini e Catania. Un aumento per 1,8 milioni di metri cubi che vale oro: considerando il costo del conferimento, circa 100 euro a tonnellata, si parla di un fatturato stimato in 180 milioni di euro da qui ai prossimi anni… Mentre si parla di differenziata, in assenza di un vero piano rifiuti, non rimane altro che ampliare l’esistente. A partire dalla discarica dei Leonardi.

“Non a caso, negli anni della crisi, la loro società ha incrementato costantemente il fatturato: 75 milioni di euro nel 2014, 81 milioni nel 2015, 86 milioni nel 2016. Già il governo Lombardo autorizzò un aumento di cubature che valeva 170 milioni, adesso il governo Musumeci ne autorizza un secondo che garantirà fatturati futuri per 180 milioni… .

“Chi li conosce li definisce come «imprenditori poco appariscenti». Non ostentano ricchezza, non fanno gli spavaldi e, soprattutto, non si fanno mai vedere a manifestazioni politiche… .

“Al pari dei suoi firmatari, probabilmente anche il progetto sarà apparso “poco appariscente”, al punto da essere passato inosservato al vaglio di Gaetano Valastro, direttore del Dipartimento Acqua e Rifiuti dal 28 agosto 2017 al 31 dicembre dello stesso anno, proprio a cavallo tra la presidenza Crocetta e quella Musumeci… .

“Le versioni fornite da Valastro e Cocina evidenziano una discrasia di non poco conto. Il primo non ha alcuna contezza della pratica perché ancora in fase istruttoria. Il secondo se la ritrova già pronta per la firma. Fatto sta che l’ampliamento viene autorizzato.

“Nello stesso tempo, sembra non aver destato particolare attenzione neppur un altro progetto presentato dai Leonardi, concernente questa volta la realizzazione di un impianto di gassificazione, così come raccontato in anteprima dal giornalista Salvo Catalano in un suo pezzo del 18 novembre 2019… .

“Lo scorso luglio il privato ha consegnato agli uffici tutta la documentazione richiesta. Adesso la pratica attende di essere sottoposta al Paur, il procedimento autorizzativo unico regionale che unisce in un’unica autorizzazione la V.I.A. (valutazione d’impatto ambientale) e l’A.I.A. (l’autorizzazione integrata ambientale).

«Si tratta di un impianto di termovalorizzazione con gassificazione, il primo presentato in Sicilia – spiega a MeridioNews il direttore generale della ditta Marco Morabito – è stato pensato e progettato per smaltire definitivamente, valorizzare energeticamente una quantità di rifiuti che è pari al 30 per cento dell’intera raccolta della provincia di Catania». Significa che fino a quando la differenziata non arriverà al 70 per cento, il business discarica e quello del termovalorizzatore potrebbero tranquillamente convivere… .

“La parola spetta dunque alla commissione Via-Vas nominata dall’assessore Toto Cordaro e guidata dal professore Aurelio Angelini, che deve esprimere una valutazione tecnico-giuridica. Al momento la pratica non sarebbe ancora entrata in fase istruttoria.” [6]

“A tre mesi dalla notizia, la Commissione ha chiesto lumi sullo stato della pratica all’attuale dirigente generale del Dipartimento Ambiente, Giuseppe Battaglia. Questa la sua risposta… .

“La circostanza che il dirigente generale del Dipartimento Ambiente non sappia chi siano i Leonardi appare al quanto insolita. Non diversa è stata la risposta fornitaci dall’attuale Assessore per il Territorio e l’Ambiente, onorevole Salvatore Cordaro… .

“Eppure di motivi per conoscere i Leonardi ve ne sono più d’uno. Non solo perché si tratta di uno dei principali operatori economici del settore rifiuti a livello nazionale e perché la loro discarica soddisfa una porzione assolutamente significativa di comuni siciliani, ma anche perché a settembre 2019 il Prefetto di Catania, dottor Claudio Sammartino, ha disposto un accesso ispettivo antimafia presso le sedi della Sicula Trasport.

“Le conclusioni della relazione prefettizia successiva all’atto ispettivo non sono ancora note. Tuttavia, la Commissione ha appreso dalla stampa che – nelle more – la Sicula Trasporti srl ha presentato una nuova richiesta di ampliamento per la loro discarica: tre nuove vasche per un totale di 4,5 milioni di metri cubi. La notizia è raccontata da Antonio Fraschilla in un suo articolo dello scorso 5 marzo 2020.

“Adesso la Sicula Trasporti chiede di realizzare tre nuove vasche per un totale di 4,5 milioni di metri cubi (che valgono circa 450 milioni di euro di fatturato lordo stimato) e ha presentato richiesta di Valutazione ambientale con urgenza perché, secondo i calcoli dei tecnici dell’azienda, tra 24 mesi la discarica sarà chiusa considerando il conferimento attuale di circa 58 mila tonnellate al mese (700 mila tonnellate all’anno). Con questo mega ampliamento, la discarica avrebbe quindi una vita di altri sei anni. Vita garantita dai bassi livelli di raccolta differenziata nei grandi centri della Sicilia, dai capoluoghi di provincia fino alle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

“Negli uffici dei dipartimenti Ambiente ed Acque e rifiuti da tempo si parla di questa pratica, che potrebbe avere un’accelerazione dovuta alla solita emergenza rifiuti della Sicilia: se chiude la Sicula Trasporti il sistema di conferimento dei rifiuti nell’Isola collassa, in assenza di impianti alternativi e di un vero aumento della differenziata”. [7]

“Nel frattanto, e ciò lo apprendiamo sempre dal citato articolo di Fraschilla, il Comune di Lentini ha espresso parere contrario alla richiesta di ampliamento della discarica. Ed è proprio al rapporto tra l’amministrazione lentinese ed i Leonardi che questa Commissione ha voluto dedicare uno specifico approfondimento.

“Da una parte, dunque – continua la relazione – la diffida ad ottemperare con i pagamenti. Dall’altra, una convenzione per una tariffa agevolata fra la Sicula Trasporti e il comune di Lentini che – dice il sindaco Bosco – non è stata rispettata.

“La convenzione del 2009 comincia ad essere rispettata nei primi mesi e poi non ne abbiamo più traccia… Dal 2009 al 2016 noi dovevamo beneficiare di una tariffa agevolata. Con un conto fatto a occhio da 400 mila euro l’anno per 7 anni, dovevamo risparmiare 2 milioni e 800 mila euro. Invece le nostre fatture, le fatture del Comune di Lentini, sono state sempre pagate per intero fino al 2014 quando non furono pagate più fatture.

Una convenzione, a quanto si dice, mai rispettata. Di ciò abbiamo chiesto spiegazioni all’ex sindaco, dottor Alfio Mangiameli, alla guida del Comuni di Lentini dal 2006 al 2016.

Rifiuti, un affare d’oro. Ma non per tutti.


[1] Per una puntuale ricostruzione storica delle vicende che hanno riguardato la discarica di contrada Grotte San Giorgio, cfr. Relazione “Commissione Bratti”, pp. 322-323.

[2] Cfr. Cap III, paragrafo 2 della presente relazione.

[3] Il D.D.G. n. 697 del 27 novembre 2011 che ha autorizzato la realizzazione della discarica nel territorio del Comune di Lentini in contrada  Grotte San Giorgio, per una volumetria pari a circa 500.000 mc; il D.D.G. n. 649 del 20 novembre 2012 che ha autorizzato il progetto per la realizzazione e l’esercizio di una discarica per rifiuti non pericolosi ubicata in c.da Grotte San Giorgio del Comune di Lentini (ex impianto a servizio del sistema Augusta), a servizio della piattaforma per il trattamento dei RSU in contrada Volpe del Comune di Catania (gestito dalla Sicula Trasporti) per una volumetria pari a circa 1.914.563 mc; il D.D.G. n. 37 del 31 gennaio 2018 che ha autorizzato “il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti non pericolosi ubicata in C.da Grotte San Giorgio nei comuni di Lentini (SR) e Catania” per una volumetria pari a circa 1.876.948 mc.

[4] I rilievi della commissione ispettiva hanno riguardato soprattutto il D.D.G. n. 649 del 20.11.2012 relativo all’A.I.A. per il progetto per la realizzazione e la gestione della sopra citata discarica ricadente nell’ex impianto a servizio del “sistema Augusta” (a tal proposito, è stato evidenziato come detto sistema – e, quindi, anche l’impianto di contrada Grotte San Giorgio – fosse stato inserito a pieno titolo nel cosiddetto “Sistema termovalorizzatori” in quanto espressamente indicato nel progetto presentato da uno dei quattro raggruppamenti, la Tifeo Energia Ambiente s.p.a.). La relazione conclusiva della commissione ispettiva, datata 13 ottobre 2014, allegando una serie di criticità rilevate, appurava che tale autorizzazione non possedeva le caratteristiche di conformità legislativa né conseguenzialmente permetteva l’effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate. A fronte di tale verdetto, il Dipartimento Acqua e Rifiuti avviava in autotutela una procedura di secondo grado per il riesame dei provvedimenti. Detto procedimento veniva definitivamente archiviato con D.D.G. n. 606 del 17 maggio 2017.

Cfr: http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssEnergia/PI

R_Dipartimentodellacquaedeirifiuti/PIR_Infoedocumenti/PIR_PubblicazioneDecretiart68LR12082014n21/PIR_

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[5] Cfr. La Repubblica del 19 aprile 2018, “I Leonardi, signori delle discariche, affari e milioni grazie all’emergenza”.

[6] Cfr. https://meridionews.it/articolo/83156/rifiuti-limpero-dei-leonardi-continua-a-espandersi-il-primo-inceneritore-in-sicilia-sorgerebbe-a-catania/

[7] Cfr. La Repubblica del 5 marzo 2020, “Pronto il progetto per ampliare la maxi-discarica”.

La discarica CISMA di Melilli

“Tra i processi autorizzativi più discutibili – è scritto nella relazione – al punto da determinare gravi e significative conseguenze penali a carico dei protagonisti, va citato quello che riguarda la discarica CISMA, di proprietà della famiglia Paratore, in territorio di Melilli (SR).

“Una vicenda che raccoglie in sé tutti gli elementi patogeni che hanno riguardato in questi anni il ciclo dei rifiuti in Sicilia: l’asservimento di segmenti della burocrazia regionale, la manipolazione delle procedure autorizzative, le interferenze del mondo politico, fino alle illegittime pressioni da parte di soggetti appartenenti all’Autorità Giudiziaria.

“Una storia che racconta plasticamente anche i possibili punti di intersezione tra il ciclo dei rifiuti e la criminalità mafiosa: i Paratore, proprietari della CISMA, sono stati infatti arrestati e rinviati a giudizio per concorso in associazione di stampo mafioso.

“L’inchiesta della D.D.A. di Catania si è mossa su due fronti: il primo è quello che riguardava la concessione di un’autorizzazione alla CISMA per “un impianto di trattamento del rifiuto indifferenziato e per la successiva stabilizzazione organica”.  Con un’ordinanza “contingibile e urgente” del presidente della Regione Crocetta venne concesso che una parte delle circa 6 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani prodotti giornalmente in Sicilia venissero conferiti, e successivamente abbancati, nella discarica di Melilli, autorizzata fino a quel momento soltanto per ricevere rifiuti speciali[8].

“Ma attorno alla Cisma (già nel 2015 oggetto di interdittiva antimafia della prefettura di Siracusa, poi sospesa dal Tar e infine ritirata) ruota – come detto – anche l’inchiesta “Piramidi” su un “sistema perverso di connivenza e affari tra imprese controllate da Cosa nostra e funzionari pubblici infedeli”. Nell’ambito di questa operazione, nel marzo 2017 sono stati arrestati Antonino e Carmelo Paratore, ritenuti legati al boss Maurizio Zuccaro, uomo della famiglia Santapaola, per il quale – secondo l’accusa – avrebbero agito quali prestanome[9].

“Questo l’antefatto giudiziario, con processi tutti ancora in corso.

“Ciò che preme a questa Commissione è ricostruire il rapporto malato tra CISMA e la Regione. Partendo dal breve ed efficace ritratto che ha offerto in audizione il giornalista Antonio Fraschilla: “Una discarica che era per rifiuti speciali e per inerti, la Cisma Ambiente di Melilli, viene autorizzata nell’arco di pochi giorni a poter accogliere rifiuti urbani. Si scoprirà poco dopo che, proprio su quella discarica, era in corso un’indagine da parte della D.D.A. di Catania che poi ha portato al coinvolgimento dei proprietari della discarica, la famiglia Paratore, sospettati dai P.M. di essere in qualche modo prestanome o vicini ai clan Santapaola. Però qual è la curiosità? E’ che nell’arco di pochi giorni la burocrazia regionale si era attivata per portare al governatore Crocetta un decreto che consentisse a quella discarica di poter accogliere, sull’onda dell’emergenza, i rifiuti urbani. Il 19 luglio arriva una domanda della Cisma alla Regione per poter ricevere rifiuti urbani, e il 22 luglio c’è il decreto firmato dal Governatore Crocetta.

“Tre giorni: un record! Che è difficile attribuire alla solerzia e all’efficienza dei dipartimenti regionali. Il caso CISMA, come detto, è piuttosto un compendio sulle sollecitazioni, le seduzioni, i suggerimenti, le mediazioni istituzionali, gli amichevoli suggerimenti o le minacce a cui si è stati capaci di ricorrere per ottenere che l’interesse, sia pur legittimi, del privato potesse sempre prevalere sull’interesse pubblico garantito da leggi e regolamenti.

“Questa Commissione ha voluto ascoltare i protagonisti della vicenda per provare a comprendere come sia stato possibile arrivare a quegli esiti di illegalità che sarebbero rimasti impuniti se non fosse intervenuta – come in molte altre situazioni simili – la magistratura ordinari.

“Resta in attesa di conclusione l’altro procedimento penale, collegato all’indagine “Piramide”, che vede i Paratore imputati di associazione di stampo mafioso, corruzione e per avere ottenuto ingiusto profitto nella gestione del trattamento e smaltimento dei rifiuti.

La discarica ACIF e lo scioglimento del comune di Scicli

“Nella relazione depositata agli atti di questa Commissione[13], il “Comitato volontario per la tutela della salute, dell’ambiente e del territorio di Scicli”, evidenzia come le fortune dell’ACIF s.r.l., impresa operante nel settore della raccolta rifiuti, siano cominciate nel momento stesso in cui questa ha incominciato ad offrire i propri servizi alla cosiddetta filiera del petrolio.

“L’ACIF servizi srl è una piccola impresa costituitasi nel 2004 con un capitale sociale di 12.000 euro. Quattro anni dopo, è il 2008, l’Acif viene incaricata dalla piattaforma petrolifera VEGA (la più grande piattaforma petrolifera fissa realizzata nell’off-shore italiano, di proprietà al 60% di Edison e al 40% dell’Eni, al centro di una vicenda giudiziaria per reati ambientali, conclusasi con la prescrizione) di trasportare i residui delle estrazioni presso un apposito impianto autorizzato al trattamento. Nello stesso anno, l’ACIF attrezza una propria struttura in contrada Cuturi riadattando un ex pollaio; l’attività primaria si estende: ai rifiuti “non pericolosi” si aggiungono anche quelli “pericolosi”. E’ il primo passo verso le autorizzazioni al nuovo impianto.

“Come in molte vicende affrontate nel corso della presente inchiesta, anche in questo caso le coincidenze sono importanti perché, proprio all’indomani di un parere negativo espresso nei confronti del progetto di ampliamento presentato dall’ACIF, l’amministrazione comunale sciclitana viene travolta da un’inchiesta giudiziaria. La delibera di giunta è la numero 125 del 15 luglio 2014; l’indomani il prefetto di Ragusa nomina una commissione di accesso agli atti del comune; il 17 luglio, due giorni dopo, il sindaco Francesco Susino riceve un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa (si dimetterà il 23 dicembre dello stesso anno). Il 29 aprile del 2015 infine verrà disposto lo scioglimento del Comune. E l’anno dopo, va da sé, l’ACIF otterrà l’attesa autorizzazione[14].

“Occorre aggiungere che, anche in questo caso, come già a Siculiana e a Racalmuto, l’indagine penale a carico del sindaco verrà cassata in sede di giudizio, con una sentenza del Tribunale insolitamente perentoria per il tono usato nei confronti dei colleghi della Procura e dell’ufficio del gip: “E’ inaudito che il processo abbia potuto superare la fase delle udienze preliminari!”[15]. Parole nette e preoccupanti. Ma a quel punto il danno d’immagine per il comune – sciolto per mafia – sarà cosa fatta e irreparabile.

“Ma come si arriva, dopo lo scioglimento del comune, al decreto che autorizzava l’ACIF all’ampliamento del suo impianto? Come reagisce la città? La Commissione lo ha chiesto ai rappresentanti del Comitato di Scicli e all’ex sindaco Susino.

“Dopo, i Commissari prefettizi, di fronte a quella grande manifestazione popolare, hanno scritto che effettivamente la città non era stata coinvolta, che effettivamente – visto che Scicli è patrimonio Unesco – la cosa poteva essere pericolosa, insomma si sono comportati come se loro non fossero stati lì a dirigere la città in quegli anni.  Francamente la cosa ci ha stupiti, però questo è accaduto.

“Dopo il commissariamento, e il successivo scioglimento del comune di Scicli, l’atteggiamento degli organi amministrativi nei confronti del progetto ACIF muta radicalmente.

“E’ un fatto, riporta la relazione acquisita dal Comitato di Scicli, che la Commissione prefettizia, appena insediatasi[16], estrometta dall’incarico di capo dell’Ufficio tecnico comunale, l’ing. Spanò, che aveva contribuito a formulare il parere tecnico negativo dell’amministrazione al progetto dell’ACIF. Ed è un fatto che subito dopo, il 24 luglio 2015, il nuovo dirigente dell’Ufficio tecnico comunale trasmetta all’assessorato regionale competente il “parere favorevole di condivisione tecnica” al progetto di ampliamento dell’ACIF. E’ un fatto che i commissari prefettizi non abbiano poi partecipato alla conferenza di servizio convocata a Palermo per l’esame del progetto ACIF e non ne abbiano nemmeno acquisito i verbali. Ed è un fatto, infine, che la Commissione prefettizia, con delibera del 28 agosto 2015, abbia ridelimitato l’aria comunale sottoposta a tutela escludendo quella in cui sorge l’impianto ACIF.

“Resta irrisolto il punto di domanda da cui siamo partiti, identico a quello che abbiamo sollevato sulle vicende di Siculiana e di Racalmuto: è casuale la successione dei fatti? La giunta di Scicli si pronuncia contro l’ACIF; indagine per mafia a carico del sindaco; il comune viene sciolto; il sindaco viene assolto… Solo coincidenze?

“Secondo l’ex assessore Schillaci, tra i promotori del Comitato di Scicli, la risposta è no.

“Dunque, il ricorso dinanzi il giudice amministrativo avverso il decreto di scioglimento viene respinto in primo grado perché era in corso l’indagine per mafia a carico del sindaco, indagine considerata dal Tar Lazio[19] un fatto ‘dirimente’ ai fini della decisione. A poco servirà che l’inchiesta si afflosci rapidamente, che il sindaco venga assolto e l’accusa nei confronti degli altri imputati sia derubricata a reati ordinari: a quel punto Consiglio di Stato[20] avrà già riconfermato definitivamente lo scioglimento.

“Vale la pena rileggere un passaggio della relazione che il Comitato di Scicli ha consegnato a questa Commissione.

“Perché proporre accuse così gravi che non potevano reggere – e non hanno retto – allo scrutinio valutativo del giudice penale? Allo stato non ci sono risposte. E’ però doveroso – proprio in considerazione della conclamata forzatura rimarcata nella sentenza – porsi l’antico quesito, cui prodest?, e ricercare l’’evento’ di particolare rilevanza che non si sarebbe verificato se non ci fosse stato lo scioglimento del Consiglio e il successivo governo commissariale. Orbene, quell’evento sembrerebbe essere, quasi certamente, il ‘via libera’ all’ampliamento dell’impianto ACIF, un business milionario ma soprattutto la soluzione per gestire i problemi derivanti dall’estrazione e dalla lavorazione del petrolio”.

“Valutazioni preoccupanti perché propongono uno scenario in cui il contesto di convenienza non riguarda solo l’ACIF ma si estende a tutti i soggetti interessati allo smaltimento dei rifiuti petroliferi della piattaforma Vega.

“Stupisce infine rilevare che gran parte della stampa non si sia impegnata con altrettanto zelo per raccontarne l’assoluzione, indagare sulla manifesta infondatezza di quelle accuse e soprattutto approfondire l’opaca vicenda che ha riguardato l’iter delle autorizzazioni – concesse e poi da ultimo revocate[22].

COSA NOSTRA E IL CICLO DEI RIFIUTI

“Le valutazioni finora esposte necessitano a questo punto di essere messe in stretta correlazione con uno dei vulnus più gravi ed allarmanti che caratterizzano il settore dei rifiuti tout-court: il fenomeno dell’infiltrazione e del condizionamento di tipo mafioso. Sull’incidenza di tale fattispecie criminale, così riferiva lo scorso 30 gennaio 2019, dinanzi la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, l’ex Presidente dell’ANAC, dottor Raffale Cantone.

CANTONE: “Il tema dell’infiltrazione mafiosa o paramafiosa nel sistema dei rifiuti è, quindi, diventato purtroppo una quasi costante, malgrado l’impegno, io dico davvero molto forte, delle prefetture, che però spesso, nonostante le interdittive, non riescono a far sostituire davvero le imprese. In certi contesti, …è difficile individuare soggetti che riescano a sostituire le imprese anche interdette. Credo che questo sistema dipenda proprio dalla difficoltà di far partire appalti realmente competitivi, realmente trasparenti e realmente in grado di individuare operatori che abbiano le caratteristiche fin dall’inizio di potersi occupare del servizio[23].

Aspetti, quelli legati alla presenza e al controllo operato dalla criminalità organizzata, che già nel 2016 la Commissione Bratti aveva avuto modo di raffigurare in modo nitido, all’atto di rassegnare le proprie conclusioni nella più volte citata relazione territoriale sulla Regione Sicilia.

“Sempre con riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso nel settore dei rifiuti, il controllo del territorio tipico dell’associazione mafiosa ha reso possibile la realizzazione di discariche abusive di vaste proporzioni, prive di qualsiasi autorizzazione, site in territori nella immediata disponibilità di esponenti della cosca mafiosa. Traffici di rifiuti di così ampie dimensioni sono stati resi possibili, evidentemente, dalla mancanza di adeguati controlli da parte degli organi preposti, non essendo pensabile che ingenti quantitativi di rifiuti possano circolare senza alcun tipo di controllo sul territorio siciliano, per poi giungere a destinazione in un sito non autorizzato”.

“Per ciò che concerne il sistema, per così dire, “lecito”, l’infiltrazione avviene in modo più subdolo; le infiltrazioni, cioè, sopravvengono in un secondo tempo, ovvero nel noleggio a freddo, nei subappalti, nelle assunzioni e anche nelle truffe e nelle corruzioni che vengono consumate nell’ambito della gestione del ciclo dei rifiuti.

“Con riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso nel settore dei rifiuti, a tutti i livelli, a prescindere dalla vicenda dei termovalorizzatori, vi è sempre un soggetto di rilievo delle organizzazioni criminali che controllano la zona di riferimento, il quale direttamente o per interposta persona ha un ruolo all’interno delle società che gestiscono i rifiuti.

“L’infiltrazione avviene prevalentemente attraverso il controllo degli appalti e il controllo delle attività accessorie rispetto al settore dei rifiuti vero e proprio, quali il trasporto, il servizio di manutenzioni dei mezzi occorrenti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nonché la fornitura dei mezzi medesimi.

“Le innumerevoli carenze nella gestione del ciclo dei rifiuti costituiscono altrettante opportunità per la criminalità di stampo mafioso di infiltrarsi in questo settore, approfittando delle gravissime inefficienze amministrative, tante volte orchestrate ad arte, e delle corruttele che si consumano negli uffici pubblici”. [24]

“E, a proposito di questo “contagio” degli apparati della pubblica amministrazione, la D.I.A. aggiunge:

“Le infiltrazioni ed i condizionamenti della Pubblica Amministrazione costituiscono, in Sicilia, uno schema ricorrente, anche se realizzato con modalità di volta in volta diverse.”

“Attraverso queste due collaudate modalità – un uso strumentale degli affidi diretti e il ricorso a pratiche estorsive – l’infiltrazione consente alle consorterie criminali l’accesso ai fondi pubblici e, al tempo stesso, offre loro la concreta prospettiva di conseguire posti di lavoro per i propri affiliati, i familiari o, anche, soggetti estranei, favorendo e alimentando una sorta di ingannevole consenso sociale.Numerose sono state le indagini condotte dalle direzioni distrettuali antimafia sul ciclo dei rifiuti in Sicilia. Ricostruiamo le più significative.

  • “Le operazioni “Ghost Trash[45] e “Plastic free”[46], anch’esse condotte dalla D.D.A. di Catania[47]-

“A Vittoria (RG), nel mese di dicembre 2017, l’operazione “Ghost Trash” ha rivelato come la stidda fosse interessata, tra le altre cose, all’intestazione fittizia di imprese ed al traffico illecito di rifiuti.

“Infine, a margine delle considerazioni finora esposte[49], la relazione della D.I.A. si sofferma anche sul tema del condizionamento degli Enti comunali da parte di Cosa Nostra negli affidi e negli appalti legati al ciclo dei rifiuti. Le valutazioni espresse dagli investigatori integrano quanto finora detto, ferme restando le criticità che questa Commissione ha rilevato su un utilizzo, in talune circostanze, disinvolto dello strumento dello scioglimento.

“Al riguardo va precisato che il predetto, grave provvedimento amministrativo, non presuppone necessariamente condotte penalmente rilevanti da parte degli amministratori, funzionari e dipendenti pubblici, ma spesso dipende da accertarti condizionamenti indiretti, di tipo ambientale, che viziano le scelte operate dalle pubbliche amministrazioni locali, ispirate più a timore o paura, che al perseguimento e al rispetto dell’interesse pubblico.

“Non è un caso che il Consiglio di Stato, con giurisprudenza consolidata, con specifico riferimento allo scioglimento dei Consigli comunali, ha affermato il principio che “è la semplice presenza di ‘elementi’ su ‘collegamenti’ o ‘forme di condizionamento’ che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto fra gli amministratori e la criminalità organizzata, a giustificare lo scioglimento, anche laddove non vi sia una puntuale dimostrazione della volontà degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, o non sussistano ipotesi di responsabilità personali, anche penali, degli amministratori o dei funzionari”[50] purché vi sia un quadro di riscontri oggettivi. Appunto quello che, ad esempio, non è stato accertato per il Comune di Scicli.

I SERVIZI DI RACCOLTA NEI COMUNI

“La Commissione Antimafia ha ritenuto di estendere la propria indagine anche alle problematiche che sono connesse alla fase iniziale della gestione del ciclo dei rifiuti e, in particolar modo, ai metodi di affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, che costituiscono indubbiamente un altro rilevante profilo critico della controversa disciplina giuridica della Regione Sicilia e della prassi amministrativa degli enti locali.

“Infatti, è proprio in questa peculiare fase del ciclo dei rifiuti, come evidenziato nelle delibere dell’ANAC e nella Relazione Bratti, che si possono inserire interessi criminali o comunque illeciti, condizionando in tal modo l’autonomia negoziale dell’amministrazione pubblica ed alterando il corretto funzionamento delle strutture deputate all’erogazione del servizio; oppure, per altro verso, possono essere selezionati, in presenza di una situazione di permanente emergenza, in maniera poco oculata o con logiche clientelari gli operatori economici incaricati della gestione dei servizi di igiene urbana.

“La frammentarietà del quadro normativo siciliano – caratterizzato da periodiche riforme legislative per affrontare in modo organico l’endemica emergenza dei rifiuti in Sicilia e da successive deroghe e revisioni per esigenze di carattere straordinario -, la mancanza di un adeguato livello programmatorio e l’incompleta attuazione del sistema delle Società di regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti (S.R.R.) hanno determinato non solo la sovrapposizione di molteplici modelli organizzativi per la governance del settore, ma anche la progressiva parcellizzazione dell’attività negoziale e l’eterogeneità delle prassi amministrative in ordine all’affidamento dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, impedendo la formazione di economie di scala o di una strategia gestionale comune.

“Per inquadrare correttamente l’attività negoziale posta in essere in questi decenni dalle amministrazioni locali, è opportuno segnalare i principali sistemi previsti dalla vigente legislazione per l’affidamento della gestione del servizio.

a) procedure ad evidenza pubblica: lo svolgimento di tali procedure è riservato all’Ufficio regionale espletamento gare di appalto (UREGA) e risulta finalizzato all’individuazione, nel rispetto delle disposizioni del codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 50 del 2016), del soggetto esterno incaricato di svolgere il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani; l’intervento dell’UREGA può essere richiesto sia dalle Società di regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti (S.R.R.) per conto dei Comuni consorziati, ai sensi dell’art. 15, co. 1, leg. reg. n. 9 del 2010, sia dalle Aree di raccolta ottimale (ARO), ai sensi dell’art. 47, leg. reg. n. 5 del 2014, sia, infine, dai singoli Comuni, ai sensi dell’art. 1, leg. reg. n. 3 del 2013, con riguardo a servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti.

“La Commissione Antimafia ha provato ha ricostruire una mappa delle situazioni nei comuni dell’isola, sia per quanto riguarda il metodo di affidamento dei servizi di raccolta sia per quel che concerne le ditte aggiudicatrici dei servizi.

“In tal senso è utile rilevare, preliminarmente, la difficoltà di accesso a tali dati. La commissione ha, pertanto, interrogato l’assessorato regionale competente, i comuni stessi e, infine, le UREGA della regione. Dall’analisi dei dati forniti si è arrivato ad un censimento di 381 comuni sui 390 della regione. A tale numero si è giunti incrociando i dati forniti dalle strutture citate.

“È bene precisare come questa Commissione abbia acquisito, come punto di partenza, i dati contenuti nella relazione fornita dall’assessorato energia e servizi di pubblica utilità. Tale relazione forniva i dati acquisiti al 30 giugno 2019. A questa mole di dati si sono aggiunte, successivamente, le comunicazioni pervenute alla Commissione direttamente dai comuni e, in ultima fase, le relazioni da parte delle UREGA competenti. In tal modo si è potuto procedere ad una mappatura più aggiornata rispetto alla prima comunicazione dell’assessorato stante il termine, in taluni casi, delle procedure di gara presso le UREGA o, in altri, la modifica dei sistemi di affidamento da parte dei comuni della regione.

SIRACUSA

Modalità Numero Comuni Popolazione Produzione in tonnellate % popolazione % produzione % comuni  
In house 1 8569 3202,09 2,14 1,72      4,76
Gara ponte 1 121171 65777,89 30,35 35,36 4,76
Affido/ no gara 11 110023 43868,09 27,55 23,58 52,38
UREGA 8 159461 73158,01 39,94 39,33 38,09
No dati 0 0 0 0 0 0

“Nella provincia di Siracusa permane l’anomalia di una maggioranza di comuni che, alla data del 1°febbraio 2020, mantenevano affidamenti del servizio con procedura emergenziale e proroghe. Va però considerato come tali Comuni, che costituiscono il 52,38% degli enti, producono appena il 23,58% dei RU del territorio e sono abitati dal 27,55% dei residenti dell’intera provincia.

“Occorre evidenziare come il comune più popoloso della provincia, ovvero Siracusa (che pesa per il 30,35% sulla popolazione complessiva e per il 35,36% sulla produzione complessiva di rifiuti solidi urbani), sia in una situazione anomala avendo espletato la gara presso l’UREGA di Siracusa ma trovandosi nell’impossibilità di procedere all’affidamento del servizio per cause tecniche. E questo a prescindere dall’interdittiva antimafia nei confronti della ditta Tech risultata aggiudicataria del servizio in sede di gara UREGA.

CONCLUSIONI

“Il lavoro – continua la relazione- della Commissione ha confermato le preoccupazioni che hanno mosso questa indagine: la percezione di un intreccio di interessi privati e pubbliche compiacenze che in Sicilia ha reso spesso il sistema dei rifiuti subalterno a quegli interessi e a quelle compiacenze.

“Anche mettendo da parte gli episodi più gravi e più clamorosi, in cui si è dimostrata in sede penale l’esistenza di pratiche corruttive alla base di alcune scelte amministrative, l’intera governance dei rifiuti si è mostrata, in questo primo ventennio del secolo, molto permeabile a un sistema di interferenze e di sollecitazioni che ricordano – per modalità e per il ricorrere talvolta degli stessi protagonisti – le vicende legate al cd. sistema Montante.

“Tutto ciò nonostante l’impegno con cui taluni assessori e più d’un dirigente hanno cercato di imprimere al ciclo dei rifiuti una giusta direzione di marcia e una limpidezza di pratiche amministrative, restando spesso isolati all’interno degli ingranaggi burocratici e delle scelte di indirizzo politico.

“Più in generale si è percepito il vassallaggio a cui è stata costretta in questi anni la funzione amministrativa, con procedimenti sensibili di cui pochi o nessuno avevano contezza, dirigenti delegati solo ad apporre la loro “firmetta”, giunte di governo spesso distratte o condizionate da presenze istituzionali esterne alla Regione. L’esito è stato quello d’aver conservato la centralità del conferimento in discarica come punto d’arrivo obbligato dell’intero ciclo, garantendo ai pochi proprietari delle poche piattaforme private altissimi margini di profitto.

“La relazione ha ricostruito puntigliosamente fatti e atti che hanno contribuito a mantenere intatta nel tempo questa condizione di oligopolio di mercato, con le inevitabili refluenze sul piano dei rapporti tra il sistema politico e una parte del sistema industriale siciliano (…)”.

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