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Sicilia, la Provincia di Siracusa senza nessun rappresentante nel nuovo Governo Schifani

La provincia di Siracusa in questo giro elettorale rimane senza alcun rappresentante nel nuovo governo capitanato da Schifani e senza che nessun addetto ai lavori reclami o protesti. Di colpo, tutti muti e sordi. Ma la provincia aretusea non è la sola a rimanere a bocca asciutta. Altre provincie, come la nostra, rimangono senza alcun delegato di governo e reclamano in “silenzio” la perdita di un punto di riferimento politico. Quella siracusana è una classe politica frazionata, scarsa, incapace di essere all’altezza della sfida della crisi economica, sociale e politica che ci attanaglia. La sensazione che all’interno dei partiti ci sia chi pensa di potersi attribuire meriti, ma rimane sempre il vecchio ma valido gioco del traccheggio politico dei due forni.  

Di fatto, il nuovo governo siciliano è fallito prima ancora prima di nascere. La Sicilia è diventata terra di conquista per i pochi vecchi volponi della vecchia politica. Nel Palazzo del governo guidato da Schifani si parla solamente di poltrone. Il presidente della Regione Siciliana non ha più la maggioranza. La conferma con la costituzione di due distinti gruppi di estrazione “berlusconiana” si cambia musica. Gianfranco Micciché guida una battaglia contro il governatore, formalmente con due gruppi costituiti “Forza Italia 1” e “Forza Italia 2”.

Il nuovo governo regionale conta tre forzisti, due leghisti, due assessori della Nuova Dc di Totò Cuffaro e un autonomista. Sarebbero stati i quattro di Fratelli d’Italia a provocare le polemiche forzando la mano. Infatti, Schifani aveva chiesto che della giunta facessero parte solo deputati eletti, ma quelli di Fdi avrebbero imposto l’ingresso nella lista di due esterni, il consigliere comunale palermitano Francesco Scarpinato e la moglie di un ex assessore regionale, Elena Pagana.

In questo contesto di nuovi e vecchi nominati alle poltrone degli assessorati, insiste il senso del ritorno al passato peggiore per non aver tenuto in debito conto le promesse fatte durante la campagna elettorale.

Per la provincia di Siracusa a urne chiuse si vociferava la nomina quasi certa nella Giunta Schifani di Stefania Prestigiacomo, ma è stata cancellata da un giorno all’altro. Una politica che inquadra una sorta di presa per i fondelli verso il popolo siciliano. Una sorta di logica del voler tirare dritto a tutti i costi verso gli interessi di una sparuta rappresentanza per buona parte del territorio siciliano e senza rispetto per i cittadini elettori, compresa la maggioranza che ha votato per il centrodestra. Si registrano in silenzio luci e ombre da parte di tanti addetti ai lavori su alcune nomine di personaggi con possibili effetti-riflessi, sia politici, sia istituzionali; peccato che i deputati e i senatori esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. Un principio alla base della nostra democrazia rappresentativa. Ma possono, però, cambiare casacca e riformare l’equilibrio del governo, come nel caso.

Dal canto suo, Micciché, ha rivendicato per il proprio gruppo il simbolo ufficiale del partito, e ha fatto sapere di avere la benedizione di Silvio Berlusconi. Ma si tratterebbe di mera condizione diplomatica nell’ambito della “frittata politica” messa nella padella elettorale che si è bruciata subito dopo il risultato elettorale. Uno scontro già registrato più volte fra Schifani e Micciché, quest’ultimo braccio destro di Berlusconi in Sicilia e artefice del risultato del 2001 con i famosi 61 seggi alle Politiche su 61.

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