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Siracusa. Danno erariale e spreco in un servizio idrico che fa acqua da tutte le parti con i soliti noti…

In Italia, così come in tanti altri stati, le famiglie sono costrette a pagare l’acqua non sempre potabile con l’aggiunta del costo della corruzione. Il fatto che fa arrabbiare di più cittadini non è lo spreco del pubblico denaro, magari per cose più o meno utili, ma la corruzione che si nasconde dietro il paravento della legalità che non c’è. Che cosa possono fare allora i cittadini nei confronti di amministratori incapaci o corrotti che sperperano i soldi della collettività oltre che arrabbiarsi? Semplicemente denunciare ogni spreco alla Corte dei Conti, anche se il danno erariale, cioè la perdita, la distruzione, la sottrazione di beni o valori della pubblica amministrazione è di poca entità, perché è l’azione di denuncia che fa la differenza in un’epoca che nega la verità incontrovertibile dei fatti con la capacità di saper imbrogliare le carte in “tavola”, attraverso bravi avvocati ma soprattutto di buoni e super pagati comunicatori.

La Guardia di Finanza di Siracusa ha segnalato alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Palermo un danno erariale per 2 milioni 808 mila euro a carico del Sindaco del Comune di Siracusa, Giancarlo Garozzo, del Dirigente del Settore Lavori Pubblici, Ingegner Natale Borgione e del Direttore Generale della Società affidataria (la Siam) del Servizio Idrico Integrato dei Comuni di Siracusa e Solarino per l’anno 2015 e per il primo trimestre 2016, Enrico Jansiti.

corte dei conti

Dalla sintesi appena descritta, l’azione di responsabilità amministrativa dovrà, quindi, essere iniziata nel caso in cui la pubblica amministrazione corrisponda un ristoro e/o un indennizzo a causa del comportamento dell’amministratore, dirigente o funzionario connotato da grave negligenza o imperizia e, quindi, si ravvisi nel suo operare l’elemento psicologico del dolo o della colpa grave. Competenza che si sottrae dall’opera di perfezionamento giurisprudenziale la quale ravvisa la colpa grave in quella condotta caratterizzata da particolare negligenza, imprudenza o imperizia e che sia attuata senza l’osservanza, nel caso concreto, di un livello minimo di coscienziosità, attenzione o esperienza, in relazione al tipo di attività concretamente richiesto all’attore e alla sua particolare preparazione professionale, in quel settore della Pubblica amministrazione al quale è preposto (così la Corte dei Conti, Sezione Sicilia, 2 marzo 1998, n. 68).
Nell’allarme corruzione nella pubblica amministrazione da parte della Corte dei Conti, dove i controlli interni ed esterni sull’amministrazione non sono pienamente adeguati, vi è nell’attuale situazione una scarsa efficacia e di pochezza di effetti efficaci. Insiste poi la mancanza della trasparenza che genera il cono d’ombra entro cui possono trovare spazio quei fatti di corruzione o di concussione che rendono poi indispensabile l’intervento obbligatorio del giudice penale. Insomma, corruzione e concussione, incidono sul prezzo degli appalti e danneggiano l’immagine della pubblica amministrazione e le tasche dei cittadini.

Ma ritornando a casa nostra, sull’indagine che ha portato alla denuncia del danno erariale da parte della guardia di finanza di Siracusa (atto dovuto perché notizia di reato); inchiesta, della Procura della Repubblica di Siracusa, che ha portato alla richiesta da parte dei Pm siracusani al gip del tribunale aretuseo, Vincenzo Tripi, del rinvio a giudizio per il sindaco Giancarlo Garozzo e per il dirigente del comune capoluogo, ingegner Natale Borgione per l’intrigata vicenda della concessione del servizio idrico del comune di Siracusa e Solarino alla Siam; a distanza poco meno di quattro mesi dalla conclusione delle indagini, infatti, la magistratura siracusana, sulla base degli elementi in proprio possesso, decide di chiedere il giudizio a carico del primo cittadino e del dirigente comunale.

L’accusa rimasta in piedi per Garozzo e Borgione è di turbativa d’asta in concorso. I due, secondo la procura, avrebbero procurato un ingiusto vantaggio alla società Siam che si è poi aggiudicato l’appalto della gestione del servizio idrico e della depurazione nei comuni di Siracusa e Solarino. Il provvedimento della richiesta di rinvio a giudizio, per l’inchiesta diretta fin dall’inizio dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, passata poi sotto il coordinamento dal procuratore aggiunto, Fabio Scavone, è stato firmato dai pubblici ministeri Giancarlo Longo e Marco Di Mauro, a conclusione delle indagini delegate alla Guardia di Finanza per ben due anni e quattro proroghe per un’inchiesta giudiziaria abbastanza complessa e capziosa. Su quell’appalto, affidato alla fine del mese di settembre 2014, si concentrò l’attenzione della politica prim’ancora che della magistratura inquirente. Dai banchi dell’opposizione del Vermexio si puntò subito il dito contro l’amministrazione, mentre il deputato regionale Vincenzo Vinciullo, firmatario insieme con Marika Cirone, della legge sulla pubblicizzazione dell’acqua, fu convocato negli uffici della sezione di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Siracusa per chiarire alcuni aspetti della vicenda e sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa che attivarono il meccanismo della notizia di reato.

I fatti. Dopo la pubblicazione dell’avviso, il 25 giugno 2014, l’affidamento del servizio idrico finì all’ordine del giorno e di voto nella seduta del consiglio comunale del 3 settembre del 2014, quando i consiglieri Gaetano Firenze e Salvo Castagnino hanno sostenuto che il bando sulla gestione idrica in forma associata fosse illegittimo perché non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea. Sul bando di disponibilità, l’amministrazione comunale ha sempre escluso, ovviamente, profili d’illegittimità per non avere fatto ricorso alla procedura europea, ma è rimasto sempre il dubbio del perché la vecchia gestione in toto ritornò senza colpo ferire ad amministrare e a dirigere il vecchio copione di Sogeas prima e Sai8 poi, con tanti punti oscuri e danni di milioni di euro e tanti soldi pubblici sperperati in nome della trasparenza che si celava dietro la gestione del servizio idrico, dove i soggetti giuridici intrattenuti sono falliti entrambi e i colpevoli saranno graziati dal tempo che il legislatore ha concesso con la prescrizione. Le polemiche esplosero anche negli equilibri in ambito politico-elettorale nelle amministrative che portò Garozzo al Vermexio dopo una serie di accordi, di nomine di consulenti senza compenso, ma poi passati armi e bagagli a dirigere ancora una volta il servizio idrico della città di Siracusa, così come per il passato, Enrico Jansiti e Giuseppe La Torre, mentre l’ingegner Giuseppe Marotta arriva in silenzio. Ci furono anche le “frequentazioni pericolose” che si culmineranno con la misteriosa scissione tra Garozzo e l’onorevole Luigi Foti, per la verità mai chiarita del tutto, oltre ai tanti fatti e misfatti all’interno del Pd siracusano.

Garozzo, sulle modalità della concessione del servizio idrico, ha sempre sostenuto che l’amministrazione si è limitata a osservare un “atto di buon senso nell’emergenza, di assenza di alternative allo stesso, di unico strumento per assicurare continuità di servizio e tutela dei lavoratori”. Replicò il deputato regionale, Vincenzo Vinciullo, il quale denunciò all’opinione pubblica altre presunte anomalie: “Siracusa si muove in difformità rispetto a quanto deciso dal consiglio comunale di Solarino che, con l’unica delibera, nient’altro che un atto d’indirizzo, parla di “procedura a evidenza pubblica” e in ogni caso di affidamento per un solo anno”. Nel febbraio del 2015, l’affidamento della consulenza tecnica all’ingegnere Luigi Boeri, sul cui tavolo è pervenuto l’intero carteggio dell’appalto sul servizio pubblico, così come acquisito nel mese di gennaio 2015 dai militari della guardia di finanza di Siracusa, dopo l’acquisizione degli atti al Vermexio e in altre sedi comunali e la consegna dei due avvisi di garanzia con l’iscrizione nel modello 21 di Garozzo e Borgione, insieme ad altri 3 personaggi considerati dapprima di primo livello investigativo, ma in seguito esclusi del tutto dall’indagine.

Ora la ciliegina sulla torta: il nucleo di polizia Tributaria, terminata l’indagine sulla gestione del servizio idrico integrato dei comuni di Siracusa e Solarino delegata dalla locale Procura della Repubblica, ha richiesto e ottenuto l’autorizzazione per l’analisi della copiosa documentazione ai fini della segnalazione del danno erariale. L’approfondimento e l’analisi della documentazione hanno consentito alle fiamme gialle del comando di Siracusa di segnalare alla magistratura contabile i tre responsabili che, in solido tra loro, hanno arrecato un danno all’Erario per oltre 2,8 Milioni di euro a proposito di due tipologie di danno, quello cosiddetto alla “concorrenza” e quello da “utile d’impresa”.

“Nel primo caso – spiegano dal comando della guardia di finanza – il pregiudizio all’erario scaturisce dalla mancata applicazione delle regole del confronto concorrenziale tra operatori economici che avrebbe comportato per il Comune di Siracusa un risparmio di spesa rispetto a quella effettivamente sostenuta per effetto di un affidamento senza gara. Nel secondo caso, invece, si è determinato il danno pari all’ammontare dell’utile dell’impresa affidataria corrisposto dal Comune di Siracusa, nonostante la nullità del contratto di affidamento perché stipulato in violazione del Codice degli Appalti”.

Il contrasto a ogni forma d’illegalità nella Pubblica Amministrazione costituisce una priorità, in quanto ne altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e fa aumentare i costi dei servizi pubblici. Ma quello che nessuno osa denunciare sono le bollette salate che arrivano ai siracusani, alla faccia del silenzio della politica che ha lasciato soli i cittadini costretti a combattere con un sistema che fa acqua, ironia della sorte, da tutte la parti.

Concetto Alota

 

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