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Siracusa, misure anticovid; avvocati annunciano la protesta

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa
− premesso il tempo decorso a partire dalla ripresa della decorrenza dei termini processuali e dell’entrata in vigore, lo scorso martedì 12 maggio, delle nuove misure organizzative per l’attività giudiziaria, la cui determinazione è stata affidata ai Capi dei singoli Uffici Giudiziari;
− rilevato che a far data da allora questo Consiglio dell’Ordine ha avviato, con l’aiuto dei propri iscritti, una attività di costante monitoraggio delle modalità del tutto nuove, di svolgimento delle attività di udienza e di cancelleria nelle quali si sostanzia la quotidiana attività della Classe Forense, evidenziandone le criticità connesse, in particolare, alle gravi limitazioni al regolare esercizio delle attività difensive connesse alle disfunzioni degli Uffici e delle Cancellerie, con accesso consentito solo previo appuntamento e con una significativa riduzione del personale amministrativo, per il quale è stata disposta la proroga del regime di smartworking pur a fronte della mancata predisposizione dei mezzi necessari per consentire attività lavorativa in tali modalità;
− rilevato che la ripresa, pur parziale, dell’attività giudiziaria e la contestuale ripresa della decorrenza dei termini processuali, in data 12 maggio 2020, ha determinato, come è ben prevedibile, in capo a ciascun Avvocato l’esigenza di poter svolgere con efficienza e con serenità la propria attività professionale, che in buona parte necessita l’esistenza di meccanismi di efficienza delle Cancellerie, e che le criticità riscontrate presso gli Uffici Giudiziari a partire dal 12 maggio sono inevitabilmente connesse alla oggettiva difficoltà, per la classe forense, di riprendere regolarmente la propria attività professionale a fronte dell’irregolare funzionamento degli Uffici Giudiziari e della limitata presenza, oltre che alla talvolta limitata disponibilità, del personale amministrativo all’interno degli Uffici;
− rilevato altresì come in una situazione generale in cui la effettiva ripresa dell’attività giudiziaria è stata affidata al buonsenso ed alla buona volontà dei singoli, il rischio di un collasso del sistema e di un vero e proprio scontro sociale nel Paese sia sempre più concreto;
− rilevato che l’esigenza di giustizia propria degli Avvocati, che sono coloro ai quali è affidato il delicato compito di garantire la medesima esigenza di giustizia dei cittadini, si trova allo stato attuale a scontrarsi con la previsione legislativa che ha prorogato le disposizioni in materia di presenza dei dipendenti pubblici negli Uffici in virtù di una ben poco comprensibile necessità di ‘governare con efficacia e prudenza la ripresa dell’attività negli uffici Giudiziari successivamente alla cessazione della sospensione disposta sino all’11 maggio 2020 dall’art. 83 del D.L. 18/2020’;
− rilevato che ogni valutazione e scelta organizzativa affidata ai Capi degli Uffici deve tener conto delle scellerate decisioni governative che hanno da una parte imposto la ripartenza delle attività giudiziarie affidando ai capi degli Uffici Giudiziari la scelta sulle relative misure organizzative e, dall’altra parte, hanno privato gli Uffici del personale amministrativo, così pregiudicandone significativamente l’efficienza;
− ritenuto evidente, sotto tale profilo, come il nostro Legislatore, evidentemente poco attento a garantire la prudente e piena ripresa dell’attività giudiziaria che pure rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare, un settore nevralgico per il Paese, non si è in alcun modo preoccupato di garantire un adeguato piano per la ripartenza del settore Giustizia, scegliendo di estendere le limitazioni della presenza fisica del personale all’interno degli Uffici senza in alcun modo garantire la concreta possibilità di svolgimento pieno delle proprie mansioni anche in modalità di smart working;
− ritenuto tuttavia che sia compito e dovere di ciascun operatore della Giustizia quello di invocare ed immaginare, pur a fronte dell’imbarazzante silenzio degli Organi di Governo e del Ministro della Giustizia, l’adozione di ogni misura idonea a consentire che ogni Ufficio Giudiziario possa svolgere le proprie funzioni in modo da non pregiudicare il regolare funzionamento del sistema Giustizia, ed a garantire altresì agli Avvocati, che del sistema Giustizia sono gli attori principali, il pieno svolgimento delle delicate funzioni loro affidate;
− ritenuto che, ferma ogni valutazione connessa all’esigenza di privilegiare le specifiche realtà territoriali, avrebbe dovuto ritenersi imprescindibile l’adozione di misure unitarie a livello nazionale volte a garantire la ripresa totale dell’attività giudiziaria, così da evitare il caos che ha interessato i singoli Uffici Giudiziari dell’intero Paese;
− rilevato che la gestione dell’emergenza abbia acclarato la totale inadeguatezza del Ministro Guardasigilli e dei componenti del suo Gabinetto rispetto alle delicatissime funzioni proprie del Dicastero della Giustizia, eludendo la necessità non solo di garantire, pur a fronte dell’emergenza epidemiologica che ha colpito il Paese, il regolare funzionamento dell’attività giudiziaria, ma anche di prevedere, in relazione alle attività di cui alla cd. ‘Fase Due’, i meccanismi per la piena ripresa della stessa;
− ritenuto inoltre che i provvedimenti adottati in materia di personale, e ciò sia con riferimento al regime di smartworking adottato senza alcuna previsione idonea a consentire il regolare ed effettivo svolgimento delle attività lavorative da parte del personale in tale modalità, sia in relazione alla previsione di proroga delle disposizioni in materia di presenza dei dipendenti pubblici negli Uffici in virtù di una ben poco comprensibile necessità di ‘governare con efficacia e prudenza la ripresa dell’attività negli uffici Giudiziari successivamente alla cessazione della sospensione disposta sino all’11 maggio 2020 dall’art. 83 del D.L. 18/2020’, si siano rivelati assolutamente fallimentari e siano anzi da ritenersi, allo stato, causa delle gravissime criticità attualmente esistenti in tutto il territorio nazionale;
− ritenuto ancora gravissimo, per la larghissima parte dell’Avvocatura che ha beneficiato della misura, il problema, creato da due norme del cd. ‘Decreto Rilancio’ che da una parte (art. 78) ha rifinanziato il bonus del reddito di ultima istanza già erogato a marzo anche per aprile e maggio e dall’altra (art. 86) ha reso il bonus già erogato incompatibile con quello dei mesi successivi, così rendendo necessario l’adozione di un provvedimento correttivo con ulteriore lungaggine dei tempi per l’erogazione del contributo per i Professionisti iscritti alle Casse;
− rilevato che la crescente e sempre più grave crisi reddituale dell’Avvocatura che il Ministro si ostina a non voler attenzionare non è un problema economico per i soli Avvocati, ma può diventare un elemento di rottura del sistema giustizia, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’intero ordinamento alle quali è imprescindibile porre rimedio non mediante l’adozione di interventi di natura assistenziale, mai richiesti o pretesi dalla Classe Forense, ma attraverso interventi volti a garantire, da una parte il regolare svolgimento della propria attività professionale e, dall’altra, il tempestivo pagamento degli onorari dovuti per i Colleghi che svolgono la propria funzione costituzionale in favore di soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, disattendendo a tal proposito le richieste, pervenute dai Consigli dell’Ordine degli Avvocati dell’intero Paese, di previsione dei fondi di copertura degli stessi e così manifestando un evidente disinteresse per una situazione che presenta oramai connotati di natura emergenziale per i numerosissimi Colleghi che si vedono privati del legittimo diritto di vedere retribuita la propria attività professionale, al pari di quanto oggi avviene per chi fruisce di uno stipendio fisso che gli consente di guardare al futuro con ben altra serenità;
− ritenuto estremamente grave ed inaccettabile che un Ministro della Giustizia, che ricopre una carica fondamentale per il buon funzionamento dell’esecutivo ed anche del potere legislativo, che è incaricato delle delicatissime funzioni in tema di amministrazione della Giustizia, e che è peraltro, nel caso di specie, un Avvocato, manifesti una così plateale indifferenza e mancata conoscenza rispetto alle più elementari meccanismi di funzionamento degli Uffici Giudiziari;
− ritenuto pertanto che sia emersa con evidenza l’inidoneità dell’On.le Bonafede allo svolgimento delle delicate funzioni di Ministro della Giustizia, e che sia necessario che l’Avvocatura si faccia promotrice delle iniziative volte a sollecitare le dimissioni dello stesso o, comunque, all’avvio dell’iter parlamentare volto ad una mozione di sfiducia individuale;
− ritenuto inoltre necessario promuovere ogni iniziativa volta ad attenzionare le gravissime criticità connesse alla mancata ripresa delle attività giudiziaria, ed a tal fine di indire una manifestazione pubblica;
delibera
di invitare tutti gli Ordini Forensi, l’Unione degli Ordini Forensi Siciliani, l’Organismo Congressuale Forense ed il Consiglio Nazionale Forense a dare corso ad ogni iniziativa volta:
− alla richiesta, nei confronti delle Forze di Governo, di immediata assunzione dei provvedimenti per la piena ed effettiva ripresa dell’attività giudiziaria, garantendo al contempo la piena funzionalità del personale amministrativo mediante la predisposizione di ogni strumento necessario per lo svolgimento effettivo dell’attività lavorativa sia presso gli Uffici Giudiziari che in modalità smartworking ed il costante monitoraggio della suddetta attività;
− alla previsione di rafforzamento dei fondi per il pagamento delle somme in favore degli Avvocati che hanno svolto le proprie funzioni in difesa dei non abbienti ed all’adozione di ogni provvedimento utile per garantire la tempestività dei pagamenti;
− alla richiesta delle immediate dimissioni del Ministro della Giustizia, On.le Avv. Alfonso Bonafede, in uno al Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi, ed all’invito, da rivolgersi nei confronti delle Forze di Governo e di Opposizione e degli Avvocati Parlamentari alla presentazione di mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro Guardasigilli.
Delibera
di indire una manifestazione pubblica degli Avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati del Foro di Siracusa che si terrà innanzi al Palazzo di Giustizia di Siracusa in data 29 maggio 2020 alle ore 9,30, con lo slogan “Giustizia sospesa”;
estende
l’invio alla partecipazione alla suindicata manifestazione a tutte le componenti dell’Avvocatura distrettuale ed a tutte le realtà associative forensi costantemente a fianco del Consiglio dell’Ordine nell’impegno per il pieno ripristino dell’attività giudiziaria e per l’affermazione della tutela dei diritti.
Dispone che la presente delibera venga pubblicata sul sito istituzionale dell’Ordine e comunicata a tutti gli Iscritti.
Dispone la trasmissione della presente delibera all’U.O.F.S., all’O.C.F., al C.N.F. ed a tutti gli Ordini Forensi.
Manda alla Segreteria per gli adempimenti di conseguenza.

Il Presidente propone, inoltre, di deliberare la chiusura della Segreteria per la giornata di lunedì 1 giugno 2020.
Il Consiglio

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