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Siracusa. Processo “Fantassunzioni” fermo al palo con il rischio prescrizione tra cavilli, favorevoli e contrari

Riflettere sulle ragioni che oggi rischiano di rendere il processo penale inefficiente rispetto allo scopo principe assegnato dalla Giustizia. Inevitabile pensare che tutto ricada sulla vigente disciplina della prescrizione del reato. Il processo scaturito dall’inchiesta della Procura di Siracusa denominata “fantassunzioni” al Comune di Siracusa, è rimasto in equilibrio e tra un pretesto e una scusa, non si riesce a far prendere quota al necessario dibattimento processuale. L’impressione che si vuole arrivare alla prescrizione allungando i tempi, è forte; ma da un calcolo approssimativo, la prescrizione per questo processo sarebbe un destino già compiuto.

La mancata presentazione di due testimoni nell’ultima udienza ha costretto il giudice monocratico del tribunale di Siracusa, Giuseppina Storaci, a rinviare ancora una volta l’udienza. Quell’udienza era destinata a esaminare due testi, citati dalla difesa, ma entrambi non si sono presentati in Aula e il processo ha patito un nuovo stop per riprendere in autunno. Malgrado la buona volontà del giudice che sta cercando di calendarizzare le udienze, la posizione di alcuni imputati è sfumata perché nel frattempo è scaduto il termine per la prescrizione del reato oggetto della contestazione.

Al processo, per la cronaca, si è costituito parte civile il Comune di Siracusa. Al vaglio del giudice monocratico vi sono complessivamente cinquanta presunti episodi di truffa e di falso ideologico a vario titolo contestati a Sergio Bonafede, Adolfo Mollica, Piero Maltese, Riccardo Cavallaro, Riccardo De Benedictis, Franco Formica, tutti consiglieri in carica fra il 2008 e il 2013, e agli imprenditori, come datori di lavoro di questi ultimi, Natale Calafiore, Giuseppe Serra, Sebastiano Solerte, Roberto Zappalà, Paolo Pizzo, Marco Romano, Maurizio Masuzzo.

Al vaglio del giudice monocratico c’è l’inchiesta, portata a termine dagli investigatori della Digos della Questura di Siracusa, che nella prima fase portò al sequestro di una somma complessiva di 657 mila 965 euro. Nell’insieme sono cinquanta gli episodi di truffa contestati agli imputati. I consiglieri comunali finiti nell’indagine degli uomini della Digos avrebbero attestato in più occasioni la loro presenza alle riunioni indette dalle diverse commissioni senza in realtà partecipare ai lavori degli organi dell’assemblea; secondo l’accusa avrebbero indotto in errore i segretari delle diverse commissioni che, a loro volta, attestavano inconsapevolmente nelle certificazioni riepilogative mensili il numero delle commissioni alle quali risultavano avere partecipato i diversi consiglieri. L’indagine, scattata nel settembre del 2012. Stando a quanto ipotizzato dalla magistratura i consiglieri comunali in questione avrebbero stipulato in maniera fittizia contratti di lavoro subordinato, in occasione della loro elezione, presentando poi la documentazione attestante l’esistenza del rapporto di lavoro, senza tuttavia svolgere alcuna attività lavorativa nelle aziende coinvolte, e sfruttando a loro vantaggio la normativa regionale avrebbero compilato e presentato periodiche richieste di rimborso concernente le commissioni permanenti.

Ma, come in tutte le cose quando ci sono più teste coinvolte, ci sono imputati che sono per la prescrizione ma anche tanti i contrari. Il rapporto di una conclusione fino alla sentenza, rischia la condanna, ma anche la possibile onorata assoluzione, con il risarcimento del danno per l’ingiusta condizione cui si è stati costretti da errori e omissioni, ma anche di una condanna e una lunga trafila e tanto turismo giudiziario tra le aule della giustizia. Si tratta semplicemente di scegliere da che parte stare e dove si vuole andare. Negli ultimi dieci anni, oltre un milione e mezzo di processi sono finiti in nulla per prescrizione.

C.A.

 

 

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