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Siracusa. Spacciatori di droga per necessità: quei quartieri degradati terra di nessuno tra silenzi e connubi

Spacciatori di droga per necessità. Al di là della permeabilità della moderna società, il bisogno nasce dall’incapacità dei governi a tutti i livelli che non hanno saputo affrontare la tematica della mancanza di lavoro; pur spendendo montagne di soldi e convivere con la corruzione a tutti i livelli istituzionali. Uno Stato maligno che punisce ma non applica il diritto del cittadino sancito dalla Costituzione, come il diritto al lavoro, ad una vita civile e dignitosa.

Nel nostro breve viaggio abbiamo fotografato i diversi ritratti d’autore in una città degradata e in rovina in cui si svolge da decenni lo spaccio della droga e lavori precari per sbarcare il lunario.

Siracusa un tempo ordinata, pulita, combattente e potente, patria della cultura, con tante bellezze e natura, oggi è prigioniera della droga tra i primi posti per consumo di stupefacenti in Sicilia. E tutto questo avviene attorno ad una stratificazione sub-culturale pseudo-mafiosa e cafona. Non mancano gli atteggiamenti da boss tra il serio e il ridicolo. Confermano tale siffatta condizione, angoli impietosi di degrado che i siracusani vedono ormai tutti i giorni con cumuli di spazzatura nell’indifferenza generale, così come il fenomeno dei parcheggiatori abusivi; si sparano fuochi d’artificio ogni notte a mezzanotte in diverse zona della città. I residenti chiedono perché, ma la risposta è il silenzio, in una sorta di zona franca. In diverse zone della città si registrano traboccanti e vistose angherie tra degrado e malandrinate che assommano una condizione di sub cultura da bulli, con allo sfondo la soverchieria nei confronti dello Stato; una sorta di mafiosità per incutere paura e rispetto tra minacce e inciviltà ai civili e onesti cittadini. Non siamo in un’ambiente sicuro; piaccia oppure no, è la verità. Si registrano continue fughe di notizie e riverberi appartenenti ad una sub cultura di basso profilo sociale, con il sospetto che pezzi delle istituzioni possano essere in “buoni rapporti” con uomini della malavita e non solo.

Una sfida alla vita democratica della città senza che nessuno reagisca; il connubio, l’amicizia, la paura, creano uno stato di omertà oltre ogni logica deduzione che a volte interessano anche tanti addetti ai lavori per paura di ritorsioni. Nel nostro viaggio nel degrado della città, nelle cosiddette case popolari in diversi quartieri, abbiamo calcolato al ribasso circa duecento casette in lamiera (vedi foto) in uso ai proprietari che li hanno piazzate abusivamente; nelle vicinanze della Chiesa di San Metodio, attaccati alla Circoscrizione, oltre agli orribili box in metallo, insiste un recinto con tanto di stalle per i cavalli che durante il giorno pascolano tra lo stupore dei cittadini che si recano nell’ufficio del comune per sbrigare le proprie pratiche. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno ha parlato. La spazzatura è ormai in quei quartieri degradati la cornice di una quadro chiaro di una inciviltà che si è rafforzata sempre di più, per colpe diffuse dalla politica fallimentare che si è registrata negli anni. Per non parlare del disastro nelle periferiche sia in campagna così come nelle zone balneare. La città è una tomba, un sepolcro abbandonato, dove la mano pubblica è quasi scomparsa. Assenza delle regole civili e disperazione al semplice girare per la città; in lungo e in largo tutto appare come l’inferno sulla terra.       

E questo avviene, anche in altre zone, così come in parte di Ortigia, anche quando la città è piena zeppa di turisti che continuano ad arrivare e non smettono di ammirarla; città unica al mondo, nonostante i suoi mille mali quotidiani e la cattiva amministrazione che si ripete da decenni. Non si riesce a far riemergere la città di Archimede dal vicolo cieco in cui è stata relegata; non si riesce proprio a tenerla pulita e ordinata, come negli Anni ’70 e ’80, che vantava di essere il capoluogo del Meridione d’Italia con il reddito più alto, pulita e ordinata. E questo in primis per i residenti che non rispettano le norme semplici della civiltà, come il conferimento dei rifiuti in maniera ordinata, il controllo dei propri cani nel provvedere prontamente alla rimozione degli escrementi e il lavaggio delle urine, magari con la giusta attrezzatura. I marciapiedi sono pieni di escrementi e di ogni tipo di rifiuti, mascherine e guanti compresi, alla faccia del Covid e dei malcapitati. 

Il fascino cede il passo al fallimento della politica; una città conosciuta in tutto il mondo, rimane avvolta dal cinismo di proporzioni diffuse. Di fatto, è una discarica a cielo aperto. Siracusa con la sua bellezza fa dimenticare gli odori nauseabondi che arrivano dai cassonetti puzzolenti, ma quando gli occhi si aprono, tutto diventa drammatico.

Dall’altro versante troviamo ancora disagi; si parla da anni della sistemazione delle strade e dei marciapiedi, e da mezzo secolo del rifacimento della rete idrica in parte in tubi di ferro e vetroresina, e in parte in eternit, compresa la rete fognaria colabrodo. Ammortizzatori e gomme che si usurano nel volgere di un tempo breve; pericolo per ciclisti e motociclisti. E non bastano i “bocconi” della pista ciclabile, anche se per la verità è un fatto positivo per cominciare; e questo in uno ad altri interventi della Giunta comunale, come la caccia agli sporcaccioni che conferiscono i rifiuti in maniera davvero incivile, con il vecchio vizietto che qualche sospetto di favoritismo ancora rimane attivo.

Occorre rimarcare, che è davvero grave, la mancata sistemazione e bonifica delle zone balneari, delle periferie abbandonate al loro destino e la messa in sicurezza dei devastati marciapiedi, della segnaletica stradale precaria, delle strade sbudellate, del traffico impazzito, della sosta selvaggia, dell’abusivismo commerciale, con frutta e verdura, pesce e pane in mezzo alla pubblica via con le polveri sottili che si depositano sui cibi, degli impianti sportivi in balia alla speculazione privata, la mancata costruzione del nuovo ospedale e una Sanità da Terzo Mondo e una mano amica verso i baroni della Sanitò privata con cliniche e centri di cura a iosa, una girandola in cui si nascondono tanti, troppi interessi; la stessa cosa vale per il nuovo cimitero. E cosa dire dell’abbandono del circuito automobilistico e del cine teatro Verga, dopo aver sperperato milioni di euro pubblici inutilmente. O della mancata realizzazione della strada del mare che da oltre 30anni si dibatte e si promette. La sistemazione del porto turistico. Degli edifici scolastici abbandonati o la farsa degli asili nido. Si parla ogni tanto di un piano a largo raggio per l’ampliamento dell’Università, o della realizzazione di un’adeguata area di sosta per i pullman per viaggiatori e turisti che arrivano in città, della sistemazione e riapertura di tutti i siti archeologici al pubblico, della pulizia straordinaria della città (turistica) che rimane sommersa dalla sporcizia, con un fetore nauseabondo che si mischia a quello dell’inquinamento industriale del petrolchimico e delle auto vecchie con fumo nero e perdite appariscenti di macchie d’olio, che ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Viviamo, di fatto, tra amministratori che attuano scientificamente la demagogia, il qualunquismo e la politica delle promesse che diventa, di fatto, antipolitica, germe della discordia. Siamo diventati abulici e non troviamo più la forza di ribellarci, dimenticando così in un attimo la lunga e grande storia della città di Archimede

Le zone periferiche, cosiddetti balneari, la Mazzarrone, i dintorni di Via Italia, Via Immondini, buona parte di Santa Panagia e della Borgata, la zona del Viale Zecchino con la piazzetta del Sacro Cuore “centro di raccolta”, il cosiddetto Bronx, Ortigia e tanto altro ancora, sono i quartieri simbolo di quelle periferie nelle quali sembra essere scomparsa la civiltà, in cui il decadimento è reale. Luoghi ai margini delle civile convivenza, da “rigenerare”, come da anni si fa in Europa. Sullo stato di degrado della città e delle periferie, serve un grande progetto politico-economico. Si tratta di luoghi interessati da fenomeni di forte degrado sociale, ai margini della civile convivenza, con un forte disagio generale, insicurezza e una minore dotazione di servizi, la cui condizione desta particolare pericolo, così come sul fronte della sicurezza, dell’ordine pubblico e le difficoltà degli abitanti con piazze di spaccio a bella vista e prostituzione per le strade di donne costrette a vendersi a causa della forte crisi economica per la mancanza di lavoro.

Nei quartieri più degradati si concentrano diversi fenomeni di illegalità, a partire dall’insediamento delle nuove squadre autonome in sostituzione della vecchia e diffusa criminalità organizzata in clan, discariche a cielo aperto, roghi di materiali tossici e lo smaltimento illegale di rifiuti; quelle periferie rischiano di trasformarsi nel teatro delle guerre tra poveri, con il pericolo di alimentare il conflitto sociale tra ceti deboli, tra famiglie impoverite e migranti in libertà. Insiste poi la delicata questione abitativa che potrà essere risolta dando maggiore spinta alle politiche residenziali pubbliche.

La politica è obbligata dal presupposto che il rilancio delle periferie deve imprimere grande impulso allo sviluppo delle città, attraverso un cantiere e un progetto avanzato verso la tutela della qualità della vita, della salute e della sicurezza dei cittadini, l’inclusione sociale, il sostegno all’accesso alla casa e all’abitare dignitoso e sicuro, lo sviluppo di reti per la mobilità sostenibile.

Vivere e abitare in sicurezza, trasformare il degrado in decoro. L’amministrazione comunale, deve orientare il proprio intervento sulle periferie, definite aree di un confine malfamato; questo per misurare l’efficacia e la capacità della politica che in atto governa la città di Archimede, un tempo grande e potente, oggi ridotta alla miseria e all’abbandono, con la popolazione diventata abulica e rassegnata alla desolazione, oltre il degrado.

Concetto Alota

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