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Siracusa, un campus alla Martoglio nel segno della fraternità

Si è concluso a Siracusa il campus “Summer 2014”. Per due settimane, dal 26 luglio al 9 agosto, i “Giovani per un mondo unito”, provenienti da tutta Italia, hanno animato numerose attività per i ragazzi dei quartieri Tike e Akradina. Nei quartieri periferici, dove i grandi edifici di edilizia economica e popolare svettano verso l’alto, anonimi, uno accanto all’altro e dove non esistono servizi, né svaghi, né punti di riferimento, i bambini trascorrono la loro estate da soli. Per due settimane, l’Istituto comprensivo “Nino Martoglio” si è trasformata in una grande officina che li ha aiutati a costruire qualcosa di veramente speciale: sono circa 100 quelli che hanno partecipato alle attività, circa 120 i giovani animatori che, nell’arco di due settimane, si sono succeduti per animare le attività, ma soprattutto per costruire rapporti autentici, veri, con i bambini. La scuola si è trasformata in una città in bozzetto, dove tutto prendeva vita: dai giochi in palestra, alle attività più varie, coinvolgendo i ragazzini del quartiere che li hanno vissuti “da protagonisti”. E il “campus” si è dato un titolo suggestivo: “Da qui riparte la fraternità”.

Alle attività del mattino sono seguiti, nei pomeriggi, momenti di approfondimento. I giovani si sono spostati nel centro di accoglienza di Priolo, dove sono ospitati un centinaio di minori stranieri non accompagnati, giunti in Italia sui barconi della morte. La vita di questi giovani, alcuni dei quali con alle spalle tragedia familiari e storie di guerre e di stermini, è apparsa “a nudo”, fuori dagli schemi di intolleranza che spesso si determinano anche a causa dei problemi economici. Si è scavato a fondo, si è compreso quali sono le ragioni che spingono i popoli a fuggire, quali le normative che vengono applicate. Si sono sfatati alcuni luoghi comuni.

Due serate hanno visto protagoniste le famiglie di Siracusa e di Augusta diventate “tutori” di minori non accompagnati: l’esperienza pilota dell’Associazione Accoglierete ha mostrato la prospettiva di un’accoglienza familiare già in atto con tanta generosità in questo territorio.

Alcuni giovani, poi, si sono recati nel carcere di contrada Cavadonna. E dal carcere sono arrivati anche i cibi offerti a questi ragazzi. Il servizio di catering è stato curato da una cooperativa “L’Arcolaio”, che opera nella casa circondariale, formata da detenuti, ha portato nella scuola i pranzi e le cene, ma anche le colazioni e le granite. Un rapporto forte si è costruito tra il “campus” e chi cerca, con forza, di ricostruire la propria vita. Il cibo crea fratellanza e anche stavolta è stato così.

“Siracusa Summer 2014” ha chiuso i battenti con lo spettacolo finale. Nel cortile della scuola i bambini hanno portato i loro lavori: danze, musica, teatro, persino un laboratorio di arti magiche e giochi di prestigio. Tra il pubblico, entusiasti, i loro genitori, la preside della scuola, Giusy Aprile ed alcuni docenti della scuola.

“Per i ragazzi di questo quartiere è stata un’esperienza fantastica – commenta la preside – Da questo campus hanno acquisito consapevolezza, sono maturati. Si sono abituati all’impegno, alla “diversità”, al confronto con culture diverse. Hanno conosciuto Peter, dell’Egitto, i ragazzi immigrati, hanno incontrato giovani provenienti da varie città italiane, anche di culture diverse. Si sono confrontati con un mondo diverso dal loro”.

“Sarà difficile abituarsi all’idea che la scuola torni alla normalità – commenta la preside – questa esperienza dimostra che è possibile tenere le scuole aperte e farne un punto di riferimento per il territorio. Non ci sono i soldi, ma la legge 104 del 2009 le prevede. Credo che ciò che si è realizzato a Siracusa sia un progetto – pilota che può essere esteso a tutto il territorio e che può interessare soprattutto i quartieri a rischio”.

Nella scuola è rimasto un murales, realizzato dai ragazzi. Ci sono le impronte colorate dei bambini e dei ragazzi del campus. E le firme dei “Giovani per un mondo unito”, di tutta Italia, che qui hanno vissuto per due settimane, insieme a loro. I “Giovani per un mondo unito. E c’è una frase: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. E’ la regola d’oro, comune a tutte le grandi religioni del mondo . Il murales è il dono finale alla scuola che li ha ospitati. Sarà, per chi entrerà e per chi trascorrerà qui le sue giornate, il segno di un’esperienza che ha lasciato il segno. “E’ un messaggio colorato che ci accompagnerà nei nostri mesi futuri- continua Giusy Aprile – che trasmetterà a tutti l’esperienza che è stata vissuta qui. Sarà la luce che illuminerà questo quartiere. Porteremo questa frase nelle classi, la proporremo nel “POF” della scuola. Mi piacerebbe assumerla come “logo” della scuola Martoglio. Il nostro logo è un gabbiano, che ci fa volare verso l’alto, verso grandi orizzonti. Le mani colorate e quella frase sono il simbolo della fraternità”.

Ai ragazzi è arrivato il messaggio dell’Ufficio del direttore del Difensore dei Diritti dei Bambini di Siracusa, Franco Sciuto: “Vi ringrazio per l’impegno con cui avete accettato questa sfida. Dopo questo campus, penso sia doveroso ripensare l’intervento nelle periferie, ma anche rimodulare il ruolo della scuola in questi quartieri. Vi chiedo adesso di continuare il lavoro iniziato. Se la fraternità è ripartita, adesso non possiamo più fermarla!”

Antonello Ferrara è il responsabile dell’Osservatorio Povertà e Risorse della Caritas di Siracusa, che ha sostenuto questo progetto: “L’impegno di questi 120 ragazzi di tutta Italia ha dimostrato agli abitanti di questo quartiere che i bambini sono una risorsa straordinaria e che da loro si può costruire un futuro diverso per questa zona. Spero che tutte le realtà associative della Diocesi possano rinnovare questo patto tra legalità e territorio, nel prendersi cura di questi bambini”

 Il messaggio finale dei Giovani per un mondo unito è affidato alle parole di Katia Di Mauro: “Da questo campus è davvero ripartita la fraternità. Abbiamo sperimentato e toccato con mano la potenza rivoluzionaria dell’amore vissuto. E’ stato un lavoro di squadra che ha coinvolto le associazioni e le migliori energie della città. La sinergia tra le varie “agenzie educative” (Ufficio del Difensore dei diritti dei bambini, Caritas, scuola Nino Martoglio e Giovani per un Mondo Unito), coalizzati in questo progetto per il quartiere e per la sua gente, ha fatto vivere ai bambini un’esperienza autentica di fraternità. Ci auguriamo che sia solo l’inizio di un cambiamento che parta dal “piccolo” per arrivare ad un progetto sociale che coinvolga tutta la città”.

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