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Siracusa tra veleni e mafia politica, dalla Princiotta accuse a tutto campo, ma Garozzo replica seccamente: tutto falso

Puntuale come un orologio svizzero arriva sia l’annunciata conferenza stampa di Simona Princiotta, sia la replica del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo che a sua volta smentisce seccamente alcune affermazioni della consigliera comunale.

La consigliera comunale Simona Princiotta va a ruota libera per un’ora e mezza condensando quanto aveva dichiarato ieri davanti alla commissione regionale antimafia. Un incontro con la stampa per ripetere per l’ennesima volta di essere vittima di un complotto; a suo dire un tentativo di eliminazione politica con un’attività tendente al discredito morale della sua persona a tutti i livelli e senza esclusione di colpi. Ha toccato tutti i punti con approfondimenti nel corso dell’audizione a Palermo, soffermandosi su alcuni aspetti come le ritorsioni subite negli ultimi tre anni, dovute, sempre a suo dire, a causa dell’attività di denuncia degli intrappoli verso il popolo e del malaffare di palazzo Vermexio. Pressioni che la Princiotta sostiene essere incrementate nelle ultime settimane per impedire che si presentasse in commissione o comunque di condizionarne gli aspetti di sostegno. La Princiotta ha detto a tutto campo che sarebbero false e prive di riscontro le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Rosario Piccione, il quale dice di avere avuto in passato una relazione con la consigliera comunale, affermando che la Procura lo abbia indagato d’ufficio per calunnia. Accuse rispedite al mittente anche per quanto attengono le affermazioni di avere ospitato in casa Alfredo Franzò durante la sua latitanza. Questa vicenda è finita sui giornali circa un anno fa, seguita da una lunga polemica e con uno scambio di querele della stessa consigliera e alcuni giornalisti insieme al Piccione, già lo scorso anno e attirò l’interesse della procura di Siracusa con l’apertura di un fascicolo d’inchiesta, della Direzione Nazionale Antimafia e della Procura Distrettuale competente di Catania per le implicazioni dei riflessi mafiosi; ma tuttora su tutta la vicenda nulla è trapelato. Simona Princiotta, con una serie di notizie inedite sulla posizione del Piccione, ha smontato pezzo per pezzo ogni tassello del mosaico, a suo dire faslo e calunnioso, con dovizia di particolari, fino a spiegare come e perché la procura di Siracusa ha ritenuto incriminare d’ufficio il collaboratore di giustizia per calunnia e altro.

Sempre in tema di rapporti con personaggi ritenuti in passato vicini alla criminalità organizzata, Princiotta ha chiarito che Nando Di Paola abita vicino alla sua casa e che i suoi figli frequentano la stessa classe delle sue figlie. Ha poi chiesto: come mai il sindaco abbia presieduto la commissione toponomastica che ha esitato l’intitolazione di una rotonda alla memoria del fratello di Di Paola?

Per la cronaca, presso la procura di Siracusa insiste un numero indefinito d’inchieste giudiziarie, aperte per l’obbligatorietà dell’azione giudiziaria, ma, sempre per la cronaca, parecchie che riguardano la Princiotta a seguito delle indagini sono state archiviate mentre altri sarebbero verso l’archiviazione per la mancanza dei riscontri oggettivi, ma tanti in generale sono quelli in sofferenza che riguardano la cosa pubblica siracusana.

Simona Princiotta è andata oltre, sostenendo che dietro le dichiarazioni di Piccione ci sarebbe il sindaco, per favorirne la sua “eliminazione politica”. Una lunga sfilza di denunce e di procedimenti penali aperti in Procura a seguito delle sue denunce, dicendo di avere chiesto alla commissione regionale antimafia la trasmissione degli atti all’organismo omologo nazionale mentre al ministro dell’Interno ha chiesto di procedere al commissariamento del Comune dove, per la consigliera del Pd, si annida “un’attività malata”.

Ma, secondo alcuni giuristi di alta levatura per i fatti finora emersi, non ci sarebbero le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale. Semmai si tratta di una lotta tra le parti in causa in un’accusa e difesa dalle condizioni gravissime e un allarme esagerato da ambo le parti nel tentativo di punire o fermare i “panzer” nemici. Agli effetti pratici, tutta la “pappardella” emersa dai documenti consegnati da Garozzo e dalla Princiotta è già agli atti della procura della Repubblica di Siracusa. Niente di nuovo, quindi, sotto il sole, ma sopratutto niente che abbia il sapore della delinquenza organizzata (prima dichiarazione di Garozzo) o peggio ancora della mafia trattandosi di Commisione Antimafia; semmai, si tratta di semplice corruzione e dintorni.

E puntuale è arrivata poco fa la replica del Sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo che sui contenuti della conferenza stampa della consigliera Simona Princiotta e con riferimento all’attività della Commissione regionale antimafia, il sindaco in una nota diffusa alla stampa ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“È assolutamente falso che intrattengo rapporti, diretti o indiretti, con il collaboratore di giustizia Rosario Piccione, che non ho mai né conosciuto né sentito. Le prove di cui parla la consigliera Princiotta, dunque, non possono esistere oppure sono state costruite ad arte, ed è per tale ragione che il mio avvocato è già al lavoro per presentare un’altra denuncia per calunnia. A questo punto, posso aspettarmi di tutto, qualsiasi falsità, nella povertà dei contenuti, anche attacchi di natura personale”.

“Allo stesso modo, non conosco e non ho mia incontrato Nando Di Paola, al cui fratello non sarà intitolata alcuna strada. La decisione della Commissione toponomastica riguarda il posizionamento di una targa commemorativa, come centinaia ne esistono nella nostra città, chiesta da un gruppo di cittadini con una petizione. Questo è il motivo per cui la decisione non è motivata e trovo di pessimo gusto strumentalizzare per fini politici la morte di un giovane in un incidente stradale”.

“Ho presieduto quella riunione della Commissione toponomastica per un semplice motivo: perché all’ordine del giorno c’era l’intitolazione di strade a un padre della nostra Repubblica, come Sandro Pertini, a una vittima della mafia, come Piersanti Mattarella, o a illustri siracusani come Nino Consiglio ed Enrico Di Luciano. Per quest’ultimo, che ho conosciuto e ho apprezzato nel Cda della Fondazione Inda, il giorno della morte avevo preso un impegno pubblico con la famiglia”.

Concetto Alota

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