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Sistema Siracusa, riunite le posizioni di Verdini e Mineo

Ha preso il via ieri pomeriggio davanti alla seconda sezione del tribunale di Messina, il processo con rito ordinario scaturito dall’operazione “Sistema Siracusa”, portata a termine dai militari della guardia di finanza con il coordinamento della Procura di peloritana. In apertura di udienza, il tribunale ha disposto con relativa ordinanza, l’unificazione di tre fascicoli con relative posizioni giudiziarie, a quello principale.

Dopo avere rigettato, infatti, l’eccezione di incompetenza territoriale con la richiesta di spostare il processo a Roma, il tribunale ha disposto l’unificazione del fascicolo che riguarda l’ex senatore di Ala, Denis Verdini, che deve rispondere di finanziamento illecito ai partiti, avendo ricevuto, a giudizio dei pm messinesi, la somma di 300 mila euro da destinare al suo gruppo politico. Allo stesso principale troncone del processo è stata riunita la posizione del notaio Gianbattista Coltraro, e quella del magistrato Giuseppe Mineo, accusato del reato di corruzione. In sostanza, mentre da consigliere relatore del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana, avrebbe determinato il Cga ad assumere una decisione favorevole alle società Open Land ed AM Group Srl nell’ambito di contenziosi instaurati rispettivamente contro il Comune e la Sovrintendenza ai Beni culturali aretusea. Avrebbe riferito agli avv. Amara e Calafiore notizie coperte da segreto d’ufficio relative allo svolgimento delle camere di consiglio.

Il processo è entrato, quindi, nel pieno della fase istruttoria con i tre pm Federica Rende, Antonella Fradà e Antonio Carchietti con l’esame di due testi citati dall’accusa. Il primo è stato l’ex gip del tribunale di Siracusa, Patricia Di Marco, cui ha fatto seguito l’escussione del sostituto procuratore generale, Antonio Nicastro. Quest’ultimo ha avuto modo di ribadire in aula il senso dell’esposto sottoscritto da 8 sostituti procuratori, all’epoca dei fatti, in servizio alla Procura di Siracusa, da cui è scaturita l’indagine con cui la Procura messinese ha fatto emergere un quadro a tinte fosche sull’attività di alcuni magistrati.

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