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Traffico di stupefacenti: con i poliziotti e il carabiniere, coinvolte altre sei persone

Si sarebbero messi d’accordo con i responsabili delle piazze di spaccio siracusane, tra i quali il collaboratore di giustizia Francesco Capodieci, per fornire loro stupefacenti in buona parte provenienti dai sequestri eseguiti nelle operazioni antidroga ma anche per soffiare notizie riservate. Tre poliziotti, che hanno svolto servizio alla squadra narcotici della questura di Siracusa sono indagati nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catania. A eseguire le indagini sono stati i poliziotti della squadra mobile e i militari del nucleo di polizia economica e finanziaria della guardia di finanza di Siracusa. 

Il gip del tribunale etneo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Iacono (oggi in servizio alla Polfer) e Rosario Salemi (da due anni in pensione). Ai domiciliari è stata destinata, invece, il vice ispettore Claudia Catania. I tre indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico. Nella stessa vicenda è stato coinvolto anche un carabiniere, in servizio a Siracusa, raggiunto dall’invito a rendere interrogatorio, perché indagato in concorso, di rivelazione di segreto d’ufficio. 

Nel corso dell’attività investigativa coordinata dalla Procura di Siracusa nel biennio 2019-2020, è emersa la stretta vicinanza di due dei tre appartenenti allora in servizio presso la Sezione Antidroga della Squadra Mobile ai familiari di uno dei maggiori esponenti di una piazza di spaccio siracusana, poi divenuto collaboratore di giustizia.  

I finanzieri delle unità specializzate del Gico hanno accertato che in quei sette anni i pubblici ufficiali avrebbero contribuito a rifornire abitualmente le locali piazze di spaccio sulla scorta del rapporto illecito creato con due esponenti di spicco delle associazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti, poi divenuti collaboratori di giustizia. Gran parte della sostanza stupefacente, che sarebbe stata ceduta dietro corrispettivo dai poliziotti ai referenti, proveniva dai sequestri eseguiti nel corso di indagini prima del deposito nell’ufficio Corpi di reato del Tribunale di Siracusa. La sostanza stupefacente sequestrata veniva sostituita con materiale di ogni genere, come mattoni di terracotta al posto dei panetti di hashish o mannitolo invece della cocaina. I poliziotti indagati, nel corso degli anni, avrebbero garantito l’impunità ai loro interlocutori rivelando l’esistenza di indagini a loro carico della Procura di Siracusa e della DDA di Catania, comprese specifiche informazioni in merito a intercettazioni in atto, e ai luoghi dove erano installate microspie, oltre ai contenuti dei verbali di collaboratori di giustizia.  

Oltre ai proventi derivanti dalla fornitura di sostanze stupefacenti, gli indagati sarebbero stati tra loro legati anche da un rapporto corruttivo, ricevendo dai referenti della piazza di spaccio remunerazioni periodiche per le informazioni fornite. Il quadro probatorio avrebbe trovato riscontro anche nelle indagini patrimoniali, che avrebbe permesso di accertare, per due dei tre poliziotti, una notevole sproporzione tra i redditi percepiti e il loro tenore di vita. Ai due poliziotti finiti in carcere hanno sequestrato rispettivamente, 209.908 euro e 374.000 euro. 

Agli arresti domiciliari è finito anche Vincenzo Santonastaso, ritenuto complice nel recente traffico degli stupefacenti messo in atto da due dei pubblici ufficiali coinvolti. Sono sei, invece, le persone indagate a piede libero, tra le quali il collaboratore di giustizia Capodieci.

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