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I “Veleni al Vermexio”, la Giustizia, “Le Iene” e la cattiva informazione

Siracusa. “Le Iene” hanno mandato in onda nei giorni scorsi un servizio televisivo sui “Veleni al Vermexio”. Il contenuto ha soddisfatto una buona parte del pubblico per un racconto in chiave scandalistica della politica siracusana che determina, ovviamente, curiosità e ascolti, ma ha creato, nello stesso tempo, malumori e proteste da parte dei protagonisti delle varie storie raccontate. I preconcetti e le allusioni sulla classe politica siracusana raccontati, appaiono schiavi del condizionamento delle inchieste giudiziarie in corso e messi in moto dalla Procura della Repubblica, ed è il risultato delle sollecitazioni e delle denunce esaminate, quelle aperte, e degni dell’azione giudiziaria obbligatoria, il reato criminis, da parte della macchina della Giustizia.

Secondo alcuni protagonisti dei fatti narrati, la lettura dei racconti a tratti apparirebbe distorta e non confacente al contesto differenziato, inserendo condizioni giudiziari scaduti, come nel caso del consigliere Alfredo Foti, che al momento della diffusione del video era nello stato di richiesta di archiviazione, perché il Pm avrebbe ravvisato i momenti salienti di uno errore con lo scambio di persona; bastava semplicemente chiarire la contestuale condizione, e dire come stavano effettivamente i fatti. E per alcuni passaggi, la stessa cosa vale anche per i consiglieri comunali, Alberto Palestro e Carmen Castelluccio. Sempre a detta dei personaggi coinvolti i fatti menzionati, a tratti, sconfinerebbero in sciatteria o sfrontate provocazioni, che non giustificano la violenza intrinseca registrata. Appare così come un esempio disinformante sul problema del trattamento di notizie che assumono aspetti largamente sospetti, senza peraltro chiarire i fatti più importanti, inglobando le notizie, tutti insiemi, del passato, del presente e del futuro, con la semplice scusa di essere personaggi pubblici.

Il dialogo interposto non può procedere senza un’analisi approfondita del maltrattamento dei fatti personali narrati, senza un quadro di riferimento, dove tutto lo spazio è così lasciato alla testimonianza dell’autore del servizio, scegliendo lui cosa pubblicare o cosa tagliare. Il problema non sussiste, invece, quando l’intervistato e l’intervistatore condividono la stessa narrazione dei fatti, la verità incontrovertibile delle cose con la pubblicazione integrale dei racconti registrati. Un botta e risposta che a volte attraversa modelli acclarati dall’uso dell’estremità utilizzata, fino al momento in cui il pungolato è ripreso con una domanda che già consiglia la risposta. Sono tanti i programmi televisivi che puntano all’ascolto, gettando, a volte, nell’immondizia dello show anche i fatti personali che dovrebbero essere, invece, affrontati con più considerazione e moderazione, mettendo il rispetto della persona umana al primo posto.

Concetto Alota

 

 

 

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