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Politica & Affari. Quel ruolo dei partiti deviato dalle correnti nella Sicilia del malaffare

Sempre più partiti con le loro correnti, le liste civiche conniventi e i movimenti di comodo s’impossessano dello Stato e ne fanno un feudo personale da spendere nel gioco democratico. La democrazia stessa è così alterata, truccata, e finisce per lasciare spazio ad altro, per praticare il malaffare. Lo scopo del rinnovato Parlamento siciliano oggi è quello di riformare la Sicilia delle malefatte, liberandola dalle idee conservatrici e attuando una vera e propria riforma sociale sotto la guida della ragione, isolando i mafiosi e gli intrallazzasti nelle istituzioni in maniera chiara e decisa.

Il potere assoluto è nelle mani di un pugno di uomini furbi e capaci, che non rende il lume della ragione alla teoria dello statista voluta dai padri dell’autonomia e dell’Isola, così come prima dalla Costituzione. Il grave problema della Sicilia sta proprio nella democrazia disunita, dal fatto che i politici passano, mentre i burocrati e i loro portaborse restano e detengono un potere a volte superiore del ministro, del sindaco, dell’assessore, de presidente della Regione o di enti pubblici a cui dovrebbero essere sottoposti.

Camera Senato La conseguenza è la trasparenza sacrificata sull’altare della politica reale e fa aumentare il rischio di corruzione; ecco perché non si deve rimanere più di due mandati nel parlamentino siciliano, come anche alla Camera e al Senato, o a dirigere lo stesso ufficio ma deve essere attivata la rotazione degli incarichi nella pubblica amministrazione. Ogni scandalo che scoppia si allarga e si propaga, diffondendo nel cittadino la convinzione a negarsi il proprio diritto, andando a cercarlo sotto forma di favore, pagandolo con la bustarella o, peggio ancora, con il voto di scambio.

Tutto ciò allontana il cittadino dalle istituzioni, che diventano per lui un nemico, un oppressore, un’associazione per delinquere, le cui leggi sono vissute come ingiustizie a fronte dalla sistematica abitudine all’impunità di cui godono le classi dirigenti, mentre l’uomo, cittadino qualunque, il popolo sovrano solo sulla carta, è vittima dei soprusi proprio dello Stato democratico. Di fronte a tale siffatta condizione, in questo stato di cose e di tanti guasti che hanno una precisa radice politica-mafiosa, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza de­mocratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e di meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgi­menti che romperebbero anche formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia, voluti e garantiti dalla Costituzione, tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, e accentuerebbero il prepotente potere dei partiti sulle istituzioni. Il problema della morale universale rimarrà niente finché i partiti continuano ad essere quello che sono, sempre più gente resterà a casa e sempre più la democrazia affonderà nella palude della corruzione.

Concetto Alota

 

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