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Avviso di garanzia per Amara, accusato di calunnia a Milano

La Procura di Milano ha recapitato un avviso di chiusura indagini con l’accusa di calunnia all’avvocato Piero Amara. Come scrive il quotidiano la Verità, l’avviso di garanzia è stato notificato il 25 giugno ad Amara dalla stessa Procura milanese che lo aveva tenuto in considerazione come teste di riferimento durante il processo Eni-Nigeria, ma anche nel procedimento sul finto complotto ai danni dell’amministratore delegato della compagnia petrolifera, Claudio Descalzi.

Il provvedimento della Procura meneghina è arrivato diciassette giorni dopo che l’indagato eccellente è stato arrestato, con l’accusa di corruzione giudiziaria, su ordine del tribunale di Potenza. Secondo il procuratore aggiunto Laura Pedio, Amara, Vincenzo Armanna (ex manager Eni fino al 2013), Massimo Mantovani (già capo dell’ufficio legale della multinazionale dell’energia, licenziato nel 2019) e altri tre indagati, tutti accusati di concorso in calunnia, avrebbero confezionato e fatto recapitare al procuratore di Milano, il 6 marzo 2017, una mail costruita a tavolino in cui Armanna, altro ex dirigente Eni, accusava il suo difensore, l’avvocato Luca Santa Maria, di infedele patrocinio, poiché si sarebbe fatto «portatore delle istanze dei pm».

Come si ricorderà, il pm di Milano, Storari, nel fascicolo sul cosiddetto complotto, aveva già provato a far arrestare Amara accusandolo, tra l’altro proprio di calunnia. Ma sembra che i suoi superiori, compresa la Pedio, fossero di altro avviso. Va anche ricordato che il procuratore Francesco Greco e la Pedio avevano preso le accuse del «calunniatore» Amara nei confronti del giudice del processo Eni-Nigeria Marco Tremolada e le avevano portate a Brescia, tribunale competente per i reati delle toghe milanesi, con l’obiettivo, si dice, di far astenere il collega

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