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Assemblea programmatica, “Insieme verso Siracusa 2018”: degrado delle istituzioni, etica e politica

Davanti ad una platea qualificata e un nutrito numero di partecipanti si è tenuta presso lo splendido scenario del “Parco delle Fontane” l’assemblea programmatica “Insieme verso Siracusa 2018”. Organizzata dai circoli dell’associazione culturale “Meridiana”, dalla “Federazione Popolare”, dal Movimento “Italiani nel Mondo”, da “Azione Nazionale”, da “Forza Italia” e da “Evoluzione Civica”, gli interventi hanno dato subito l’idea di una cosa diversa dal solito tam tam.

Edy Bandiera si è soffermato sullo sviluppo economico del territorio siracusano fermo alla Prima Repubblica, dove i nostri settori storici e vitali sono di fatto abbandonati, come il turismo e la pesca, tirando la volata per un’aggregazione di tutto il centrodestra per l’emergenza sociale, economica e politica in cui versa l’intera provincia.

Aldo Ganci ha voluto più volte rimarcare la perdita totale dell’etica in politica e del degrado istituzionale che ha colpito in special modo il capoluogo, criticando le cause e aggiungendo le soluzioni. Rimarcando la caduta di stile di una classe politica che si è impantanata su questioni meramente giudiziarie, mentre la città di Siracusa affonda nell’abbandono totale.

Giuseppe Giganti ha trattato a lungo e con dovizia di particolari gli aspetti dannosi che hanno causato i tanti fallimenti dell’amministrazione Garozzo contro la città di Siracusa e il popolo siracusano, con il riferimento ai dieci punti programmatici di quest’amministrazione mai attuati.

Giovanni Magro ha esposto gli aspetti politici e la crisi che ha colpito il territorio, guardando avanti e verso l’unione di tutti i moderati, insieme a tutto il centrodestra unito per vincere le competizioni elettorali per il rinnovo delle amministrazioni locali, la rappresentanza regionale e nazionale.

Gaetano Penna, oltre ad affrontare gli aspetti di una politica ferma al palo, si è intrattenuto sulle problematiche legati alla gestione degli impianti sportivi e ai tanti aspetti sociali che la materia comporta.

Fin qui la cronaca. Ecco gli aspetti dominanti dell’assemblea che rimangono d’ordine prettamente politico e che si sono allargati su più fronti. Rimane in sintesi un tentativo di un progetto forte e deciso di unire tutto il centrodestra bene armato contro i due fronti, dove il Pd e il Movimento cinque stelle sono i nemici da battere. Questo deve rimanere l’obiettivo dichiarato, comunque. Costruire un soggetto che sia alternativo sia a Renzi sia ai Cinque Stelle; ma rimane in piedi l’incognita dei cespugli e dei movimenti civici, mentre la posizione di Simona Princiotta resta aperta come fatto squisitamente popolare, di base, da non sottovalutare. Semplificare lo schema su più poli che si è venuto a creare, coinvolgendo anche il gruppo di Vincenzo Vinciullo e di Ezechia Paolo Reale.

Una sfida questa davvero difficile da contrapporre e capace di conquistare i voti dei commercianti, degli artigiani e degli industriali, del popolo qualunque, della gente, che rapidamente potrebbero passare a partito migliore, soprattutto se richiamati da uno di loro con un canto politico valido e ammaliante, onesto e carico di significato programmatico serio.
Tutti a parole si mostrano sicuri, convinti che tanto ci sarà a un certo punto un consesso carico di protesta contro il Pd per le vicende giudiziarie. Ma non c’è da essere tanto ottimisti in tal senso. La voce gelida di una speranza in cuor proprio non porta voti. Che il centrodestra possa tornare a vincere è solo una possibilità. Ma senza un grande progetto ben spiegato e articolato in maniera leale e onesto, la speranza è già perduta, e chi si è avvantaggiato sarà il movimento di Peppe Grillo e basta. Gli entusiasti non mancano davvero. Ad esser attendisti sono invece gli ex alleati che guardano con logica attenzione ai processi interni all’area moderata sul fianco popolare.
Il centrodestra tradizionale ha avuto tempo per rilanciare un progetto; ma si è spaccato senza un valido motivo, quindi ora è incapace di calamitare gli strati sociali. In quest’occasione, l’insostituibile ruolo della diplomazia, stile vecchio sistema dietro le quinte, rimane l’unica strada per incollare tutti i soggetti interessati attorno ad un tavolo perché sono minacciati di scomparire dietro la protesta; cosa che accadrà al Pd in maniera inesorabile. In tal senso non si vedono spiragli di rinnovamento politico dal basso. La batosta di Roma rimane il segnale più forte che senza l’unione decisa e programmata, non si può vincere. La sfida rimane colmare il vuoto dell’opposizione di governo, provare a rivitalizzare la politica, partendo dalla società civile, dove il centro del centrodestra deve essere riconquistato perché è un elettorato ormai perduto, sopito, demotivato, finito nell’astensione e tentato al massimo dal populismo, per riavviare a un centrodestra politico unito, e non come un pugno di movimenti leaderistici sparpagliati. Meno intrallazzi e tasse, meno burocrazia e più progetti, eliminare la spesa pubblica inutile e più diritti per il popolo sovrano.

Concetto Alota

 

 

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