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Crisi ucraina, preoccupazioni nel petrolchimico siracusano

La guerra che la Russia ha mosso nei confronti dell’Ucraina potrebbe avere delle ripercussioni economiche in Sicilia per le sanzioni che scatteranno a breve. Sicindustria ha delineato un quadro degli scambi che la nostra isola ha con i due paesi. A pagare un caro prezzo il blocco del mercato potrebbero essere le imprese agroalimentari. Dai dati Istat emerge che per l’export con la Russia il settore chimico pesa per 5,8 milioni, quello di alimentari e bevande 4,8 milioni. Poi i prodotti in metallo, il tessile e l’abbigliamento, la meccanica, le forniture di gomma e plastica.

Fra le province in testa per esportazioni c’è proprio quella siracusana con il polo petrolchimico che movimenta 5,6 milioni di euro. In Ucraina la Sicilia vende prodotti petroliferi, ma c’è anche il comparto alimentare e di bevande che vale più di un milione di euro.

L’iniziale preoccupazione dei lavoratori dell’impresa Lukoil, azienda con il marchio russo ma con basi nell’Isab di Priolo, è stata smorzata dalle dichiarazioni del vertice. Il direttore delle relazioni esterne di Isab, Claudio Geraci ha detto: “Siamo un’impresa italiana con soci svizzeri. Qui abbiamo altri problemi legati agli investimenti”. La guerra in Ucraina, quindi, è solo uno dei problemi ma quello che più preoccupa è la crisi economica e la transizione energetica che rischia di mettere fuori gioco le imprese del petrolchimico siracusano. Il sindacato è preoccupato delle eventuali sanzioni che potrebbero scattare nei confronti della Russia. I segretari della organizzazioni sindacali dei chimici hanno chiesto un incontro ai dirigenti locali della Lukoil per chiarire tutti gli aspetti della vicenda. Nelle prossime ore le tre sigle sindacali di categoria s’incontreranno per decidere sul da farsi. Intanto, dal quartier generale di Lukoil a Roma fanno sapere che non rilasciano alcun commento rispetto alla questione.

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