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Gettonopoli siracusana: commissioni d’oro e consiglieri “fantasma”

L’inchiesta aperta dal procuratore della Repubblica di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, sulla “Gettonopoli”, a ben vedere e ben sentire dall’umore degli stessi consiglieri comunali, appare fredda e distaccata. Come fosse cosa d’altri, e non di una parte importante della classe politica siracusana coinvolta in una strana gestione del pubblico denaro.  I documenti acquisiti sono al vaglio degli investigatori della Digos della Questura di Siracusa, diretta dal dottor Vincenzo Frontera, i quali sono già al lavoro da qualche giorno per chiudere il cerchio sull’affaire “gettoni d’oro”. Ma entrano nell’inchiesta altri collegati, con la possibile estensione alla posizione dei consiglieri comunali, rispetto alle dipendenze nei rapporti di lavoro e dove sono apparsi delle lacune tra l’assunzione e la data dell’elezione al consiglio comunale.

Nella fattispecie, e precisamente l’articolo diciannove della Legge n° 30 del 2000, stabilisce che i consiglieri percepiscano un gettone di presenza per la partecipazione ai consigli e alle commissioni consiliari delle quali sono componenti. Nessun riferimento ai capi gruppo, i quali, invece partecipano e godono del relativo gettone di presenza sulla base del regolamento delConsiglio “aggiustato” a piacimento dalla maggioranza.

Nella stessa Legge n°30/2000 all’articolo venti troviamo l’attribuzione del diritto ai consiglieri assunti in società private di assentarsi dal luogo di lavoro per l’intera giornata e per partecipare alle assemblee del consiglio, delle commissioni o altro, e assicura loro di ricevere per intero lo stipendio che ogni mese l’azienda privata continua a pagare al dipendente consigliere, e inoltre consente alla società privata di chiedere il rimborso all’ente pubblico per le giornate di assenza del proprio dipendente; una doppia entrata: gettone di presenza più stipendio.

Ma l’Ufficio del Segretario comunale chiese la votazione del consiglio sulla conferma dello Statuto sostenendo la tesi “dell’interpretazione autentica”, e partendo dai retroscena che si erano sviluppati nell’esposto, respinto, presentato alla Regione dai consiglieri, Massimo Milazzo, Salvo Sorbello e Fabio Rodante, i quali erano stati esclusi dalla prima e dalla seconda commissione, porta all’attenzione del consiglio comunale che dispone e approva a maggioranza la relativa deliberazione che conferma ciò che nei fatti pratici già avveniva anche nella passata tornata elettorale. Con quell’atto si riconfermava in sintesi ai capi gruppo, o ai loro delegati, oltre a tutto il collegato articolato, di percepire il gettone di presenza anche quando partecipano alle riunioni di commissioni delle quali nonsono né componenti, né competenti, e all’interno delle quali, quindi, non hanno nessun diritto di voto.

Nella fattispecie l’Assessorato regionale agli Enti Locali, ha chiarito,sull’onda dello scandalo “Gettonopoli”, che hanno diritto al gettone di presenza solo i componenti effettivi delle rispettive commissioni, quindi escludendo il diritto per i capi gruppo, anche se presenti, ma senza il diritto di voto.

Negli ambienti giudiziari si parla già dei possibili scenari futuri dell’inchiesta in corso; nella fattispecie quello che appare quasi scontato è la restituzione all’Erario delle somme indebitamente percepite dai capi gruppo, oltre all’estensione dei reati implicitamente connessi, per aver incassato indebitamente le rispettive somme assegnate e l’accanimento nell’aver “forzato” le norme di legge che regolano la materia in concorso con altri, sull’esempio di una consorteria dove ognuno favorisce l’altro, oltre ai tanti possibili reati connessi, come l’assenza dalla seduta della commissione pagata e tutto il resto.

I veleni in consiglio comunale già in passato cominciarono proprio dalle tematiche inerenti il funzionamento pratico delle commissioni. Tutto sarebbe sfociato, nella fattispecie, con una seria di scontri verbali, insulti e financodenunce all’Autorità giudiziaria. Gli scontri e i possibili riscontri furono rapportati alla presenza di consiglieri (invece assenti?), dove nei verbali delle rispettive commissioni, secondo le denunce sia in pubblico sia in privato, o nelle denunce di merito, sarebbero stati trascritti presenti. Un fatto grave, ma ancor di più sarebbero le reazioni e le intimidazioni messe in atto da qualcuno che non avrebbe gradito l’interferenza, e dove si sarebbero attivatele minacce e l’epilogo segnato dall’incendio dell’auto del consigliere comunale, Simona Princiotta, che fu subito inquadrato nella logica di quella lotta e degli scontri tra i consiglieri comunali e le presenze “fantasma” nelle commissioni.

Per quell’attentato incendiario la Procura della Repubblica di Siracusa aprì un fascicolo d’inchiesta contro ignoti, dove gli investigatori hanno lavorato in lungo e in largo per trovare i nessi e le logiche del movente, come per l’identificazione degli autori del grave gesto. L’indagine arriverà, prima o poi, alla fine della corsa, con i tanti possibili risvolti e collegati interessi economici, e dove in molti potrebbero essere “sorpresi” in fallo. L’inchiesta è rimastablindata dal massimo riserbo fin dal primo momento, e sarebbe robusta e sostanziosa e potrebbe portare presto i frutti sperati dagli inquirenti e dalla pubblica opinione. Per il resto di questa triste storia della “Gettonopoli” siracusana dobbiamo necessariamente aspettare le risultanze delle indagini e le collegate decisioni della Procura della Repubblica di Siracusa che, secondo le voci che circolano negli ambienti giudiziari, arriveranno molto presto e potrebbero essere carichi di novità sconvolgenti, con tutti i possibili risvolti sia politici, sia giudiziari.

Concetto Alota

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