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Lentini, uccise a coltellate la moglie: condannato all’ergastolo

Dovrà scontare la condanna all’ergastolo Massimo Cannone, il 45enne tappezziere di Lentini, reo confesso dell’uccisione della moglie, Naima Zahir, accoltellata il 12 marzo dello scorso anno. La Corte d’assise (presidente Tiziana Carrubba, a latere Carla Frau) hanno emesso la sentenza a conclusione di oltre due ore di camera di consiglio. I giudici hanno condannato l’imputato al risarcimento dei danni e al pagamento di una provvisionale di 160mila euro a favore delle parti civili costituite, con il patrocinio degli avvocati Giuseppe Cristiano per la madre e per i fratelli della vittima. 

Cannone riferì agli investigatori della squadra mobile e gli agenti del commissariato di Lentini, una ricostruzione dei fatti che non ha convinto gli inquirenti. L’imputato è crollato tre giorni dopo il fatto di sangue, a seguito di un lungo interrogatorio al commissariato di Lentini. Una confessione confermata quattro giorni dopo davanti al gip del tribunale, Andrea Migneco. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’agghiacciante dinamica dell’uxoricidio. Cannone avrebbe inferto diverse coltellate alla donna che, distesa sul letto, continuava a chiedere al suo assassino perché la stesse aggredendo. Subito dopo l’uccisione, il tappezziere ha messo in scena la finzione del ritrovamento del cadavere ripulendo la scena del crimine con uno straccio e telefonando al figlio per dirgli di ritardare a rientrare a casa perché doveva discutere con la madre.  

Gli inquirenti, però, non gli hanno creduto e, attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno avuto chiaro il quadro della situazione e il progetto di Cannone di volersi allontanare da Lentini dopo che ha compreso che la sua ricostruzione dei fatti vacillava. 

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