Mafia & Rifiuti. Infiltrazione mafiosa e corruzione: non solo i comuni ma anche il territorio industriale siracusano nel mirino dell’Antimafia
L’interesse delle istituzioni Antimafia si concentra anche sul territorio industriale siracusano. Discariche e smaltimento dei rifiuti e i dintorni con i possibili affari che ne scaturiscono, sarebbero sotto l’effetto del condizionamento e dell’infiltrazione mafiosa. E questo si allarga anche agli appalti e sullo smaltimento dei rifiuti e del percolato, sia nel settore urbano sia industriale. Colletti bianchi e consulenti sono finiti sotto processo, unitamente ad elementi sospettati di far parte di sodalizi mafiosi, tutti accomunati da un unico obiettivo: quello dell’interesse di gruppo e personale. Il primo sinistro segnale a seguito d’indagini lunghi e laboriosi il processo si è formalizzato davanti alla prima sezione penale del tribunale di Catania con diciassette imputati, coinvolti a vario titolo nell’inchiesta denominata “Piramidi”, portata a termine dai carabinieri con il coordinamento della Dda di Catania che ipotizza un traffico d’influenze legato alla discarica di rifiuti Cisma Ambiente di contrada Bagali a Melilli. Il gup del tribunale di Catania Antonio Currò, ha accolto la richiesta avanzata dai pubblici ministeri, Andrea Bonomo, Raffaella Vinciguerra e Giuseppe Sturiale rinviando a giudizio tutti quegli imputati che hanno optato di essere processati con il rito ordinario.
Anche l’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, è stato coinvolto in due inchieste sulla gestione di discariche per rifiuti dalla Procura di Catania. Una richiesta – scrive La Sicilia – di rinvio dei Pm di Catania per traffico illecito di rifiuti per le autorizzazioni che firmò nel 2016 per gli impianti della Cisma Ambiente di Melilli, in provincia di Siracusa. La vicenda legata alla Cisma di Melilli riguarda dodici persone indagati a vario titolo. Al centro dell’inchiesta l’autorizzazione concessa affinché la spazzatura, prodotta giornalmente nel siracusano e in provincia di Palermo, fosse conferita nella discarica di Melilli, che riceveva solo rifiuti speciali.
Un appalto da 3.6 milioni di euro per il periodo fine luglio 2016 e marzo 2017. “L’ex presidente della Regione ha dimostrato – scrive il suo avvocato, Vincenzo Lo Re – di aver firmato le ordinanze dopo aver ricevuto dettagliate relazioni tecniche e anche l’autorizzazione da parte dell’Asp, continuiamo a essere certi dell’estraneità di Crocetta a ogni accusa”. Coinvolti anche gli ex vertici della Cisma (oggi in amministrazione giudiziaria) Antonino e Carmelo Paratore, arrestati nel 2017 nell’operazione “Piramidi” perché al vertice di un “sistema perverso di connivenza e affari tra imprese controllate da Cosa nostra e funzionari infedeli della pubblica amministrazione”.
Non solo il comune di Avola, ma anche il territorio industriale siracusano è finito sotto la lente d’ingrandimento con il sospetto dell’infiltrazione e del metodo mafioso, oltre alla conseguente corruzione e del possibile vincolo associativo. Lo smaltimento illegale dei rifiuti, permessi, decreti per le nuove discariche e per gli impianti di compostaggio sono finiti sotto l’attenzione delle istituzioni Antimafia dello Stato a più livelli. L’audizione degli addetti ai lavori, testimoni, politici, amministratori, dirigenti, attivisti e altri possibili persone informate dei fatti, così come tante impegnati nei comitati e nelle associazioni ambientaliste, uomini delle forze dell’ordine e altri ancora, convocati dalla Commissione d’indagine per accertare la presenza o meno di condizionamento mafioso da parte del Prefetto quale atto dovuto.
Tutto questo succede per il cambio della strategia della mafia con la recente esplosione dell’epidemia del sospetto d’infiltrazione mafiosa nei comuni italiani, nelle Regioni, nel Parlamento, negli appalti per le bonifiche, nelle autorizzazioni rilasciate per nuove discariche e impianti di trattamento dei rifiuti sia industriali sia civili. Tanti i dubbi avanzati, dopo la vicenda Cisma, con denunce ed esposti specie nel territorio di Melilli e i confini limitrofi per le modalità dell’acquisizione e della compra vendita dei terreni, sull’espansione per realizzarne nuove e ampliare le vecchie discariche e impianti di trattamenti dei rifiuti. Indagini e ricerche d’inquirenti e investigatori di possibili collegamenti tra la politica e l’imprenditoria sull’eventuale speculazione dei terreni in cui sono nati i siti e i possibili nuovi equilibri di forza dell’ecomafia sulla gestione dei rifiuti in generale, compreso, il territorio di Lentini – solo per rimanere nella Provincia di Siracusa – spingono oggi i governi al controllo preventivo di elementi mafiosi all’interno dell’istituzione di base e le altre istituzioni elettive.
Lo scioglimento dei consigli comunali conseguente a fenomeni d’infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 1991, con il decreto-legge n. 164, interamente abrogato, in uno dei momenti più difficili della lotta tra Stato e mafia; ha subito numerose modifiche nel corso degli anni, disciplinato ora dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, artt. 143-146 del decreto legislativo numero 267 del 2000.
Si tratta di una misura che non ha natura di provvedimento di tipo sanzionatorio ma preventivo, di carattere straordinario, che ha come diretti destinatari gli organi elettivi nel loro ampio ventaglio e non i singoli amministratori, come invece disciplinato dall’art. 142, che prevede la rimozione in caso di “atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico”: ciò incide, in maniera rilevante sull’autonomia degli enti locali. La logica dello scioglimento degli organi elettivi è quella che si vuole interrompere un rapporto di correità e di sottomissione dell’amministrazione comunale nei confronti dei clan mafiosi, in grado di condizionare le scelte degli amministratori pro-tempore attraverso il ricorso al metodo mafioso a largo raggio o per singola azione conveniente.
Una scelta di alta amministrazione, contraddistinta da una larga discrezionalità. Per arrivare allo scioglimento non è indispensabile che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che possano essere disposte misure di prevenzione, essendo sufficiente che emerga una probabile soggezione, anche minima, degli amministratori verso la criminalità organizzata. Gli indizi raccolti devono essere sempre dimostrati e stabilenti tra loro per provare l’influenza del crimine organizzato sull’amministrazione, da poggiare sempre sulla prova rigorosa dell’accertata volontà degli amministratori d’assecondare le richieste della criminalità. L’attività d’indagine può avere risultati scaturenti al solo comportamento dell’apparato amministrativo, segretario comunale, dirigenti, dipendenti, nelle rilevanti attribuzioni e facoltà, e non solo degli eletti, consiglieri e sindaco.
Nella tesi in cui non sussistono gli ipotizzati precedenti per lo scioglimento del consiglio comunale, oppure l’adozione di altri provvedimenti, ma siano state registrate comportamenti tali da determinare la compromissione del buon andamento dell’amministrazione, il Prefetto ha il potere di determinare gli interventi di risanamento e i conseguenti atti adeguati da assumere, e in caso di reiterato inadempimento, e si sostituisce, di fatto, all’amministrazione inosservante per il tramite di un commissario ad acta.
Su mafia e i rifiuti interessante l’operazione “Mataurus” della DDA di Reggio Calabria.
Dopo l’inchiesta sulla Cisma della Dda di Catania, che ha mandato sotto processo i responsabili di un sistema a scatole cinesi sul traffico dei rifiuti pericolosi e il sequestro da parte della Procura di Siracusa della discarica in contrada Armiggi nel territorio di Lentini, si formalizza ancora una volta la facile penetrazione nel territorio siracusano di un sistema collegato all’ecomafia delle discariche di rifiuti d’ogni genere e natura. Sul traffico e gli interessi sui rifiuti, da sempre registrato nell’area industriale siracusana, si registra ancora una volta l’esistenza di un filo rosso che collega le discariche esistenti nel territorio siracusano con il sistema chiamato ecomafia in Italia. L’ultima operazione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, con il supporto di numerosi presidi tecnologici e degli investigatori della Squadra Mobile della Questura, del Comando provinciale e del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, eseguiti congiuntamente a quanto contenuto nel decreto di Fermo di indiziato di delitto, n.3017/15 R.G.N.R./D.D.A., a carico di 7 soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo dei delitti di associazione mafiosa (cosca Piromalli), concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di cui all’art.7 della Legge n.203 del 1991, e un decreto di sequestro preventivo d’urgenza relativo alle quote azionarie di società operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi in Calabria e in Sicilia.
Nell’operazione sequestrate anche aziende siciliane, tra cui la Irecom Srl, situata in contrada Sabuci tra Augusta e Melilli; la Ofelia Ambiente S.r.l. con sede legale in Catania Via G.A. Catanzaro nr.1; Raco S.r.l. con sede legale in Belpasso (CT) Contrada Gesuiti snc; Meta Service S.r.l. con sede legale in San Giovanni la Punta (CT) Via Monti nr.5; Sicilfert S.r.l. con sede legale in Marsala (TP) Contrada Maimone SS118 Km 12.800.
Sull’Irecom Srl, proprietaria di un impianto per il trattamento e compostaggio dei rifiuti in contrada Sabuci, lasciando da parte il coinvolgimento nell’operazione della DDA di Reggio Calabria, più volte il Comitato dei cittadini di Contrada Sabuci e i dintorni, ha posto l’attenzione sulle dinamiche di quell’impianto, così per altri nella zona, al Prefetto, al Comune di Melilli e al Sindaco di Augusta, sulle criticità che l’intero territorio registra in merito al trattamento dei rifiuti senza mai aver trovato soluzioni idonee e risposte per la risoluzione dei mille problemi che rimangono da anni irrisolti, con gravi disagi per la popolazione residente. Lamentano lo stato di silenzio istituzionale a tutti i livelli. I rappresentanti del Comitato puntano il dito anche sul Libero Consorzio Comunale di Siracusa, che a loro dire, non ha voluto ascoltare le tante desiderata della gente residente per le tematiche insistenti per le tante discariche che operano nella zona, con tanti disagi, puzza, miasmi e il percolato che scorre copioso quando piove verso il mar nell’indifferenza generale. Informano, che il Libero Consorzio di Siracusa ha rilasciato il 14 settembre l’autorizzazione alla Irecom Srl di Melilli, per l’impianto dell’attività di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi nel territorio di Augusta in contrada Sabuci, alla modifica e l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue e alle emissioni in atmosfera per gli impianti; provvedimento di adozione dell’Autorizzazione Unica Ambientale DPR n. 59/13. A loro dire, rimangono ancora tanti grossi problemi legati a puzza e miasmi che fuoriescono dalle discariche e dai siti di compostaggio nati come funghi nella zona, infettando e avvelenando terreni e animali al pascolo. Il Comitato di Contrada Sabuci e Bagali, punta il dito sulle mandrie che in transumanza pascolano buona erba gratis dopo gli incendi e la rinascita di foraggio a buon prezzo, nell’indifferenza generale, con l’aggravante di aver denunciato tale siffatta condizione in tutte le salse e a tutti i livelli delle istituzioni, compreso il menefreghismo delle industrie che lasciano i terreni abbandonati con l’erba alta che d’estate prende fuoco, con il grave pericolo quando ciò avviene nelle vicinanze delle raffinerie, com’è già più volte accaduto.
Alla prossima puntata.
Concetto Alota