Cultura

Noto, al Museo del Mare mostra del maestro d’ascia Alberto Aliffi

Nel borgo marinaro di Calabernardo si custodisce il prezioso scrigno del Museo del Mare, di recente inaugurato, che si arricchisce di eventi, a carattere temporaneo, per variare l’offerta culturale. Il Direttore Edoardo Bruni ( nella foto con Alberto Aliffi) ha pensato dunque di aprire la bella stagione proponendo le opere, una ventina in tutto, di uno degli ultimi maestri d’ascia del territorio aretuseo: “Le Barche di Aliffi”, 100 anni di storia di marineria siracusana e non solo. che raccontano 100 anni di storia della marineria siracusana.

Aperta sino al 24 luglio, tutti i giorni ad eccezione del lunedì,dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 18,30 ( sabato e festivi presto in orario continuato) la mostra rappresenta la scoperta continua di un mondo, quello della marineria, senza tempo. Figlio di uno dei cinque fratelli costruttori, molto noti a Siracusa ed in tutto il territorio, Alberto ha proprio vissuto la sua vita a continuo e stretto contatto con il mare, disegnando e costruendo di sana pianta centinaia di barche. In occasione dell’inaugurazione della mostra era presente, accompagnato dalla famiglia, da amici e dai tanti estimatori che gli hanno tributato affetto e ammirazione, e senza lesinare energia ha accompagnato e guidato i presenti alla scoperta delle sue opere. Di fatto proponendo un viaggio lungo un secolo: “Dopo aver dedicato una vita alla costruzione di barche un grave lutto familiare mi ha spinto a dedicarmi alla realizzazione di questi modelli che adesso sono la storia della nostra marineria, di come pescavano i nostri antenati e dei segreti delle loro imbarcazioni.

Oltre a manipolare, bisogna conoscere bene i disegni geometrici e la prospettiva – dice Aliffi – e negli anni mi sono specializzato. Ogni modello ha una sua storia, una sua peculiarità. Ci sono barche costruite dai miei avi nel 1881 con sabbia e ghiaietto, e sono tutti modelli realizzati su ciò che rappresenta la storia e la base della nautica siracusana”, ancora Aliffi, il quale, illustrando i modelli anche al sindaco di Noto Corrado Bonfanti (che si è detto sorpreso ed entusiasta da così tanta peculiarità per una mostra che non fa altro che arricchire ancor di più un sito ricco di storia e tradizione) e al responsabile del Museo del Mare Edoardo Bruni, si emoziona ancora oggi, ricordando le antiche tradizioni di famiglia.

C’è un veliero di grande cabotaggio degli anni ’30 per trasporto merci, ci sono i vecchi bozzetti siracusani (lunghi addirittura 8 metri), c’è la barca “i rina” adattata solo al trasporto edile, ci sono poi le barche siracusane con controvelaccio, fiocco o beccalume utilizzate per la pesca con le reti, c’è la barca “ustanisa” per la pesca del gambero, c’è il peschereccio d’altura armato a paranza e il motopeschereccio con rete a “cianciolo”. “E’ bello ascoltare chi ha fatto la storia della marineria siracusana – ha aggiunto il direttore del Museo del Mare, Edoardo Bruni – perché ciò rappresenta un bagaglio culturale che serve a tenere viva la memoria di un mestiere che si sta via via perdendo. In Sicilia c’è una grandissima tradizione ed è un peccato che si vadano perdendo le radici della nautica. Attraverso questo museo e questa mostra cerchiamo di tramandare qualcosa, di non buttare tutto il lavoro fatto dal maestro Aliffi in 70 anni. Quando lui stesso vide questo museo qualche mese fa, ci propose la mostra. Oltre all’esposizione dei modelli, abbiamo pensato ad un documentario (che scorre via sullo schermo del Museo mentre parliamo, ndr) con Aliffi che in siciliano spiega tutto ciò che è stato fatto negli anni. Una mostra che, dunque, è un ulteriore arricchimento, ulteriore riprova di ciò fu detto dal sottoscritto e dal sindaco Bonfanti nel giorno dell’inaugurazione: il museo va continuamente aggiornato, se uno viene una volta, la seconda troverà sempre cose nuove”. Accanto ai modelli sono esposti, inoltre, gli arnesi, strumenti che la più moderna tecnologia può sostituire nella praticità ma che ci ricordano come l’ingegno umano non ha età.

Emanuela Volcan

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