Cultura

Noto, inaugurata  la mostra Stampe e incisioni di San Corrado Confalonieri

La splendida chiesa di San Domenico a Noto da oggi ospita un’importante esposizione su San Corrado, voluta fortemente dalla Diocesi, dal Comune, dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Siracusa, insieme con l’Istituto Superiore “Matteo Raeli”, la Cooperativa Etica Oqdany e l’Accademia delle Belle Arti Val di Noto. L’occasione organizzata per i festeggiamenti del V Centenario della Beatificazione di San Corrado ha visto la presenza delle Autorità, delle Forze dell’Ordine e degli studenti coinvolti nel progetto; moderata da Don Ignazio Petriglieri, la mattinata ha visto innanzitutto i saluti del Sindaco Corrado Bonfanti: “San Corrado non finisce di stupirci. In questo momento storico di appiattimento generale, stupirsi rappresenta un momento di grande elevazione del nostro animo. Abbiamo voluto fortemente riaprire questo luogo – ha sottolineato il sindaco Bonfanti – e grazie alla cooperativa Etica Oqdani di Salvatore Celeste, esiste a Noto un percorso di turismo culturale che è sinonimo di sviluppo economico e di poter affrontare la nostra realtà con iniziative importanti. Come importante è la presenza dell’istituto “Matteo Raeli” con il preside Concetto Veneziano e tutti i docenti che hanno sinora stimolato queste iniziative culturali. Un ringraziamento va anche al professore Michele Romano, un grande conoscitore e appassionato di arte. Si è insomma creata questa simbiosi e San Corrado ci sta dando la possibilità di farci incuriosire di tante cose: il restauro ci ha dato spunto, e lo svilupperemo attraverso una pubblicazione, di scoprire tutta una serie di incisioni e momenti di forte relazione tra i fedeli, i devoti, l’arca e il nostro Santo. C’è stata volontà di creare un collegamento con la chiesa di Santa Maria Odigitria di Roma, attraverso la Soprintendenza, dove sono stati scoperti due affreschi. Questo ci ha fatto capire che San Corrado non è stato e non è solo il Santo partito da Piacenza e Calendasco che poi ha toccato il territorio e si è fermato alla grotta dei Tre Pizzoni. Questo Santo è molto conosciuto grazie alle iniziative che lo raffigurano, lui ci dà la possibilità di accrescere e conoscere tutte queste situazioni che danno il forte senso di una comunità in cammino, che non può che fare bene ai giovani che hanno passione per l’arte e vogliono formarsi attraverso essa. Il Quinto Centenario – ha poi concluso il primo cittadino – è stata l’occasione di porre le basi per proseguire un cammino di crescita, di cultura, di storia e di tradizioni. Se non riusciremo a tramandarle, potrebbero perdersi per sempre perché il tempo le cancella. Oggi con questa mostra vogliamo essere tutto quello che siamo stati in questo periodo per un modo di essere comunità: chi ci sarà in futuro dovrà avere la stessa passione e la stessa storia, per crescere in maniera più armoniosa e solida”. Dopo il primo cittadino ha preso la parola il Dirigente Scolastico del “Matteo Raeli” di Noto, Concetto Veneziano: “Cerchiamo di trasmettere ai nostri alunni la voglia di valorizzare il patrimonio e lo facciamo attraverso la conoscenza. Ringrazio i docenti che condividono con me questi valori, in particolare oggi le professoresse Volpe e Cartaceo e il professore Romano. Inoltre voglio evidenziare che le due classi coinvolte nel progetto oggi sono presenti in tutti gli elementi e dopo questo momento si tornerà a scuola a proseguire con le ore didattiche. Noi oggi qui stiamo tutti imparando, siamo tutti a scuola”. Nei particolari della mostra che resterà aperta al pubblico sino al pubblico15 marzo 2016 con orario continuato dalle dopo10 alle 18, grazie alla Cooperativa etica Oqdany.  “I festeggiamenti per il V centenario della Beatificazione di San Corrado sono stati la molla – ha dichiarato Salvatore Maiore, Direttore dell’ Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Noto- per far conoscere il nostro Patrono attraverso le opere d’arte, alcune sottoposte a delicati restauri come l’arca e i grifoni, le opere lapidee e dipinti su tela, gli affreschi e il materiale cartaceo. Noi abbiamo nell’archivio diocesano tante stampe, ed alcune sono state restaurate e riconsegnate grazie all’impegno degli stessi netini, come la famiglia Morilla, o le collezioni di stampe dei sacerdoti La Licata e Tafaro. Tanti i motivi per cui questa mostra riveste una grande importanza: sono esposti pezzi che vanno dal 600 ai giorni nostri, in molti Corrado viene citato già come Santo ed esistono, tra questi, anche incisioni in lingua straniera che testimoniano l’estensione del culto. Infine voglio ringraziare la Cooperativa Oqdany, presieduta da Salvo Celeste, per aver allestito l’esposizione con cura ed in breve tempo”. È stata poi la volta del professore Michele Romano che è entrato maggiormente nei dettagli con un’importante premessa: “L’immagine nasce da una funzione pedagogica. Prendo a riferimento le parole di papa Benedetto XVI “l’arte parla sempre, è la suprema armonia tra il buono e il bello”. Quindi dobbiamo guardare le immagini nella loro bellezza interiore perché il contenuto è l’iconologia e l’incisione era un oggetto di devozione intima, tecnica che permetteva inoltre di diffondere culto e la devozione. Pensate nel centro storico di Noto ci sono circa 30 edicole votive che i nostri studenti hanno catalogato”. Si è poi proseguito con l’attività didattica: “L’ “Armi” di San Corrado, considerazioni sui restauri della grotta di San Corrado”, per la cui realizzazione si ringrazia l’artista Marcello Lo Giudice, a cura del restauratore Luciano Bombeccari: “In un opera d’arte il gesto è opera della parola, ed in essa dobbiamo cogliere i valori. Il primo in assoluto, in queste allo studio oggi, è la fede”. Fatta la premessa la relazione si è incentrata sui particolari del restauro e le varie fasi che hanno portato alla luce autentiche scoperte della storia dello stesso: figure ed una scritta “S Maria d’Armi” e d’Armi significa grotte. I personaggi sono la Madonna con bambino e poi un uomo la cui identità si sta ancora ricercando attraverso degli elementi distintivi come il mantello rosso (tipico dei martiri), un leone e delle gocce di sangue sul piede. A concludere la mattinata la dottoressa Rosalba Panvini, Soprintendente di Siracusa: “Uno degli aspetti pregnanti dell’iniziativa odierna è quella di avere una platea di giovani a cui auguro di diventare “mani” di questa fase progettuale e programmatica che stiamo mettendo in atto con tantissimo impegno. Ascoltando i contributi di oggi vorrei sottolineare l’importanza delle incisioni come mezzo per recuperare la memoria, e la necessità della conoscenza e della divulgazione. Io vorrei dei piccoli apparati didascalici, ad esempio nelle chiese, che diffondano e comunichino i particolari di un’opera e spero di poter portare avanti questo progetto. E chiudo con un augurio per voi giovani che possiate essere stampe e ed incisioni, in senso metaforico”.
Emanuela Volcan 

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