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Rapina in gioielleria: in manette anche una donna

I poliziotti della squadra mobile, eseguendo le direttive del sostituto procuratore Vincenzo Nitti, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Fabio Scavone, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari, emesse dal Gip presso il Tribunale di Siracusa, Carmen Scapellato, nei confronti di:

Shajla Tringali di 24 anni, siracusana; Andrea Caniglia di 31 classe residente a Scordia; Antonino Mauro di 23, siracusano accusati della rapina avvenuta in data 04 novembre 2016 in danno della gioielleria Piccione di viale Zecchino.

In quella circostanza, una giovane coppia Caniglia e Tringali si era recata in gioielleria mostrandosi interessata all’acquisto di un anello con diamante. Mentre il gioielliere era distratto dai clienti, due persone erano entrate nel negozio armati di una pistola e a volto travisato. Uno di loro, dopo aver picchiato il gioielliere con calci e pugni ed averlo colpito altresì con il calcio della pistola, aveva puntato l’arma nei confronti della vittima, costringendo il proprietario della gioielleria a consegnargli i gioielli che aveva prelevato dalla cassaforte per mostrarli ai clienti (per un valore pari a circa 74mila euro oltre il suo stesso telefono cellulare.

Durante la fuga, il titolare della gioielleria era riuscito ad afferrare il cappuccio della felpa indossata da uno dei due, scoprendo il volto del reo.

Le telecamere del sistema di videosorveglianza della gioielleria avevano immortalato i due soggetti ed uno di essi era stato ritenuto molto somigliante con le fattezze fisiche di Mauro.

Inoltre le analisi biologiche eseguite sul passamontagna utilizzato per la rapina avevano evidenziato la presenza del Dna  una traccia minima compatibile con quello di Mauro. l’attività di indagine, sviluppatasi con intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre ad evidenziare un quadro indiziario di responsabilità anche a carico dei due avventori Caniglia e Tringali, ha fatto emergere la paura di Mauro di essere scoperto e la piena confessione di uno degli indagati.

Caniglia
Antonio Mauro
Tringali

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