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Sentenza Oikothen, assolto Massimo Carrubba: “perché i fatti non sussistono”

Depositate le motivazioni della sentenza per il travagliato processo denominato Oikothen che si è svolto presso il Tribunale di Siracusa. “Perché i fatti non sussistono”. È questa la motivazione con cui i giudici della giudicante hanno assolto l’ex Sindaco di Augusta Massimo Carrubba dalle accuse di tentata concussione nei confronti dell’ex dirigente del Comune di Augusta Roberto Passanisi e di abuso d’ufficio per avere partecipato alla conferenza dei servizi tenutasi a Palermo il 16.11.2005 e riferita all’approvazione della piattaforma polifunzionale Oikothen. In quell’occasione, l’ex primo cittadino di Augusta aveva espresso netto parere sfavorevole. I giudici nella lunga e articolata sentenza, hanno ripercorso in lungo e in largo l’articolata vicenda che per anni ha tenuto banco nella lotta politica contro danno Massimo Carrubba e negli ambienti giudiziari, che ha visto divisa l’opinione pubblica sulla realizzazione della piattaforma polifunzionale nel territorio di Augusta ritenuta invasiva e pericolosa per la salute dei cittadini.

La sentenza riassume in maniera attenta le dichiarazione dei tanti testi seduti sul banco dei testimoni; sono anche illustrati chiaramente i motivi che stanno alla base della decisione abbondantemente assolutoria. Nella sentenza del Collegio giudicante del Tribunale – Presidente dott.ssa Storaci, a latere dott.ssa Pappalardo e dott. Santoro – è scritto tra le altre cose: “… all’esito dell’istruttoria dibattimentale, le dichiarazioni rese dalla parte civile Passanisi Roberto non risultano idonee a superare il necessario vaglio di credibilità soggettiva e attendibilità intrinseca al racconto, giacché presentano profili di illogicità e confliggono in parte con altre risultanze processuali di natura documentale e normativa”.  Secondo i giudici “…non può revocarsi in dubbio che la tardiva – rispetto al momento della presentazione – trasmissione del progetto “Oikothen” all’ufficio Ecologia non ha comportato alcuna lesione delle competenze dirigenziali del Dott. Passanisi, atteso che non era normativamente previsto che lo stesso eseguisse le proprie funzioni in quella fase, né tantomeno che esprimesse il parere emesso, il 14.4.04 – diversamente da quanto sostenuto dall’imputato in procedimento collegato Amara Giuseppe”.

Congiungono inoltre: “Pure nel prosieguo della narrazione della parte civile sono emersi elementi atti ad inficiarne la credibilità perché viziati da illogicità ed in contrasto con altre risultanze processuali.”. Sulla famosa faglia che scompare e compare, scrivono in sentenza: “….poiché dagli atti del processo non risulta che dopo il 19.10.04 il Passanisi fosse stato invitato ad pronunciare parere sul progetto cambiato, i giudici chiariscono: “…non si comprende quale parere favorevole o, in ogni caso, mitigato dal mancato riferimento all’esistenza della faglia sarebbe stato sollecitato dal sindaco Carrubba al Passanisi. Inoltre è illogico prospettare un timore del sindaco Carrubba per l’evidenziata presenza della faglia cui si sarebbe dovuto porre rimedio omettendo di farne menzione a seguito della presentazione del nuovo progetto Oikothen, atteso che si trattava di circostanza ormai nota a diversi organi ivi compreso il Commissario Delegato per emergenza rifiuti…” che poi acconsentì al progetto, mentre “….proprio il sindaco Carrubba, che avrebbe esercitato le pressioni sul Passanisi, il 30.11.2004  (prot. n.28237) aveva inviato una relazione in merito alla richiesta di pronuncia compatibilità ambientale (….)” inviata a tutti gli enti interessati nella quale “… a pag.13,  venivamo richiamate le argomentazioni contenute nella nota prot.n.568/EC del 14.4.2004 del VII settore (ndr: a firma  del Passanisi) che veniva allegata. Secondo i giudici: “ …in altri termini non si comprende per quale ragione il sindaco Carrubba avrebbe sollecitato il Passanisi affinché esprimesse una posizione in contrasto con la sua e negasse la presenza della faglia che egli stesso aveva messo in luce”.   I giudici, in maniera inequivocabile, scrivono: “…il sindaco Carrubba e il dirigente dell’ufficio urbanistica hanno legittimamente  preso parte alla conferenza dei servizi del 16.11.2005 ed altrettanto legittimamente hanno espresso il parere loro richiesto…. Nessuna violazione di legge è pertanto configurabile a carico dell’imputato….” e chiarisce che “…invece nessun parere avrebbe dovuto esprimere in vista della conferenza dei servizi il dott. Passanisi perché mai invitato a prendervi parte dall’organo competente”.

La sentenza si intrattiene sulla testimonianza resa in aula dalla moglie del Passanisi, Anna Bucceri, precisando che “… le sue affermazioni in ordine alle ragioni del mancato rinnovo del suo incarico dirigenziale sono state sconfessate dai soggetti  chiamati (ndr: da essa stessa in causa) e, conseguentemente, sono risultate inficiate sotto il profilo della necessaria credibilità.”.  In merito ai testi d’accusa, Castro Piero ed Amara Giuseppe, la sentenza sottolinea come le “…dichiarazioni non possono essere poste a fondamento di un giudizio di colpevolezza dell’imputato proprio perché la loro fonte è costituita dalla parte civile Passanisi che, come detto in precedenza, non ha reso una testimonianza connotata dal necessario carattere della credibilità”.  Su Pippo Amara i giudici scrivono: “sorge spontaneo il dubbio – che tale rimane in assenza di conferme – che Amara Giuseppe, come riferito da Blandino Fabrizio, possa avere avuto –  almeno in una prima fase – mire personali di natura economica nei confronti del progetto Oikothen giacché non si comprenderebbe come il medesimo, che ha dichiarato di non avere svolto alcun ruolo politico nella vicenda e che non ha rivestito alcuna funzione formale nell’ambito del procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione per la realizzazione della piattaforma in questione, abbia incontrato personalmente presso la propria abitazione l’ing. Gionfrido – tecnico progettista della Oikothen…. Nè può costituire una valida giustificazione il semplice fatto che Amara Giuseppe sia un geologo perché tale sua specializzazione professionale non lo legittima di per se ad occuparsi del progetto Oikothen, né tantomeno – alla luce dei fatti sopra descritti –  può dirsi che lo stesso abbia agito quale semplice  cittadino”.

I fatti risalgono al 2004 – 2005 e l’inchiesta che creò molto clamore negli ambienti politici, nasce da una denuncia fatta da un candidato alle elezioni comunali 2003 della lista “Nuovo Psi” riconducibile a Pippo Amara, ma partì solo nell’ottobre del 2007 – in prossimità della campagna elettorale per le comunali del 2008 – sulla scorta delle dichiarazioni rese al sostituto procuratore Maurizio Musco dall’ex dirigente all’ecologia del Comune di Augusta Roberto Passanisi che, in diversi interrogatori,  denunciò minacce e pressioni oltre che ritorsioni compiute dall’ex sindaco Carrubba sia nei confronti suoi che della moglie Anna Bucceri, anche essa allora dipendente comunale. Il pubblico ministero, Maurizio Musco, all’epoca titolare del procedimento, nel corso delle indagini decise di sentire diverse persone informate sui fatti, tra i tanti anche gli ex consiglieri comunali Rosario Salmeri e Piero Castro, oltre a Pippo Amara, tutti citati dal Pm come testi d’accusa contro Carrubba. Dopo oltre undici anni dai fatti e 7 anni per la durata del processo, come già accaduto nel Novembre del 2013 per l’ex assessore all’ecologia Nunzio Perrotta assolto dal Gup di Siracusa con formula piena. È scritto in fondo alla sentenza, “…assolve Carrubba Massimo dai delitti a lui ascritti perché in fatti non sussistono”.

 

 

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