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Siracusa, benvenuti nel regno della calunnia: quell’attacco ai magistrati, giornalisti, poliziotti e nemici politici

Forse lo scrittore Scipio Di Castro quando decide di scrivere sulla natura dei siciliani, scrittura cara a Sciascia che cita Di Castro più volte nei suoi racconti, aveva trascorso pochi giorni a Siracusa, da dove ispira il suo pensiero sul popolo di Sicilia. Scrive: “I siciliani generalmente sono più astuti che prudenti, più acuti che sinceri, amano le novità, sono litigiosi, adulatori e per natura invidiosi; sottili critici delle azioni dei governanti, ritengono sia facile realizzare tutto quello che loro dicono, farebbero se fossero al posto dei governanti. D’altra parte, sono obbedienti alla Giustizia, fedeli al Re e sempre pronti ad aiutarlo, affezionati ai forestieri e pieni di riguardi nello stabilirsi delle amicizie. La loro natura è fatta di due estremi: sono sommamente timidi e sommamente temerari. Timidi quando trattano i loro affari, poiché sono molto attaccati ai propri interessi e per portarli a buon fine si trasformano come tanti Protei, si sottomettono a chiunque può agevolarli e diventano a tal punto servili che sembrano nati per servire. Ma sono di incredibile temerarietà quando maneggiano la cosa pubblica e allora agiscono in tutt’altro modo”.

Tutto ciò appare affermare l’attuale momento che stanno vivendo i siracusani. Ma, nel contesto attuale della bella Siracusa, si potrebbe intercalare anche un vecchio detto romanesco che recita: “Quando cominci a menar le mani qualche pugno ti arriva pure a te”. È l’effetto logico che rappresenta oggi l’ambiente avvelenato, calunnioso, cattivo  e crudele della città di Siracusa, un tempo nobile, combattente e fiera, oggi ridotta ad una corte di bassa politicuccia, dove il chiacchiericcio somiglia ad un’officina del “come far male e vai avanti così per la tua strada”.

Insiste poi l’applicazione scientificamente studiata che calza a pennello nel concetto d’inventare, diffondere e sostenere la calunnia a carico di qualcuno, per diffamarlo, screditarlo con accuse coscientemente false, tanto qualcosa alla fine resterà trasportata dal venticello. Attraverso molteplici riecheggiamenti, risale a una simile formulazione ma l’immagine che si usa ripetere per mostrare quanta forza abbia negli animi la calunnia, e come produca in ogni caso effetti dannosi, basta aver seguito le vicende della politica siracusana negli ultimi mesi e ancor di più negli ultimi giorni.

Si potrebbe obiettare che se il pensiero fosse davvero meritevole di un’indagine concettuale distintiva, nei classici della sociologia se ne troverebbe traccia. Invece, niente. Ma i fenomeni legati all’onore e alla dignità rimangono per così dire oscurate dall’interesse personale o di gruppo per le tante questioni simboliche che sono costruite come preminenti; tale siffatta condizione, si trova perlopiù tra alcuni politicanti, o pseudo tali, che si trovano nella focalizzabile condizione di ciò che sta avvenendo oggi a Siracusa, giusto per rimaner nel nostro “brodino” locale.

Il metodo denigratorio nella pubblica via, senza il coraggio delle proprie azione, messo in atto per calunniare magistrati, solo perché non hanno voluto mettere sotto inchiesta Tizio o Caio, oppure uomini politici perché hanno negato l’assegnazione di un servizio in concessione, o a giornalisti perché non pubblicano comunicati stampa pilotati e a volte con notizie false e tendenziose, o un articolo contro il nemico giurato, è stato ideato per colpire, ma soprattutto per inquinare e proteggere gli interessi di parte in favore di fatti personali o di lobby nascoste nel retroscena. Quando sono colpite a raffica persone per bene, come nel caso del terrorismo politico messo in atto nella città di Archimede da qualche anno, si dimostra di non saper difendere se stessi dal proprio pensare, vittime dello stato di terrore e dalla violenza dell’acculturamento verbale di basso profilo culturale, oltre che sguaiato, nelle aule della politica a più livelli. Un metodo che infierisce, di fatto, e senza distinzione, contro magistrati, giornalisti, giudici, procuratori, avvocati, sindaci, assessori, consiglieri comunali, dirigenti della pubblica amministrazione, carabinieri, poliziotti e finanzieri, vigili urbani, anche in maniera indiretta, calunniando gli aspetti di fatti e circostanze che non hanno soddisfatto il fabbisogno di vendetta verso il nemico (chi, quale?), traccia la strada all’infinito baratro dello stato sociale e civile confuso con qualcos’altro, negando la verità incontrovertibile.

La cura del male. Innanzitutto bisogna isolare questo sistema malato e creare, nello stesso tempo, un’atmosfera astiosa intorno all’ambiente degli avventori-sciacalli avvelenato in cui si vive e si lavora, e non danneggiare invece altri servitori dello stato che combattono contro gli infedeli e i corrotti per screditarli e mortificarli nel proprio ambiente, nella dignità umana e professionale, nel mondo privato, famigliare e sociale. Quest’aggressione selvaggia alla società civile siracusana mina all’equilibrio mentale, organico e fisiologico, insidia il riconoscimento sociale e professionale, spinge ad una reazione, induce in errore, provoca una repressione o attenta direttamente all’integrità psico-fisica dell’individuo, autore e oggetto nel frattempo, dell’aggressione ingiustificata.

Questo perenne conflitto è un regalo al malaffare in generale, alla corruzione, alla demagogia e alla strumentalizzazione che danneggia la società tutta. Isolare attraverso la calunnia per massacrare moralmente e materialmente il pubblico ministero scomodo, il procuratore, l’avvocato, il nemico politico, il giornalista che scrive le verità non gradite, è chiaro che comporta dei rischi di usare il medesimo comportamento alla stregua dei mafiosi nell’organizzazione del crimine.

Concetto Alota

 

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