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La fine del confronto politico tra destra e sinistra ha lasciato vuota la competizione senza la necessaria rivoluzione

Il clima politico avvelenato ha generato l’insofferenza nei confronti dei governanti, autonomamente dallo schieramento di appartenenza. La diffusione dei veleni con la dilatazione dei mezzi d’informazione integrati nel social, molto più spaziosa riguardo a quella della stampa, ha incoraggiato la crescita di un’opinione pubblica assai sensibile alle manifestazioni di corruzione e della cattiva gestione dell’amministrazione delle comunità, che sono così riportati con rapidità e grande risalto negli attuali sistemi mediatici. I politici di contro sono divenuti sempre più sensibili alla critica sulla loro attività e capacità con crescente frequenza. La congiunzione fra questi elementi ha portato a un decadimento accelerato dei governi e dei partiti politici tradizionali, specie quelli di opposizione, ritenuti oggi tutti elementi integranti di un sistema auto-favorevole. Questo ha portato all’emergere di gruppi spontanei anticonformisti, capaci di raccogliere concordie in diverse categorie sociali. La caduta delle ideologie, insieme alla ribellione delle masse e la crisi che ha contribuito a sostenere il dibattito acceso, per mostrare la caduta perpendicolare nei tassi di partecipazione alle consultazioni elettorali, ha fatto la differenza.

Sarà utile attribuire a questo nuovo tipo di opposizione l’etichetta di fenomeno demagogico-populista. Le critiche e il disamore esprimono concetti scomposti da affrontare con coscienza della scommessa in gioco, con l’ipersensibilità verso le categorie in stato di disagio e capacità di introdurre metodi riformatori nella gestione della cosa pubblica, da parte del potere politico. Differente è il costrutto nella prima ondata di dissenso, genericamente accusata di antipolitica. Bisogna oggi cogliere i segnali derivanti dalla società civile e operare per riacquistare la fiducia nella politica, negli ideali e la vivacità nell’azione politica pratica e pura. Ma non devono essere trascurate le pericolose novità introdotte dai gruppi individuale-leadership venuti alla ribalta, per ovviare alla disaffezione e al disinteresse da tutti denunciato. E’ possibile che i tentativi realizzati sino ad ora siano ancora carenti, ma di certo non meritano di essere tacciati di velleitarismo e genericità.

Il vecchio confronto tra la destra e la sinistra politica ha lasciato il passaggio alla competizione senza la necessaria rivoluzione fra le collocazioni molto variegate. L’esame che attende quanti vogliano sfidarsi nell’impresa è smisurato e nello stesso tempo attraente, che aggiusta il tiro tra i gruppi sensibili all’importanza della fase delicata che viviamo, dove il livello culturale si è ridotto ai minimi termini. E i motivi sono attribuiti alla scarsa preparazione degli eletti a tutti i livelli; fenomeno classificato dalla protesta generalizzata contro la politica in massa, senza qualificare la parte buona che rimane, purtroppo, isolata tra i tumulti e le lotte intestine che montano a causa della limitata cultura della buona politica.

Ci sono poi quelli che interpretano come il sottile equilibrio attuale potrebbe essere descritto dall’identificazione di obiettivi capaci di far confluire la concentrazione di gran parte della società su temi di collisione sociale. Chimere. È vero, ma anche dei tanti percorsi alternativi da analizzare per andare e sormontare le rischiose indecisioni e le incertezze fluenti, che incoraggiano la negazione incessante sempre più risolutiva e la divisione più estesa e una disuguaglianza ancora più rigida, dove le lotte sono diventate infinite e senza alcuna speranza di buona volontà di archiviare le pretese e le divisioni all’interno dei partiti rimasti senza lo zoccolo duro delle ideologie.

Concetto Alota

 

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