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Siracusa, la storia infinita dei cassoni della Marina

La storia infinita dei cassoni, prima sequestrati dalla Procura di Siracusa, poi dissequestrati e trasferiti nell’area di Marina di Melilli e ora ricollocati alla Marina per essere posti in sito a rafforzare la banchina del porto grande, ha consumato un altro capitolo questa volta di tipo giudiziario.

Si è concluso, infatti, dinanzi al Giudice monocratico del tribunale del capoluogo Andrea Pino, il processo a carico dell’ingegnere Carmelo Misseri, floridiano di 58 anni, accusato di avere violato il codice della navigazione per non avere chiesto la concessione al ricovero dei cassoni nell’area di Marina di Melilli di proprietà del Demanio marittimo.
L’ingegnere Misseri è l’amministratore unico della Società Consortile Porto di Siracusa e della Società Italiana Costruzioni Stradali, in sigla Sics, che ha avuto in appalto la realizzazione dei manufatti che per lungo tempo rappresentavano la muraglia della passeggiata della Marina al Foro Italico in Ortigia.
Il giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere, dichiarando estinto il reato per l’intervento dell’oblazione da 258 euro che il professionista ha corrisposto nel corso del processo.
La vicenda risale al 4 febbraio 2010 quando, a seguito di una perizia tecnica, il sostituto procuratore Antonio Nicastro, dispose il sequestro dei 93 cassoni. Si ipotizzò la costruzione dei manufatti fosse avvenuta con cemento armato “depotenziato” che avrebbe provocato in breve tempo il disfacimento dei cassoni e quindi un rischio per le banchine del porto.
Ulteriori studi e approfondimenti tecnici, dimostrarono che quei manifatti erano stati realizzati a regola d’arte.  Ciò indusse la Procura di Siracusa a dissequestrare quei cassoni, che nel frattempo, nel giugno 2010, cinque mesi dopo il sequestro, su imposizione dell’amministrazione comunale (l’azienda insisteva di calarli in fondo al mare anche se in attesa dell’esito giudiziario), furono spostati attraverso le chiatte nell’area di Marina di Melilli, ex Belleli, in attesa dell’esito delle consulenze e della definitiva collocazione nel sito del porto grande, operazione che si è concretizzata nel giugno scorso.
Il 27 luglio 2012, intanto, l’allora comandante della Capitaneria di porto di Siracusa, Luca Sancilio,  ha inviato a Marina di Melilli propri militari, per notificare all’amministratore unico della Sics la denuncia per avere collocato abusivamente 22 cassoni in un’area di 1200 metri quadrati su un’area di proprietà del Demanio marittimo. In buona sostanza, l’impresa non avrebbe richiesto e quindi ottenuto le relative concessioni demaniali e nemmeno l’autorizzazione da parte dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente per l’occupazione della stessa area.
Insomma, come si dice, oltre al danno la beffa per l’imprenditore di finire iscritto nel registro degli indagati e di doversi sottoporre, quindi, ad un processo penale che si è concluso pochi giorni fa con il verdetto di non luogo a procedere.
Nel frattempo, l’azienda ha presentato il conto al Comune di Siracusa. Un risarcimento dei danni pari a 4 milioni di euro, che impegna e non poco il prossimo bilancio di previsione in fase di discussione in Consiglio comunale. L’amministrazione pubblica ha previsto il pagamento della somma in tre soluzioni da 1,7 milioni di euro all’anno a cominciare da questo esercizio finanziario. Per la cronaca, i cassoni sono tornati al Foro Italico per essere definitivamente collocati in mare come frangiflutti a difesa della banchina.

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