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Siracusa, quell’attacco alla Procura e il gioco dei poteri forti

L’attacco contro la Procura da parte del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo non è stato gradito al palazzo di Giustizia, così come nei salotti buoni della politica siracusana. È stato dall’insorgere del fenomeno, “veleni al Vermexio”, che il rapporto politica-giustizia è divenuto uno dei nodi caldi della scena politica-giudiziaria siracusana. La funzione di supplenza provvisoria esercitata dal potere giudiziario nei confronti del potere politico locale ha contribuito a far naufragare un insieme assediato da un gioco delle parti in grave crisi di riconoscimento, ma non ha di certo aiutato a prendere consapevolezza della crisi in atto della politica-amministrativa locale; che al contrario, l’ha occultata. Eppure, dopo i primi colpi assestati dall’opposizione, tutta interna al Pd, la squadra dell’amministrazione del Vermexio era in un evidente stato di sofferenza, sia per quanto concerne lo scostamento progressivo dal dispositivo politico-amministrativo, sia per quello che riguarda l’erosione costante delle garanzie poste a presidio dei fatti individuali che si sono sgretolati un tantino alla volta, fino a quando è apparsa l’Antimafia per distruggere con il gioco del fuoco amico ogni cosa. Poi sono apparsi nella scena del crimine i collaboratori di giustizia che hanno radicalizzato la lotta e che ora sono diventati l’ago della bilancia per far prevalere l’una o l’altra parte, o annientarsi a vicenda, in una battaglia senza feriti.

L’emergenza giudiziaria registrata, per definizione, è stata la dichiarazione di uno stato di eccezionale condizione che, rapidamente, si è convertito in una lotta senza quartieri. Il contingente è stato alla fine disciplinato con gli strumenti regolatori della massima garanzia giudiziaria che hanno distorto e sconvolto, quasi riarticolandole in toto il comportamento degli attori e dei registi della prima scena. Ma ora i rapporti hanno depotenziato le clausole della diplomazia, predisponendo una sorta di zona franca a favore del potere giudiziario. Le regole basilari si sono rotte e il silenzio prudente della Procura si è trasformato in lavoro di squadra per chiudere la stagione dei fascicoli d’inchiesta il più presto possibile, in modo da far ritornare ogni pedina al proprio posto e alla fine far trionfare la Giustizia. Ora l’aria che si respira, nel palazzaccio di viale Santa Panagia, è quella del silenzio di chi lavora per far cessare il teatrino politico che rischia di travolgere le poche case rimaste in piedi dopo le scosse di un terremoto che già di primo acchito è apparso telecomandato da parte dei poteri forti.

Concetto Alota

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