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“Sistema Siracusa”: la procura di Messina chiede ancora condanne

L’intervento – di Concetto Alota

Il Sistema Siracusa è stato scoperchiato dalle Procure di Messina, Roma e Milano. Un attacco al potere delle Istituzioni dello Stato Italiano. Tutto nasce a seguito dell’esposto presentato dagli otto magistrati della Procura della Repubblica aretusea, dall’ex Sindaco Giancarlo Garozzo, da tanti avvocati e liberi professionisti colpiti fortemente a sua volta dai danni causati in maniera diretta o indotta. Un conio che diventa famoso in tutto il mondo; di primo acchito appare come la sintesi di una promiscuità con dei professionisti dalle menti lucide che assumono ruoli strategici al pari di una sorta di cerniera e di linea di demarcazione tra lecito e illecito.

È il senso della contaminazione e del rapporto a delinquere che contrasta nell’odierna società liquida, che si scontra a sua volta con quella solida, salda alle tradizioni, ma che sopporta verosimilmente nello stesso tempo l’associazione per delinquere formata da uomini ben vestiti e con più lauree e non del delinquente di professione con le scuole “basse”. La Procura della Repubblica di Messina per gli imputati, che sono stati processati con il rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta “Sistema Siracusa”, ha concluso la requisitoria. I pubblici ministeri Antonio Carchietti e Antonella Fradà, dopo due ore di discussione, hanno suggerito al tribunale la richiesta di condanna a carico di dieci imputati, una sentenza di prescrizione e una di assoluzione per gli episodi di corruzione in atti giudiziari e altri capi d’imputazione.

I rappresentanti della pubblica accusa hanno chiesto 6 anni e 10 mesi di reclusione per l’imprenditore Fabrizio Centofanti; 6 anni e 3 mesi per il consulente Gianluca De Micheli; 9 anni e 8 mesi per l’imprenditore siracusano Alessandro Ferraro; 4 anni e 2 mesi per il direttore del Diario 1984, Giuseppe Guastella. Hanno chiesto inoltre la condanna a 8 anni di reclusione mei confronti del giudice del Consiglio di giustizia amministrativa, Giuseppe Mineo, mentre per Vincenzo Naso ha invocato la pena di 6 anni e 7 mesi, per Salvatore Pace 6 anni e 10 mesi, per Riccardo Sciuto 6 anni, per Mauro Verace 6 anni e 9 mesi, tutti nella loro veste di consulenti; per il leader del movimento politico Ala, Denis Verdini hanno chiesto la condanna a 2 anni 5 mesi.

La pubblica accusa ha chiesto anche una sentenza di non luogo a procedere nei confronti del notaio Giambattista Coltraro per intervenuta prescrizione del reato; il verdetto di assoluzione è stato chiesto per il collaboratore dell’avvocato Piero Amara, Sebastiano Miano.  

Il processo che si sta svolgendo con il rito ordinario, è stato rinviato all’udienza del 10 giugno per proseguire con le parti civili costituite e con i primi interventi dei legali della difesa. Il calendario prevede altre due udienze il primo e l’8 luglio ancora per le arringhe della difesa e poi il tribunale penale di Messina si ritirerà in camera di consiglio per emettere il verdetto. 

Nella generalità dei fatti dei singoli personaggi coinvolti nell’inchiesta, al di là delle responsabilità individuali che saranno i giudici a giudicarli, il danno per il territorio siracusano è stato davvero notevole. Nei fatti pratici, i conti del Comune di Siracusa si colorano di rosso, con forti disagi per i cittadini, impegnando l’amministrazione comunale aretusea a contrastare l’attacco con una mole di lavoro per avvocati e consulenti. Un impegno finanziario notevole per un risarcimento danni richiesti e in parte confermati dai giudici amministrativi, oltre ad ostacolare la normale attività dell’amministrazione politica della città con una serie di attacchi davvero consistenti e continui, senza la funzione della Giustizia che per molti anni è stata, di fatto, sospesa. Insomma, fin dall’inizio è stato un continuo connubio dentro e fuori le istituzioni di personaggi rimasti colpevoli ma impuniti per lunghi anni.

Una formula magica

In questa contaminazione, inquirenti e investigatori hanno messo sotto accusa la formula magica creata, in cui hanno scoperto i nomi e i cognomi e l’attività criminosa di tanti intoccabili potenti, dove tutto era finalizzato a far soldi, acquistare potere e rispetto, condizionando la politica, la vita della popolazione colpita, la democrazia e l’economia allo stesso identico modo e senza minimamente preoccuparsi dei danni causati alle istituzioni democratiche e ai singoli cittadini, violate e danneggiate dal punto di vista economico, sociale e politico.

Un mondo sommerso

Un “Sistema” studiato a tavolino che ha ottimi rapporti diffusi tra uomini delle istituzioni potenti e garanti in ogni angolo della vita pubblica, politica, economica, sociale e nell’amministrare la Giustizia. Non per niente la Direzione Investigativa Antimafia ha più volte rilevato che non è il tipo di “Sistema” in generale a cercare i professionisti, ma sono loro che si fanno avanti per mettere a disposizione la loro sapienza e trasformarla in crimine organizzato, dove lucrare per milioni di euro. Infatti, le intercettazioni nelle varie ramificazioni del “Sistema Siracusa” hanno svelato un mondo sommerso di ragnatele e un indissolubile e geniale intreccio; un dramma che rimane nella scena pubblica perché ci sono ancora tanti segreti da scoperchiare e che interessano tanti altri luoghi dell’Italia repubblicana. Insomma, per magistrati, giudici e giornalisti il racconto di questo romanzo criminale non è ancora terminato.

 

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