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Avola, un piano per assassinare Michele Crapula

Ci sarebbe stato unpiano criminoso per uccidere il presunto boss di Avola, Michele Crapula che per sua fortuna non è stato messo in atto. Una strategia di stampo mafioso per dare un segnale forte di cambiamento degli equilibri nella gestione degli affari illeciti nella zona Sud della provincia di Siracusa.

E’ questa la rivelazione che il collaboratore di Giustizia, l’avolese Corrado Di Pietro, ha confermato durante l’escussione ieri pomeriggio in video conferenza al cospetto del tribunale penale di Siracusa, davanti al quale si sta celebrando il processo a carico di presunti esponenti e gregari di un’organizzazione malavitosa che avrebbe avuto influenza nella zona di Cassibile, coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Knock out”.
Durante il corso dell’esame, condotto dal pubblico ministero Andrea Ursino della Procura distrettuale antimafia di Catania, Di Pietro ha sostanzialmente affermato che l’eliminazione fisica di Crapula risalirebbe al 2004 e a ordirla sarebbe stato Antonino Linguanti, principale imputato alla sbarra e già condannato all’ergastolo in primo grado per gli omicidi di Salvatore Bologna e Salvatore Giacona.
Lo stesso pentito ha detto di avere saputo de relato da Corrado Trigila, che Linguanti era un tipo pericoloso, convinto ad aprirsi una strada proprio con l’eliminazione di uno degli esponenti storici del clan che gli investigatori associano a quello di Pinnintula.
Linguanti non sarebbe riuscito nel proprio intento anche perché nel frattempo Crapula era stato arrestato ed aveva iniziato il periodo di detenzione.
Su sollecitazione del pubblico ministero, Di Pietro ha però riferito di non avere mai conosciuto alcuno dei coimputati del Linguanti. Per la difesa questa dichiarazione sarebbe un punto a suo favore perché di fatto cadrebbe il reato associativo, come rilevato anche nell’esame di altri testi dell’accusa. A giudizio dell’avvocato Giambattista Rizza, poi, vi sarebbe un accanimento nei confronti del proprio assistito Linguanti, che lo si vorrebbe a capo di un’organizzazione mafiosa, dedita al traffico di droga, alle estorsioni e alla gestione dei videopoker.

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