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Confisca dei beni, il ministro Orlando ospite all’Isisc di Siracusa

Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, questa mattina a Siracusa per intervenire all’Isisc in occasione del seminario sulla confisca, organizzato in collaborazione con la Commissione Europea e il Ministero della Giustizia per il Semestre Italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.

Ai rappresentanti dei Ministeri della Giustizia dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, che oggi e domani incontrano giuristi ed accademici, il ministro Orlando ha ricordato l’importanza dell’aggressione dei patrimoni criminali affrontata sotto lo specifico aspetto del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie e della confisca. Nella due giorni siracusana si parla della recente approvazione della Direttiva sulla Confisca del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha posto norme minime in materia, tese ad armonizzare le legislazioni degli stati membri, ma ha lasciato aperte talune questioni relative all’adeguatezza del quadro normativo attualmente vigente al fine di garantire l’efficacia delle decisioni giudiziarie in materia di aggressione ai beni e patrimoni di origine criminale, esortando la Commissione Europea a continuare il lavoro in materia.

A porgere i saluti alla platea è stato il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo: “Ancora una volta la nostra città, attraverso l’Istituto superiore internazionale di scienza criminali – ha detto – diventa sede di confronto e di proposta in campo giuridico. Ciò ci inorgoglisce e ci spinge ad impegnarci sempre di più e meglio per fare di Siracusa un punto di riferimento culturale nel bacino del Mediterraneo, un simbolo di civiltà come fu nel suo glorioso passato. Due grandi magistrati siciliani, Rocco Chinnici e Giovanni Falcone, compresero per primi che per aggredire Cosa nostra bisognava puntare alle sue ricchezze, alla montagna di denaro, frutto di affari illeciti, che doveva essere reinvestita in attività legali. Una rete di flussi finanziari che, col passare degli anni e man mano che la mafia affina i suoi strumenti, non si limitano più alla Sicilia e all’Italia ma si spingono in Europa e in altri continenti.

“A questa sfida sempre più estesa e complessa gli stati nazionali – continua il primo cittadino -devono rispondere con norme di livello sovranazionale, perché i movimenti di denaro non si fermano davanti ai confini e i mafiosi ormai da molti anni si sono adeguati alle dinamiche dei nostri tempi”.

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