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Migliaia di persone alla manifestazione regionale di Siracusa

Migliaia di persone partecipano al corteo per la seconda delle cinque manifestazioni previste dalle organizzazioni sindacali. A incrociare le braccia per 8 ore, sono le lavoratrici e i lavoratori della Sicilia, ad esclusione di coloro che hanno già scioperato nella giornata del 17 novembre.

A Siracusa il corteo è partito da piazzale Marconi per attraversare la zona Umbertina e confluire in piazza Archimede, dove sono previsti i comizi del segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e dal segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. Presenti sul palco anche Pino Gesmundo, Segretario confederale Cgil, Emanuele Ronzoni, Segretario organizzativo Uil, Luisella Lionti, Segretaria generale Uil Sicilia.

Le due Confederazioni rivendicano “politiche che fermino il costante impoverimento dei redditi da lavoro e pensioni, che garantiscano la sicurezza, che contrastino la desertificazione industriale, che riducano le diseguaglianze, che puntino allo sviluppo del territorio. Tutte questioni – si legge in una nota – che accomunano le lavoratrici, i lavoratori, i pensionati e i giovani italiani e che, proprio, in Sicilia, appaiono particolarmente accentuate dall’assenza di politiche per la ripresa del Mezzogiorno».

«La Sicilia non reggerà il peso di una manovra che colpisce tutti, dai giovani agli anziani, alle donne, a tutti i lavoratori – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, a Siracusa – non reggerà all’assenza di prospettive future a causa della mancanza di politiche di sviluppo e di misure antimeridionaliste come l’autonomia differenziata. Diventeremo più poveri e la nostra terra più deserta. Già ogni anni almeno 20 mila giovani vanno via in cerca di un futuro migliore e la situazione non potrà che peggiorare. Per questo lo sciopero oggi oltre che un diritto è un obbligo e il segnale che viene da Siracusa è che il mondo del lavoro vuole essere protagonista del cambiamento. Questa mobilitazione dunque continuerà finchè non cambieranno le politiche scellerate del governo».

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