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Petrolchimico siracusano: protocollo d’intesa area di crisi e il rischio del sogno della ripresa economica

L’opinione

La zona industriale siracusana di una volta, è ormai un sogno lontano. Le aziende si chiudono in difesa e cercano soluzioni per non fermare gli impianti, ma, piaccia oppure no, rimane finora un rischio concreto di trovarsi davanti a una raffica di controversie e disordini sociali per la possibile chiusura forzata degli stabilimenti.

Il protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi per istituire l’area di crisi industriale complessa del petrolchimico siracusano, da sottoporre al ministero dello Sviluppo Economico con il progetto di riconversione e riqualificazione, rischia di diventare l’ennesima passerella politica siciliana da aggiungere ai sogni della ripresa economica, per confermare il possibile ennesimo fallimento dello sviluppo della zona industriale nel mare della strumentalizzazione politica e nulla più. La firma del protocollo fa ben sperare gli addetti ai lavori per l’avvio della richiesta di crisi industriale complessa al Ministero dello Sviluppo economico per l’intero Polo produttivo del Siracusano, che comprende le attività che si trovano nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta, Melilli e Siracusa. Distretto industriale che produce un fatturato complessivo di 12,2 miliardi, il 15% del valore aggiunto dell’industria della trasformazione della Sicilia e il 53% della provincia di Siracusa. La prova nel fallimento delle bonifiche a terra e a mare, dove i veleni continuano a inquinare e provocare tumori tra sofferenze, connubi e silenzi.

La grave crisi economica si è accentuata minando il sistema economico e sociale che rischia di produrre effetti ancora più devastanti nel territorio industriale siracusano in crisi ormai da decenni. Subisce le conseguenze della trasformazione del nuovo modello energetico e della transizione ecologica globale. I sindacati dei lavoratori, Cgil, Cisl e Uil, già da tempo hanno denunciano per la Sicilia la mancanza di interventi concreti per lo sviluppo e il passaggio dalla crisi verso un nuovo sviluppo sostenibile. Oggi più che mai, chiedono di avviare l’ennesimo confronto con le istituzioni per mettere in campo un piano straordinario che regga la fase di transizione nel territorio siracusano e punti a non escludere nessun intervento utile.

“In questo quadro – dichiarano i sindacati – l’idea del governo Regionale di proporre per Siracusa una misura come l’area di crisi complessa, misura utile ma non sufficiente, non può che essere solo l’inizio e una parte dell’elenco di opzioni che necessariamente dovranno essere attivate. Il Protocollo d’Intesa proposto, nonostante le lacune e le insufficienze, costituisce un primo elemento che conferma la centralità del petrolchimico siracusano e del sistema industriale siciliano per superare questo difficile momento ed affrontare le nuove sfide. Per questo Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo della regione di attivarsi affinché, questa, insieme agli accordi di programma che rivendicano e al protocollo di legalità che chiedono di sottoscrivere, possa davvero pensare ad un progetto serio di rilancio dell’area industriale che altrimenti rischia di costituire solo un proposito che conferma l’ennesima occasione perduta. Nell’epocale cambiamento delle produzioni è fondamentale garantire basi che reggano il rilancio e lo sviluppo, per questo occorre individuare con l’aiuto di investimenti pubblici e privati, progetti di riconversione e riqualificazione industriale, percorsi di innovazione, formazione del capitale umano, realizzazione delle infrastrutture funzionali agli interventi, il potenziamento e la valorizzazione di quelli esistenti, la semplificazione burocratica ed amministrativa degli adempimenti e delle procedure autorizzative”.

Per i sindacati, “nessuno può pensare di essere esente da obblighi o di scaricare su altri gli impegni. A tutti è richiesto un impegno concreto e fattivo per garantire l’occupazione, anche utilizzando il personale già in forza alle aziende, avviare percorsi formativi di riqualificazione professionale del personale finalizzati ad accrescere e sviluppare le conoscenze dei processi produttivi. In un contesto fortemente disgregato e precario occorre ricompattare il mondo del lavoro verso obiettivi comuni di miglioramento delle condizioni di vita di tutti e di ciascuno rafforzando la contrattazione territoriale, il confronto che coinvolga le categorie, le aziende a partire dagli investimenti, per misurare la volontà di rilanciare il polo industriale siracusano come hub energetico che traguardi le sfide della transizione energetica e della digitalizzazione, promuovendo la contrattazione di sito che unifichi le condizioni normative affinché allo stesso lavoro corrispondano gli stessi diritti. Occorre disciplinare la normativa degli appalti per sostenere piani occupazionali a lungo termine, che si faccia carico degli impatti sociali, anche eliminando l’utilizzo dei contratti pirata e riducendo così il dumping contrattuale, per garantire la qualità, la professionalità, la sicurezza ed il rispetto dell’ambiente. Siracusa è quindi il banco di prova per la Sicilia su cui si misurerà la credibilità della politica e l’efficacia delle misure di contrasto alla crisi che metta al centro un modello relazioni sindacali partecipate ed un confronto di merito su tutti i temi e gli effetti, per questo avvieremo un percorso che coinvolgerà i lavoratori dell’area industriale siracusana, al fine di rivendicare investimenti, garanzie occupazionali, sostegno formativo e regole certe sul sistema degli appalti. Rispetto a tutto questo sindacato e lavoratori sapranno giudicare e rivendicare per tempo un cambio di passo che non può che passare attraverso il protagonismo dei lavoratori e il complesso del mondo del lavoro”.

Già l’accordo di programma sottoscritto nel 2008, prevede interventi di riqualificazione ambientali e funzionali alla reindustrializzazione, con la messa in sicurezza e bonifica della rada di Augusta, delle acque di falda, la bonifica dei suoli. Ma finora solo aria fritta e parole al politichese.

Per l’inquinamento delle acque marine e dei fondali della rada di Augusta si tenta da sempre di minimizzare, ma i dati derivanti dalla caratterizzazione ambientale fase I e fase II, elaborati dall’Icram, hanno evidenziato una grave situazione di contaminazione dei sedimenti principalmente e nella fase primaria, da mercurio e idrocarburi – C>12; secondariamente da: Esaclorobenzene Hcb; Piombo – Pb; Policlorobifenili – Pcb; Rame – Cu; Zinco -Zn; Arsenico – As; Cadmio – Cd; Diossine e Furani; Idrocarburi Policiclici Aromatici – Ipa. L e principali criticità emerse nella parte a mare inclusa nel Sin Priolo, sono riconducibili ad inquinamento da attività di raffinazione e/o da perdite di greggio; e questo senza tanti preamboli, oltre all’inquinamento termico, eutrofizzazione, contaminazione dei sedimenti da metalli pesanti e idrocarburi. Ma è tutto normale.

Le indagini ambientali hanno evidenziato un grave stato di contaminazione dei suoli, delle falde acquifere, sia sottostanti, sia superficiali. Contaminazione presente nei terreni dei parci serbatoi da prodotti idrocarburici surnatanti.

L’elenco è lungo, ma vale la pena sottolineare che nella buona sostanza la criticità sanitaria è rimasta tale e quale, ed anzi per certi aspetti si è aggravata. Colpa dei composti volatili pericolosi per la salute degli esseri umani, così come della vita in generale. Composti organici volatili pericolosissimi, la cui inalazione aerosol o vapori, sostanze a sua volta asservite sul particolato per ingestione di alimenti contaminati o attraverso la cute, hanno conseguenze devastanti sulle salute. L’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro IARC, ha inserito nella lista dei probabili cancerogeni per l’uomo, il benzo(a)pirene e altri Composti Organici Volatili, oltre agli inquinanti organici persistenti, i metalli pesanti e tanti altro ancora.

I vertici dell’Asp di Siracusa che nel 2015 hanno confermato, nel corso dell’Audizione della Commissione di inchiesta sui rifiuti, la relazione diretta tra l’inquinamento dell’aria e delle acque con l’incidenza di tumori e malformazioni, fornendo, nel contempo alla Commissione i dati raccolti ed elaborati secondo criteri scientifici; rilievo che rafforza la necessità di ridurre i tempi per gli interventi di bonifica, a tutela della salute pubblica, attuale e futuro. E qui entrano in gioco i sindaco dei comuni industriali sotto accusa che non alzato il dito contro chi inquina quando era necessario e magari intervenire con la forza delle leggi in materia per contrastare le emissioni pericolose in difesa della salute pubblica. Nel Sin Priolo si sono osservate eccessi della mortalità in generale per le cause provocate dall’inquinamento selvaggio a causa dei tumori, come denuncia da decenni Don Palmiro Prisutto.  

Nel territorio del Sin denominato Priolo l’aria a tratti è irrespirabile, la puzza irresistibile, le colonne di fumo variopinto s’innalzano sinistre verso il cielo, specie di notte, fiumi di percolato che quando piove scorrono dalle discariche verso il mare, i fondali marini nella rada di Augusta e il mare circostante in cui i fanghi contaminati si sono spinti fin nel Canale di Sicilia, sono un enorme deposito di fanghi inquinati stimati dagli 85 ai 105 milioni di metri cubi; 23 le discariche velenose autorizzati, alcune mal gestite, mentre quelli abusivi disseminati in lungo e in largo non sono quantificabili; i milioni di metri cubi di amianto fanno parte ormai dello scenario apocalittico. Ogni tanto le discariche prendono fuoco senza sapere il perché; le industrie e i comuni non curano il diserbo con incendi che ormai sono la regola d’estate sono la delizia dei piromani. Il rischio? L’effetto domino, specie nei serbatoi delle raffinerie.

Il tasso di mortalità e di malformazioni congenite è alto. Nel territorio siracusano l’incidenza dei tumori, alcuni in particolare, è molto più alta della media nazionale e regionale; nesso fra presenza di “veleni”, nell’aria, nell’acqua e nei terreni e picchi anomali di particolari malattie. In sintesi, un quadro preoccupante contenuto nella quinta edizione del rapporto “Sentieri” – “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento” – dell’Istituto superiore di sanità. Otto anni di studio e un dossier clinico più aggiornato dei cittadini residenti in 45 Sin, Siti di interesse nazionale per le bonifiche, 4 in Sicilia: Biancavilla, Gela, Milazzo e Priolo.

La considerazione degli aspetti territoriali nei temi dello sviluppo industriale appare tuttavia marginale rispetto al passato. La visione del territorio come fattore produttivo era infatti considerata strategica nella fase iniziale dell’industrializzazione, nella quale la carenza di infrastrutture era molto rilevante. Un rinnovato interesse nei confronti della considerazione degli aspetti territoriali può costituire un elemento di grande valore, soprattutto quando è necessario definire strategie mirate al rilancio di territori, come quello siracusano, che hanno conosciuto un importante sviluppo del settore manifatturiero e che oggi attraversano una fase di declino senza ritorno.

Concetto Alota

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