L'Opinione

Morreale: “Lo stato di salute del mare di Siracusa”

Il mare di Siracusa è malato, o no? Ha bisogno di cure oppure possiamo stare tranquilli? Con questi quesiti è esplosa la nuova stagione balneare aretusea, proprio nel momento in cui si è registrato un forte innalzamento delle temperature.

Pur mantenendo un giudizio globale positivo sulla bellezza e salubrità del mare siracusano, non possiamo ignorare il problema che sta affliggendo in questi giorni alcune stazioni balneari: macchie rosse e schiuma a “tinchitè” a Ortigia e alla Riviera Dionisio il Grande.  Secondo i dati dell’ARPA, a Ortigia il mare non è preoccupante. Macchie rosse e schiuma sono riconducibili alla riproduzione/proliferazione rapida di alcune alghe (bloom algale), accompagnata da banchi mucillaginosi. Un fenomeno naturale quindi, che nel lungomare di Levante è stato favorito dall’aumento della temperatura dell’acqua, oltre i 22°C, e dalla presenza di massi frangiflutto che rallentano il moto delle correnti. La presenza di azoto e fosforo  ha contribuito ad alimentare il bloom algale; le maggiori concentrazioni sono state registrate alla Cala Rossa e sul Lungomare Vittorini. Visto che la presenza di azoto e fosforo può derivare da probabili scarichi fognari, anche se sono tutti concordi a dire che a Ortigia non esistono scarichi di alcunché, perché non tappare tutti gli ex scarichi che ancora si vedono e da cui di tanto in tanto qualcuno potrebbe abusivamente scaricare? Sarebbe un modo economico ed efficace per escludere questa ipotesi o, se fosse vero, per far ritornare al mittente il problema e identificare facilmente l’abusivo. La rara presenza di Escherichia coli, un batterio che nei corpi idrici segnala contaminazione fecale, consente di escludere che ci siano scarichi fognari perduranti.

Diversa invece la situazione sul lato opposto, ovvero dentro il Porto Grande: la foce del fiume Anapo/Ciane e il canale Grimaldi (canale col quale vengono sversati in mare i reflui del depuratore), unitamente alla scarsa presenza di correnti marine (il Porto Grande ha una circonferenza di 9 km ma è connesso al mare aperto solo per 1 km) peggiorano la situazione. In questo caso il bloom algale è stato favorito dalla notevole presenza di azoto e fosforo apportato dai fiumi (Anapo, Ciane) e soprattutto dai canali (Grimaldi e Mammaiabica). Per ridurre l’apporto di nutrienti nel Porto, l’unica soluzione rimane quella di convogliare i reflui del canale Grimaldi alla conduttura del depuratore IAS di Priolo che, con i suoi quasi 2 km di lunghezza, li sverserebbe in mare aperto e sotto il livello del mare. L’invito a mettere in agenda la soluzione è rivolto all’amministrazione comunale.

In merito ad alcune microalghe tra cui l’Ostreopsis ovata e altre specie definite potenzialmente tossiche, la loro presenza è inferiore ai livelli di allarme. In ogni caso l’ARPA, per obbligo di legge, monitora continuamente le aree a rischio. Nessun campionamento dell’ARPA è stato riservato al mare della Riviera Dionisio il Grande. Sotto il civico 186, nei pressi della Grotta delle Taccole (Rutta è càuli), il canale S. Giorgio, costruito per convogliare in mare le acque piovane delle strade, sversa una copiosa e regolare cascata di liquidi di dubbia provenienza. In un momento in cui nessuno può scambiarli per acque piovane, considerato che non puzzano assolutamente di fogna, il dubbio rimane. Qualche anno fa, a seguito di una nostra segnalazione, il Comune dispose una video-ispezione durante la quale fu scoperto un allaccio fognario abusivo nel tratto vicino al museo archeologico. Non è che ci risiamo, magari solo per acque grigie? Una nuova video-ispezione scioglierebbe ogni dubbio. Intanto per prudenza vi invitiamo a farvela alla larga, e, in attesa che il problema rientri, a frequentare le meravigliose acque del Plemmirio, di Arenella, Asparano, Ognina, Fontane Bianche e Marchesa del Cassibile.

Fabio Morreale

Natura Sicula

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